Una nuova tecnologia in forte espansione della quale ancora non si conoscono gli impatti sull’ambiente e sulla salute
Ma questo intelligente ed evoluto materiale è davvero sicuro? Si teme infatti che, il rilascio involontario di nanoparticelle contenute nei prodotti, possa comportare dei rischi per la salute delle persone e dell’ambiente. Per questo, in vista di una revisione della normativa sulle nanotecnologie prevista entro la fine dell’anno, uno studio supportato dalla Comunità Europea (NanoHouse project) ha elaborato i criteri di valutazione necessari per garantire la sostenibilità di questi nuovi materiali. Dovranno essere valutate le implicazioni per quanto riguarda gli effetti ambientali: solubilità in acqua, sedimentazione, stabilità durante l’incenerimento, impatto sulle acque reflue, tossicità per l’uomo, deterioramento del DNA, attraversamento e danni delle barriere dei tessuti cellulari, effetti di traslocazione nella pelle e il tratto gastrointestinale e respiratorio.
Da ricerche precedenti emerge che circa il 90% dei nano-argento e la maggior parte degli altri ENM possono essere rimossi durante il trattamento delle acque reflue e rappresentano un rischio ridotto per l’ambiente ma il comportamento del nano-ossido di zinco non è ancora stato approfondito adeguatamente. La maggior parte degli ENM possono raggrupparsi per formare agglomerati che affondano nei sedimento con potenziale esposizione degli organismi che vi dimorano. A seconda di come gli ENM sono progettati, una frazione di ENM viene rilasciata direttamente in atmosfera, probabilmente incorporate in particelle di grandi dimensioni. Il nano-biossido di titanio fa parte di una gamma di ENM che sono stati collegati a diversi gradi d’interruzione delle funzioni cellulari nel cervello, nei polmoni e in altri organi vitali.
I nanomateriali possono anche fungere da vettori per altre sostanze tossiche. Il punto di ingresso più importante delle nanoparticelle libere sono le vie respiratorie: alcuni test hanno dimostrato che ENM possono portare al danneggiamento dei tessuti polmonari. Tuttavia, è importante ricordare che pochi studi hanno indagato la tossicità cronica di ENM e non si possono ancora trarre conclusioni chiare e definitive. Inoltre, non ci sono ancora metodi affidabili o strumenti per la valutazione dei livelli di esposizione. Nei test, l’esposizione della pelle sana a diversi tipi di ENM non ha provocato alcun effetto acuto o traslocazione.
L’esposizione dipende fortemente dal modo in cui gli ENM vengono progettati, prodotti, utilizzati, trasportati, immagazzinati e riciclati. E’ anche probabile che alcuni ENM possano mutare nel tempo o in condizioni particolari, magari modificando la loro tossicità. Per questo i ricercatori raccomandano indagini dedicate ed accurate per valutare e minimizzare i rischi potenziali per l’ambiente e per l’uomo prima che queste nuove tecnologie si diffondano nella nostra vita quotidiana.