Un modello di pianificazione urbana rivoluzionario, ispirato ai semi del girasole per massimizzare l’energia solare prodotta dai tetti e dalla facciate fotovoltaiche anche in luoghi geografici dove la radiazione solare è molto bassa
Nel modello sviluppato dai ricercatori dell’Università di Sharjah la produzione della facciata fotovoltaica aumenta del 12%
(Rinnovabili.it) – E se al posto della classica pianificazione urbana della città secondo un disegno radiale o a griglia, passassimo invece ad un design ispirato alla natura capace di massimizzare l’energia prodotta dai tetti e dalle facciate fotovoltaiche? Il risultato potrebbe essere una “Città Girasole”. A questa rivoluzione urbanistica è giunto il team di ricerca del professor Ammar AT Alkhalidi dell’Università di Sharjah, intenzionato a sviluppare un nuovo modello di città capace di garantire il massimo utilizzo dell’energia, anche in Paesi a bassa radiazione solare.
Pianificazione ispirata ai semi di girasole
“La nostra nuova pianta della città somiglia molto alla distribuzione dei semi di girasole”, commenta il dottor Ammar AT Alkhalidi illustrando la corolla di un girasole naturalmente costituita da una serie di spirali che seguono la sequenza di Fibonacci. Nello studio, pubblicato sulla rivista Renewable Energy Focus, il team assicura di aver trovato un modello urbano pronto a rivoluzionare la pianificazione territoriale, aprendo una nuova era composta da “città girasole”. Perché questa soluzione dovrebbe soppiantare l’urbanistica a cui siamo abituati?
Secondo lo studio dei ricercatori, disporre le case seguendo l’orientamento dei semi di girasole, permetterebbe di aumentare la produzione dei tetti solari del 4% e quella delle facciate fotovoltaiche del 12%. Non solo. Questo tipo di pianificazione urbana, aumenterebbe anche i livelli di privacy, creando città autosufficienti dal punto di vista energetico, ma anche confortevoli per gli abitanti.
Dalla teoria alla pratica
Gli scienziati di Ammar AT Alkhalidi hanno preso quali casi studio una serie di città nel mondo dove la radiazione solare è particolarmente bassa. Anziché utilizzare come unico parametro la zona climatica, il team ha sviluppato il modello urbano anche in base alla lunghezza delle ombre da un edificio all’altro. Ovvero i punti “morti” nei quali si riduce la produzione dell’impianto fotovoltaico. Nelle città girasole invece, la radiazione è sempre massima, mantenendo comunque una forma parallelepipeda per gli edifici, senza doverne stravolgere il volume. Adattando gli sviluppi urbani futuri a questo modello, la produzione solare da tetti e facciate fotovoltaiche sarebbe davvero in grado di contrastare gli effetti del cambiamento climatico, riducendo la necessità di energia fossile.
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