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Enea Superbonus di maggio: la misura rallenta, senza cessione del credito i lavori sono troppo cari

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Secondo il report Enea sul Superbonus, a maggio è stato completato l’80,8% dei lavori

(Rinnovabili.it) – Le previsioni non avevano sbagliato il Decreto Blocca Cessioni 11/2023, il report ENEA sul Superbonus di maggio mostra un costante rallentamento. La percezione che la misura incentivante per l’edilizia fosse giunta a fine vita si era già avuta nel report dello scorso mese.

Dall’inizio del conteggio da parte di ENEA, ovvero da agosto 2021, sono stati avviati lavori in 411.871 edifici tra condomini, unifamiliari e unità immobiliari indipendenti.
L’investimento totale ammesso a detrazione ha raggiunto e superato i 77,057 miliardi di euro, con 62,3 miliardi legati a lavori conclusi (l’80,8%).

Ma nel confronto con lo scorso mese e in rapporto al trend che fino a poco fa registrava il Superbonus, si legge una battuta d’arresto non da poco. Rispetto ad aprile 2023 sono state presentate solo 4.400 asseverazioni in più, leggermente superiori a quelle presentate lo scorso mese (3.500), ma decisamente inferiori alla media a cui eravamo abituati oscillante tra le 12.000 e le 20.000 asseverazioni ogni trenta giorni.

Nonostante un numero di asseverazioni nettamente a ribasso, gli investimenti nel Superbonus di maggio rispetto al mese di aprile sono cresciuti di 2,44 miliardi, poco al di sotto della spesa mensile registrata nei mesi di boom.

Un chiaro segnale che ci porta a pensare come la misura stia diventando prerogativa dei più ricchi.

Addio Superbonus per le classe più svantaggiate

Il problema è innescato dai limiti alle cessioni del credito imposte dal DL 11/2023. Ora come ora, chi vuole efficientare casa deve spendere una media di 117.330 euro se si tratta di unifamiliari e circa 619.700 euro se in condominio. Numero di certo non alla portata di tutti. A questo si aggiunge il problema della capienza fiscale. Non potendo più cedere il credito, l’unico modo per usufruire della bonus è portalo in detrazione, ma per farlo serve una capienza fiscale sufficiente a compensare la rata mensile del Superbonus. Se la capienza non c’è si perde la detrazione di quel mese. Senza considerare che occorre comunque un budget iniziale non da poco per anticipare le spese che verranno poi restituite dallo Stato negli anni successivi.

La spesa per lo Stato, a quanto ammonta davvero?

Veniamo al punto dolente della misura, il costo economico per le casse dello Stato. Nel report ENEA sul Superbonus di maggio le detrazioni maturate per lavori concluse arrivano a 68,10 miliardi di euro, ovvero la cifra che ad oggi le finanze pubbliche dovranno restituire ai cittadini. Dopo le riformulazioni fatte da Eurostat ed Istat sulla pagabilità dei crediti, è sparito dal report ENEA il conteggio totale che lo Stato a maturato sino ad oggi, perchè andrebbe scorporato negli anni di esistenza del Superbonus. Facendo un veloce calcolo la cifra ha comunque superato gli 84 miliardi di euro.

Attenzione però. Questa cifra non tiene conto del gettito fiscale guadagnato dallo Stato grazie ai lavori avviati con il Superbonus; un guadagno che coinvolge non solo la filiera edilizia, ma si allarga anche ai settori dei servizi e delle forniture. L’ultima analisi condotta dal Consiglio Nazionale dei Commercialisti, stima che i bonus edilizi generano un incremento di Pil pari a quasi 91 mld di euro e di gettito fiscale di circa 37 mld di euro. Ma questa è solo l’ultima analisi in ordine di tempo che si aggiunge ad una lunga lista di conteggi fatti che scagionano il Superbonus.

Condomini ancora in vetta

Passando ad osservare il report Enea sul Superbonus di maggio in riferimento alle differenti categorie edilizie sono di fatto i condomini a guidare la classifica, sia come numero di interventi eseguiti rispetto allo scorso mese (2.700 in più per i condomini e 1.200 per le unifamiliari), sia come investimento totale ammesso a detrazione aumentato di 2,2 mld di euro.

Sono ormai pochissime le unifamiliari e le unità indipendenti che ancora oggi possono utilizzare il Superbonus 110% e 90%. A subire la battuta d’arresto peggiore sono proprio queste ultime, cresciute di poco più di 450 unità.

La direttiva Case Green

Il problema della mancanza di un sistema incentivante forte che permetta di riqualificare casa, si farà presto sentire, soprattutto a seguito delle recenti evoluzioni europee che, con la Direttiva Case Green ora in discussione al Trilogo, chiederanno agli Stati Membri di ristrutturare almeno il 15% degli edifici più energivore, raggiungendo per le residenze almeno la classe E entro il 2030.

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