(Rinnovabili.it) – Il più alto green building d’Europa si trova a 3.835 metri sul livello del mare, arroccato su una delle vette più ambite dagli scalatori di tutto il mondo, il Monte Bianco.
La struttura ecosostenibile ad impatto zero è il Refuge du Goûter, una pionieristica opera di architettura ed ingegneria per il futuro green dei rifugi d’alta quota. Il green building ha ufficialmente aperto il 1° giugno 2013 ed è in grado di accogliere fino a 120 persone per notte in completa autosufficienza energetica, affidandosi solo all’energia fornita dal Sole e del vento.
Il pioniere dei rifugi alpini
Il committente del progetto è il French Alpine Club che ha affidato ai tecnici Thomas Buchi e Hervé Dessimoz dello studio Group-H, il compito di dare vita alla visionaria struttura, ideata per sostituire il vecchio rifugio alpino collocato lungo una delle vie di salita più battute dai migliaia di alpinisti che mensilmente scalano il Monte Bianco.
Dato il contesto naturale non c’è da stupirsi che il via libera al progetto abbia tardato due anni ad arrivare, a seguito delle indispensabili modifiche strutturali in grado di garantire al green building sicurezza, resistenza e impatto zero.
Costato circa 6 milioni di euro, il Refuge du Goûter potrebbe essere definito il ‘progetto pilota’ dei futuri rifugi montani carbon neutral, trattandosi in ogni caso di un manufatto umano in un contesto naturale incontaminato.
Il traguardo raggiunto dal Refuge du Goûter era stato anticipato poco più di un anno fa da un altro esempio di rifugio alpino ecosostenibile ed ecoefficiente; si tratta del modulo LEAP Living Ecological Alpine Pod, emblema della modularità in legno, affacciato sul ghiacciaio Fréboudze.
Sostenibilità ad alta quota
Dovendo resistere a venti superiori ai 300 km/h e ad una permanenza ad un’altitudine di oltre 3.000 m, la tecnica adottata per costruire il green building ovoidale del Refuge du Goûtere e la mano d’opera impiegata, hanno dovuto rispondere ad una ferrea selezione.
Requisiti indispensabili ovviamente sostenibilità ed efficienza durante tutte le fasi della costruzione, compresa la scelta dei materiali impiegati.
Struttura in legno lamellare (400mc) – Il cuore del progetto è il legno di abete rosso, abete bianco e larice, proveniente unicamente dalle Alpi francesi, principalmente dalle foreste di Saint Gervais.
Per limitare gli spostamenti ed il tempo di costruzione in quota, gli elementi lignei della struttura sono stati prefabbricati a valle, ricucendo così anche l’impiego dell’elicottero per il trasporto. La struttura lamellare del green building del Refuge du Goûtere è stata testata per resistere ai massimi carichi di vento e neve, sfruttando tuttavia unicamente materiali e collanti naturali, privi di formaldeide e biodegradabili.
Pavimenti sono delle casseformi in legno vuote facili da assemblare e leggere da trasportare.
Isolamento – Le facciate sono isolate grazie all’impiego di pannelli in fibra di legno riciclato, uno dei materiali più performanti dal punto di vista termico presenti sul mercato, in grado di assorbire il calore durante il giorno rilasciandolo lentamente la notte.
Rivestimento in acciaio inox – Al termine della lunga scalata il Refuge du Goûtere si staglia contro il cielo azzurro, luccicante al sole per il rivestimento grigio in acciaio inox spazzolato per ridurre al minimo il problema della rifrazione.
Tripli vetri – Anche le finestre sono as alta resistenza ed alto isolamento con tripli vetri riempiti con argon.
Energia pulita – Fotovoltaici, Solare termico e biomassa, sono le principali fonti energetiche, affiancate ad una serie di sistemi altamente tecnologici per la gestione e lo stoccaggio dell’energia anche in remoto ed attraverso la cogenerazione.
Un sistema di raccolta della neve permette di produrre acqua potabile per tutti gli usi domestici, mentre le acque grigie sono filtrate attraverso una serie di speciali membrane.
Tutti i sistemi permettono a questo green building di raggiungere la completa autonomia energetica, indispensabile data la collocazione del rifugio, abbattendo inoltre buona parte delle emissioni di CO2.