Rinnovabili.it e GBC Italia si uniscono in una partnership unica per diffondere la cultura della sostenibilità e promuovere la decarbonizzazione del settore delle costruzioni. Ne abbiamo parlato con il Presidente di Green Building Council Italia, Marco Mari.
Marco Mari, Presidente GBC Italia: “L’Italia ha un’ottima capacità realizzativa ci manca solo la volontà di renderne conto in maniera strutturata”
(Rinnovabili.it) – A dispetto di quanto si possa pensare, l’Italia è nona al mondo (su 200) per metri quadri di edifici certificati. Seconda in Europa per numero di certificazioni LEED, ma prima per progetti registrati in fase di certificazione. Insomma come sottolineato da Marco Mari, Presidente di Green Building Council Italia (GBC Italia), “siamo bravissimi a fare, ma non lo sappiamo raccontare”.
E’ in quest’ottica che il quotidiano Rinnovabili.it e l’Associazione GBC Italia hanno sottoscritto un accordo di collaborazione con l’ambizioso, ma concreto obiettivo di promuovere la decarbonizzazione e la sostenibilità in edilizia a tutti i livelli, diffondendo conoscenza e competenza. Con l’avvicinarsi dei traguardi fissati al 2030 ed al 2050, anche l’Associazione GBC Italia, da sempre in prima linea, ha intensificato la sua attività di per diffondere a tutto tondo la cultura della sostenibilità. Dagli edifici ad alte prestazioni, passando dai progetti di rigenerazione urbana, per arrivare alla prima certificazione europea riservata agli edifici storici, ne abbiamo parlato con il Presidente Marco Mari.
Con i riflettori puntati sul futuro del settore delle costruzioni ci racconta chi è GBC Italia e qual è la mission dell’Associazione?
Presidente Marco Mari – La mission è trasformare la filiera dell’edilizia indirizzandola verso lo sviluppo sostenibile con un approccio che coniughi al contempo minori impatti ambientali, sociali ed economici. Siamo parte di un mondo più ampio composto dalle altre 76 Associazioni con finalità analoghe alla nostra che aderiscono al World Green Building Council, la più grande community al mondo impegnata sui temi della sostenibilità applicata alla filiera edilizia ed immobiliare. Noi di GBC Italia però abbiamo un vantaggio in più: un accordo privilegiato con l’US GBC, l’associazione che per prima ha fatto partire il pensiero dell’edilizia sostenibile misurata e certificata con protocolli energetico-ambientali rating system della famiglia LEED di cui sono proprietari.
La peculiarità di GBC Italia è proprio quella di applicare questi concetti ad un comparto molto ampio ovvero composto da tantissime tipologie di interlocutori. Per poterlo fare al meglio queste figure sono parte integrante dell’Associazione stessa. Tra i nostri soci ci sono attori singoli, imprese di costruzioni, ingegneri, ma anche produttori di materiali, sviluppatori, amministratori pubblici, dal più piccolo al più grande. Perchè solo coinvolgendo tutti gli stakeholders possiamo avviare un processo di trasformazione che vede l’edificio come sistema complesso, come un sistema che al contempo impatta su molteplici prestazioni: quelle energetiche, idriche, quelle legate ai materiali impiegati, senza dimenticare la salubrità indoor e gli aspetti sociali.
Non ultimo una lettura autentica del tutto nuova, che sta dando la nostra associazione di Green Building Council Italia, legata ad un approccio di sviluppo sostenibile connesso agli edifici storici testimoniali.
Accanto al rating LEED, in quanto Green Building Council Italia avete inoltre sviluppato una serie di protocolli nazionali. Ce ne parla?
In realtà è tutto legato ad una precisa strategia: il primo elemento riguarda non reinventarsi nulla di nuovo, ma collegarsi a quelli che sono i principali strumenti internazionali in modo da poter comparare le nostre prestazioni. Quindi la scelta è stata quella di essere partner di US GBC ovvero non solo di rappresentare, ma anche essere facilitare il processo di regionalizzazione a livello nazionale ed europeo dei protocolli della famiglia LEED.
A fronte di questo abbiamo aumentato la reputazione della community nazionale nei confronti dei colleghi europei andando anche oltre. Dopo aver individuato gli ambiti nei quali questi protocolli internazionali potevano non essere così “fit for use”, non ben utilizzabili a livello regionale, siamo riusciti a sviluppare dei nostri protocolli personali. Nasce sulle spalle dei giganti il primo primo protocollo in Italia per il residenziale e l’ospitalità, GBC Home. Il protocollo GBC Quartieri legato agli aspetti che non sono solo del singolo edificio, ma rivolto ad una pluralità di obiettivi e, recentemente, abbiamo poi lanciato un nostro protocollo dedicato alla trasformazione dei condomini, cioè quei luoghi in cui non è possibile avere una riqualificazione profonda, ma bisogna intervenire con singoli miglioramenti legati però sempre ad un approccio sistemico.
Non ultimo abbiamo generato l’unico protocollo al mondo che si occupa della riqualificazione sostenibile di edifici storici, il GBC Historic Building. Questi ultimi due, GBC Quartieri ed Historic Building sono poi strumenti eccezionali da questo punto di vista che, se coniugati, sono gli unici ad essere in grado di analizzare delle tipologie un po’ particolari di quartieri: i nostri borghi storici.
Dunque l’Italia si fa capofila di importanti azioni volte all’efficientamento energetico degli edifici. Proprio in occasione della presentazione della Roadmap nazionale per la decarbonizzazione degli edifici sviluppata da GBC Italia, Lei stesso ha sottolineato che siamo i “più bravi a fare, ma non lo sappiamo raccontare”. Non a caso nella classifica di US GBC l’Italia è nona a livello mondiale per mq certificati.
In Italia il numero di edifici certificati è in costante crescita e per i protocolli LEED, i più utilizzati al mondo, siamo addirittura secondi in Europa dopo la Spagna. Ma cresciamo più velocemente dei nostri cugini spagnoli avendo avviato un numero maggiore di processi di registrazione. Mediamente si registrano 250-280 edifici all’anno nel nostro Paese. A livello globale siamo noni per metri quadri certificati su 200 Paesi che applicano i Protocolli LEED e se poi guardassimo il numero degli edifici certificati, saliremmo verso il sesto posto del rating, avendo noi edifici più piccoli rispetto agli altri Paesi. Questa è la particolarità che emerge. Il lavoro della nostra Associazione è stato quello di disseminare la conoscenza di queste competenze, ma esiste un driver molto potente che ha permesso di sviluppare in Italia i nostri protocolli: la finanza. La finanza internazionale vuole avere un indicatore sintetico di rischio di credito e del valore complessivo dell’edificio, per evitare di ritrovarsi con immobili non prestazionali. Dunque è arrivata una forte domanda di protocolli da parte di tutti i Fondi Internazionali e le più grandi riqualificazioni nazionali nelle grandi città hanno seguito questo atteggiamento. Ma si è andati oltre, perchè abbiamo agito sugli Enti Normatori. Già dalla loro nascita i protocolli si basano sui CAM introducendo questi processi di rendicontazione dei protocolli per dimostrare le caratteristiche richieste a livello privato o nelle gare pubbliche.
Oggi stiamo collaborando con il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici anche nell’ambito del Progetto di Fattibilità Tecnico Economica (PFTE), che nasce dalla volontà europea legata alla Tassonomia verde.
L’ultimo elemento che è importante identificare è che la percentuale di Platinum è tra le più alte al mondo, vuol dire che abbiamo un’ottima capacità realizzativa ci manca solo la volontà di rendere conto in maniera strutturata su strumenti internazionalmente definiti.
Certificare un immobile secondo i protocolli GBC Italia vuol dire analizzarlo nella sua interezza, tenendo ben presente l’intero Life Cycle Assessment LCA. Quali sono i tool che offrite a chi si affida a voi?
Questo è molto importante. Esiste un’ampia effervescenza nel mercato che sta iniziando ad utilizzare questi tool in maniera importante. Strumenti che permettono sia di conoscere l’impatto dell’edificio a livello di emissioni risparmiate, ma anche di fare un benchmark rispetto ai più ampi portafogli internazionali e nazionali. Possiamo dire che l’Italia ha intrapreso un percorso estremamente importante che la vede anche leadership in determinati contesti come quello della certificazione GBC Historic Building, essendo i primi ad aver coniugato heritage e sustainability, aspetto particolarmente gradito a livello internazionale. Un altro elemento su cui noi stiamo producendo grande innovazione e valore è legato a caratteristiche purtroppo molto frequenti in Italia, come il tema del Sisma. Abbiamo definito per primi ed agganciato i vari protocolli con un meccanismo dei “crediti pilota” anche agli aspetti di resilienza sismica oltre che di sostenibilità.
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La collaborazione tra Rinnovabili.it e GBC Italia potrebbe essere un ottimo strumento di promozione della sostenibilità del comparto. Cosa potrebbe nascere da questa partnership?
Il primo elemento è non solo rendere conto, ma “rendersi conto”, e questo passa per partnership a livello di comunicazione. Poter insieme analizzare, raccontare, rendere noto non solo i risultati, ma quali sono i passi importanti che l’Italia sta facendo e come meglio poter accelerare il processo per perseguirli. Già di per sé questo rappresenta un importante obiettivo comune.
Ciò che nascerà è una comunicazione tecnica e scientifica senza propaganda, ma volta alla divulgazione di ciò che di più concreto si sta facendo. Casi studio, edifici certificati, visite a cantieri e non solo. Altro messaggio importante è quello da cui siamo partiti: il divulgare un principio olistico di approccio ai sistemi edificio ed ai sistemi quartiere. Non voci separate, economia circolare, energia, acqua, emissioni, salubrità, ma un approccio integrato tra le varie parti, per coniugare al meglio il sistema complesso dell’edificio. Pensare che un edificio sia sostenibile solo dotandolo di fotovoltaico o di pompe di calore, è un approccio non corretto, ma serve informazione e divulgazione per consentire a tutti di riconoscere l’importanza della centralità della progettazione. E’ da lì che parte la visione del sistema edificio.
E la certificazione GBC Quartieri permette di ampliare ulteriormente questo approccio, aumentando la scala dell’intervento.
Assolutamente si. Il protocollo GBC Quartieri amplia la visione del singolo edificio portandola al sistema della pluralità di edifici. Se l’approccio puntuale va a migliorare la qualità della vita indoor, l’intervento a livello di quartiere ha invece a che vedere con gli aspetti sociali di vita in comune. Un esempio di grande valore è UpTown Milano, il primo brano di città certificato con questo protocollo. Il progetto ha perseguito obiettivi di benessere del sito molto ambiziosi prima ancora di definire i singoli edifici. L’importanza delle aree verdi e del Parco, la centralità di un edificio storico qual è la Cascina al centro dello sviluppo sociale, per poi arrivare ai vari edifici che non solo hanno prestazioni energetico-ambientali estremamente elevate, ma che hanno al contorno un set di servizi che semplificano la vita agli abitanti. E’ esattamente l’opposto dei quartieri dormitorio, è un quartiere connesso alla città ed ai suoi servizi anche dal punto di vista del mix sociale. Si avvicina al concetto di “città dei 15 minuti” nella quale in poco tempo, posso arrivare a piedi ai servizi necessari alla quotidianità. Ritorniamo all’archetipo dei nostri borghi storici, una cultura del buon vivere che l’Italia conosce bene.
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I prossimi passi?
Entro fine maggio GBC Italia lancerà il suo primo Impact Report. Un rapporto che nasce sulla base degli ormai quasi 600 edifici certificati dalla nostra Associazione e in costante aumento. Un set di tutte le prestazioni perseguite a livello energetico, idrico, dell’impatto dei materiali e molto altro ancora. Questa mole unica di dati ci ha permesso di definire quali sono i reali impatti prodotti oggi dal comparto e di poter definire i prossimi trend. A che punto siamo rispetto alle proiezioni al 2030 e 2050, stiamo risparmiando abbastanza, dove dobbiamo migliorare? Io credo molto nella nostra presenza sul territoriale con i nostri Chapter regionali, per far comprendere non solo quali sono gli strumenti, ma qual è la domanda di mercato e la situazione reale ad oggi. Inoltre siamo poi al lavoro con le Istituzioni per essere di supporto alle stazioni appaltanti. Ci siamo resi conto che gli strumenti ci sono (CA, PFTE, ecc), ma gli attori del territorio hanno spesso difficoltà a comprendere come applicarli al meglio in maniera integrata, congruente e con pochi rischi.