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Expo 2020: il Padiglione dei Paesi Bassi ad impronta quasi zero

I pavimenti del Padiglione dei Paesi Bassi sono realizzati a partire dai funghi e sviluppati dagli italiani di Mogu

(Rinnovabili.it) – Un sistema circolare temporaneo capace di produrre da solo acqua, energia e cibo, ma che una volta dismesso non lascerà traccia di sé: ecco cos’è il Padiglione dei Paesi Bassi per Expo 2020.

Costruito nel distretto della Sostenibilità dai progettisti di V8 Architects, il padiglione ricreare un biotopo nel deserto. Un sistema climatico temporaneo e circolare in cui l’acqua viene raccolta dall’aria, l’energia è rpodotta dal sole e le piante commestibili sono coltivate in loco. Il Padiglione olandese è concepito come una vetrina della sostenibilità che offre ai visitatori un’esperienza sensoriale unica.

Impronta ecologica quasi nulla

Per rendere davvero effettiva la sostenibilità del padiglione, i progettisti hanno immaginato un sistema che non lasciasse traccia del suo passaggio. I materiali da costruzione impiegati sono esclusivamente locali, ed una volta dismessi saranno restituiti o reimpiegati per altre costruzioni.

All’interno i materiali con cui è realizzato oltre che riciclabili sono biodegradabili: come la tenda a base biologica realizzata con biopolimeri a protezione dei raggi solari ed i pavimenti realizzati a partire dal micelio ed inseriti in un sistema di resine.

Un tipico esempio di ingegneria civile olandese

La struttura portante del Padiglione dei Paesi Bassi sfrutta invece una serie di palancole in acciaio (2000 t di acciaio), anch’esse recuperate localmente da una ditta olandese con sede a Dubai. L’impiego delle palancole è tipico del settore edile dell’Olanda, dove vengono utilizzate per creare fosse di fondazione di grattacieli o bacini portuali. Ovviamente, una volta terminata l’Esposizione Universale, queste strutture saranno restituite ai legittimi proprietari, senza lasciare alcuna traccia del proprio passaggio.

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Sono 4 le parole chiave con cui si può descrivere il progetto di architettura circolare scelto da V8 Arkitects per il padiglione di Expo 2020: acqua, energia, cibo e materiali.

Acqua

La tecnologia olandese SunGlacier estrarrà 800 litri di acqua al giorno dall’aria del deserto sfruttando l’energia solare. Il sistema funziona grazie ad una piastra metallica, collocata all’interno del cono verde in una fossa di 4 metri, che viene raffreddata per generare condensa. L’acqua così raccolta viene trasformata in gocce d’acqua che servono sia per irrigare le coltivazioni poste sul cono, sia per rinfrescare i visitatori.

Energia

L’energia rinnovabile è prodotta grazie a speciali celle solari leggere, organiche e trasparenti ideate dal designer Marjan van Aubel.

I pannelli sono realizzati mediante una tecnologia a film sottile organico che li rende traslucidi e colorati, caratteristica che permette ai raggi solari di filtrare all’interno del padiglione, fornendo alle piante la lunghezza d’onda necessaria per attivare la fotosintesi.

Cibo

Il centro del Padiglione è occupato da un cono di 18 metri ricoperto da funghi e piante commestibili. Il sistema di raffrescamento naturale generato dal cono, aiuta a mantenere la temperatura e l’umidità necessaria per la coltivazione. Le piante che ricoprono il cono sono oltre 9000 tra erbe aromatiche, verdure e funghi.

Materiali

Come già detto i materiali sono a base biologica o comunque riciclabili. Le tende che abbelliscono l’involucro, sono in tessuto biopolimerico progettato da Buro Bèlen e realizzato a partire dall’amido di mais.

I pavimenti ed i pannelli acustici sono caratterizzati da 650 mq di materiale a base biologica prodotto a partire dalla coltivazione del micelio dei funghi e ideato dalla ditta italiana Mogu.

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Un esempio unico di sostenibilità a tutto tondo quella del Padiglione dei Paesi Bassi per l’Expo di Dubai. Un’architettura che, una volta concluso l’evento, non lascerà traccia del proprio passaggio.

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