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Emissioni incorporate edifici, responsabili fino al 20% dell’impronta di carbonio totale

Includere il ciclo di vita dei materiali nella Direttiva UE sulle prestazioni degli edifici, definire valori sogli per i materiali da costruzione e elaborare norme specifiche sulle emissioni incorporate negli edifici. Alcune delle proposte di Kyoto Club e Legambiente per accelerare la decarbonizzazione del settore

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Entro il 2050 il comparto delle costruzioni dovrà raggiungere la decarbonizzazione

(Rinnovabili.it) – E’ ormai risaputo che il settore delle costruzioni ha una pesante impronta di carbonio a livello globale, essendo responsabile del 36% delle emissioni di gas serra e del 40% dei consumi energetici. Ma all’intero di queste percentuali c’è una fetta sostanziale troppo spesso ignorata: le emissioni incorporate degli edifici e dei materiali da costruzione.

Ma cosa sono le emissioni di carbonio incorporate o embodied carbon emissions? Si tratta della somma della CO2 emessa associata ai materiali da costruzione ed all’intero ciclo di vita del processo costruttivo. Dall’estrazione delle materie prime, fino al trasporto delle stesse, passando dalla costruzione, per arrivare all’eventuale dismissione a fine vita.

Le emissioni incorporate negli edifici rappresentano il 10-20% dell’impronta di carbonio totale.

Il problema è che entro il 2050 il settore edile dovrebbe arrivare alla neutralità climatica, per poter raggiungere l’obiettivo è necessario prendere coscienza del problema ed accelerare le trasformazioni green.

Nel puzzle delle azioni di contrasto alla febbre del pianeta, dove ogni tassello rappresenta uno dei fattori climalteranti, c’è la necessità di alzare con forza l’attenzione sulle emissioni incorporate, per un settore complesso come quello dell’edilizia, che genera un contributo pesante all’impronta di carbonio complessiva”, ha dichiarato Roberto Scacchi Presidente di Legambiente Lazio in occasione della kermesse “Zero Emission Mediterranean 2022” tenutasi ieri alla Fiera di Roma, ed organizzata insieme a Kyoto club. “Oggi questa necessità deve essere interpretata dalle istituzioni e dalle amministrazioni territoriali a tutti i livelli, nel garantire l’attuazione di politiche concrete che indirizzino la capacità di scelta dei materiali e la riduzione dei consumi, alla base di una trasformazione ecologica degli edifici stessi e del comparto edile”.

Serve un intervento normativo unitario

Il progetto “Low Embodied Carbon Emissions” promosso da Legambiente e Kyoto Club si pone come obiettivo la sensibilizzazione sul tema delle emissioni incorporate negli edifici partendo prima di tutto dal territorio italiano. “Come Kyoto Club e Legambiente vorremmo arrivare ad aumentare la presa di coscienza sul tema e spingere non solo il futuro Governo o il prossimo Parlamento, ma anche gli Enti locali, ad approvare una normativa adeguata volta al risparmio e alla selezione dei materiali da costruzione al fine di rendere gli edifici più sostenibili e favorire la circolarità nel comparto edile” sostiene il Vicepresidente di Kyoto Club, Francesco Ferrante.

Arrivare a decarbonizzare il comparto edile perciò significa al contempo riqualificare l’esistente mitigando le emissioni dei materiali.

Le proposte concrete di Legambiente e Kyoto Club

Per passare dalla teoria alla pratica, le due associazioni hanno rilasciato una serie di proposte per accelerare la decarbonizzazione del settore ed in particolare del comparto delle emissioni incorporate negli edifici.

Tra le azioni da portare avanti:

  • la revisione della Direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) dovrebbe includere l’approccio WLA (Whole Life Cycle) nell’edilizia;
  • l’introduzione, nell’ambito dell’EPDB, di valori soglia ottenuti da un’analisi dell’intero ciclo di vita, legati alle emissioni climalteranti nell’edilizia. Tali valori dovrebbero poter essere definiti dalla Commissione europea senza dover passare per una nuova revisione completa della direttiva;
  • la revisione del Regolamento sui prodotti da costruzione CPR (Construction Products Regulation) che dovrebbe arrivare a contenere norme specifiche sulle emissioni incorporate e comprendere l’indicazione dei valori di emissioni incorporate nei prodotti da costruzione con etichetta CE, già rispondenti a standard omologati nel CPR (come acciaio, cemento, vetro, legno e isolanti, tutti materiali con elevate emissioni). Infine, l’Italia, seguendo un percorso che altri Stati Membri hanno già iniziato, dovrebbe dotarsi di una normativa adeguata sulle emissioni di carbonio incorporate.

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