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Emissioni edifici fuori strada: raggiunto il massimo storico di 10GtCO2

Crescono gli investimenti nell'efficienza e diminuisce l'intensità delle emissioni, ma cresce anche la superficie costruita. Le emissioni degli edifici sono aumentate del 5% rispetto al 2020. Si allarga il divario tra performance climatica del settore e il percorso di decarbonizzazione del 2050.

UNEP presenta alla COP27 il Global Status Report 2022 for Building and Construction

(Rinnovabili.it) – Nonostante gli investimenti nell’efficienza energetica in edilizia siano aumentati a livelli senza precedenti, le emissioni degli edifici sembrano inarrestabili o peggio. Lo scorso anno le emissioni di CO2 legate al comparto edile sono aumentate del 5% rispetto al 2020 e del 2% rispetto al picco pre pandemia del 2019. Stiamo parlando di ben 10 GtCO2 equivalente di emissioni operative. La sola produzione di materiali per l’edilizia come acciaio, ferro, cemento, alluminio, vetro e mattoni, si aggira attorno alle 3,6GtCo2.

A sottolineare la drammatica realtà del comparto delle costruzioni è il Global Status Report 2022 for Building and Construction presentato oggi dall’UNEP, Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, in occasione della COP27 in Egitto. Il rapporto redatto dalla Global Alliance for Buildings and Construction (GlobalABC), uno dei partecipanti alla coalizione #BuildingforCOP, in collaborazione con l’IEA – InternationalEnergy Agency.

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“Anni di avvertimenti sugli impatti dei cambiamenti climatici sono diventati una realtà”, ha affermato Inger Andersen, direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP). “Se non riduciamo rapidamente le emissioni in linea con l’accordo di Parigi, ci troveremo in guai più gravi”.

Oggi gli edifici rappresentano di fatto il 37% delle emissioni operative globali di CO2, succhiando il 34% della domanda energetica. Di fatto si è raggiunto un nuovo picco di emissioni degli edifici, cosa che ci allontana significativamente dell’obiettivo di decarbonizzazione entro il 2050.

Crescono gli investimenti nell’efficienza ma cresce anche la superficie costruita

Nel 2021 gli investimenti nell’efficienza energetica degli edifici sono aumentati del 16%. Una percentuale che tradotta in termini economici supera i 237 miliardi di dollari. Purtroppo però, il consumo di suolo e la superficie occupata ha superato anche gli sforzi per l’efficienza.

L’intensità delle emissioni degli edifici dell’intero comparto è scensa dal 2021 da 43 kgCO2/mq a 40 kgCO2/mq. Nello stesso lasso di tempo anche l’intensità energetica è diminuita passando da 153 kWh per mq a 152. Tuttavia la crescita della superficie costruita sta superando ogni sforzo fatto.

Tra il 2015 e il 2021 l’aumento della superficie lorda globale è equivalente alla superficie totale coperta dagli edifici in Germania, Francia, Italia e Paesi Bassi. Se lo spalmassimo su un unico livello si tradurrebbe in 24.000 kmq.

Come sottolinea il report il settore delle costruzioni ha un peso troppo significativo per essere ignorato. “Il settore edilizio rappresenta il 40% della domanda energetica europea, di cui l’80% proveniente dai combustibili fossili. Ciò rende il settore un’area di azione immediata, investimenti e politiche per promuovere la sicurezza energetica a breve e lungo termine”.

Le soluzioni ipotizzate dal report

Ma le soluzioni esistono, come mostra il report. L’aumento dei costi dei combustibili fossili, ad esempio, dovuto alla guerra in Ucraina e alla crisi del costo della vita stanno fornendo incentivi per investire nell’efficienza energetica, nonostante l’erosione del potere d’acquisto e l’impatto della manodopera e dei materiali possano rallentare gli investimenti. “La soluzione potrebbe risiedere nei governi che indirizzano i soccorsi verso attività di investimento nell’edilizia a basse e zero emissioni di carbonio attraverso incentivi finanziari e non”, prosegue Andersen.

Altrettanto importanti per ridurre le emissioni degli edifici e dell’intero settore è l’inclusione del comparto edile negli impegni sul clima (NDC) secondo gli Accordi di Parigi e dei codici energetici obbligatori per ogni edificio. Il numero di Contributi determinati a livello nazionale (NDC) che menzionano li edifici è cresciuto da 88 del 2015 a 158 del 2021. Nello stesso periodo i Paesi che hanno introdotto codici energetici edilizi è passato da 62 a 79, ma solo il 26% di questi Paesi ha codici obbligatori. I progressi in materia di politiche ed azioni concrete connesse al comparto rimangono ancora troppo lente. Per raggiungere la decarbonizzazione entro il 2050 è fondamentale tagliare le emissioni degli edifici, migliorando le prestazioni energetiche, riducendo l’impronta di carbonio dei materiali da costruzione, moltiplicando gli impegni politici ed aumentando gli investimenti in efficienza.

Entro il 2060 raddoppierà l’uso di materiali grezzi

Il Global Status Report 2022 for Building and Construction affronta anche il tema dei materiali da costruzione, responsabili nel loro processo operativo (dall’estrazione alla costruzione) del 9% delle emissioni complessive di CO2 legate all’energia. Le stime parlano di un raddoppio entro il 2060 dell’uso di risorse grezze come l’acciaio, il cemento e il calcestruzzo, già oggi i principali responsabili delle emissioni di gas serra. Diventa indispensabile passare a materiali alternativi coinvolgendo nel processo le industrie edili ed immobiliari, per attuare le strategie a zero emissioni sia per gli edifici nuovi che per gli esistenti.

Le economie in rapida crescita, come l’Africa sulla quale si sofferma il report, avranno un ruolo chiave nel futuro del settore. Si stime che il 70% del patrimonio edilizio africano, necessario a soddisfare i bisogni della popolazione in crescita per il 2040, debba essere ancora costruito. Ecco che impostare lo sviluppo futuro secondo l’economia circolare e l’uso di materiali alternativi potrebbe fare la differenza.

Il rapporto completo è disponibile in inglese su https://bit.ly/3zNkunl.