(Rinnovabili.it) – Quando si tratta di risparmiare energia in casa, esiste una lunga lista di interventi di efficientamento o semplici trucchi taglia bollette, attuabili fin da subito dai consumatori. Ma la ricerca di settore continua puntare su innovazione e sperimentazione per ottenere i prodotti ancora migliori e possibilmente con la minor spesa possibile.
Leggi anche Dall’ENEA 10 consigli per risparmiare sui riscaldamenti domestici
In questo filone rientrano anche le smart window o finestre intelligenti, sistemi in grado di partecipare attivamente alla riduzione dei consumi energetici degli edifici. Uno degli ultimi trend apparsi in questo segmento è rappresentato dalle “finestre liquide”. Si tratta di una soluzione testata prima dall’Università di Loughborough, nel Regno Unito e oggi dalla Nanyang Technological University di Singapore e finalizzata a migliorare la regolazione termica delle abitazioni al fine di risparmiare energia. Le due ricerche presentano diverse differenze ma partono da un punto in comune: i doppi vetri. L’idea alla base è quella di sostituire il gas normalmente presente nella vetro camera con un liquido.
Ma se l’ateneo britannico li aveva riempiti semplicemente d’acqua, quello singaporiano ha scelto una soluzione contenente anche un idrogel brevettato e un composto stabilizzante. Come funziona? Durante il giorno, quando la luce solare passa attraverso la finestra, il fluido assorbe e immagazzina l’energia termica. Ciò impedisce alla stanza di riscaldarsi, riducendo la necessità di far funzionare l’aria condizionata. Quando il liquido si riscalda, l’idrogel al suo interno passa da uno stato trasparente a uno opaco, riducendo anche la quantità di luce in entrata. Di notte, invece, il gel si raffredda e ridiventa limpido, rilasciando l’energia termica immagazzinata.
Sulla base di simulazioni e test nel mondo reale, il team ha stimato che le proprie smart window potrebbe essere particolarmente utili per gli uffici, dal momento che questi sono occupati quasi esclusivamente durante il giorno. E che in questi contesti potrebbero far risparmiare energia fino al 45% rispetto i consumi tradizionali. L’università sta ora cercando partner industriali commercializzare la tecnologia. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Joule (testo in inglese).