Il team di Cutwork ha sviluppato una soluzione modulare a basso costo sia per rispondere all'emergenza abitativa che per accogliere le persone in tempo di pace
Tutti gli alloggi sono alimentati dal fotovoltaico e forniti di pompa di calore, riscaldamento a pavimento e un accumulo energetico opzionale
(Rinnovabili.it) – Possiamo creare case modulari a basso costo, di rapida installazione per affrontare l’emergenza abitativa globale? E’ partito da questa domanda il progetto ReHome, sviluppato dallo studio di architettura Cutwork e che ben presto si è trasformato in una soluzione concreta per la ricostruzione post conflitto o post sisma.
Dal rifugio temporaneo all’alloggio modulare
Invece che costruire rifugi di emergenza per ospitare temporaneamente le persone durante un conflitto o dopo un disastro naturale, il lavoro di Cutwork si è rivolto verso la creazione di alloggi modulari che sarebbero altrettanto abitabili anche in tempi di pace. L’idea alla base del progetto si affida alla costruzione prefabbricata fuori sede per ridurre i costi, i tempi e facilitare la costruzione. “Per quanto riguarda la portata della sfida futura, possiamo vedere come la prefabbricazione riduca drasticamente i costi per la creazione di alloggi modulari a prezzi accessibili con economie di scala”, sottolinea Antonin Yuji Maeno, co-fondatore e capo architetto di Cutwork. “L’idea non è quella di costruire rifugi di emergenza che non verranno utilizzati a lungo termine, ma di costruire alloggi di buona qualità a prezzi accessibili che possano fornire un riparo in ogni situazione”, prosegue.
Il sistema ReHome si compone di moduli da 27 mq che possono essere impilati uno sull’altro al pari dei mattoncini Lego per creare edifici fino a 6 piani. L’intera unità è prodotta fuori sede per essere poi trasportata sul luogo dell’emergenza abitativa, come sta avvenendo nel progetto di test per l’Ucraina in collaborazione con la Deutsche Gesellschaft für Internationale Zusammenarbeit , GIZ – Società tedesca per la cooperazione internazionale.
Nell’unità standard possono convivere da 2 a 4 persone, con la possibilità di arrivare a 6 nel caso di emergenza, nel totale rispetto della privacy potendo scegliere tra differenti configurazioni e tipologie di stanze e con spazi adattabili anche in base alle esigenze specifiche. I muri non portanti possono essere rimossi, offrendo ai proprietari la massima flessibilità o combinando facilmente più unità modulari tra loro per aumentare la metratura disponibile.
Alloggi elettrici ad energia rinnovabile
L’impianto elettrico degli alloggi ReHome si affida ai pannelli fotovoltaici sul tetto per coprire i consumi energetici anche in caso di emergenza abitativa. Un sistema di accumulo opzionale permette di immagazzinare eventualmente l’energia in eccesso, mentre la pompa di calore connessa con i pannelli radianti a pavimento abbatte i costi di climatizzazione. Anche l’estetica ottiene la sua parte nel progetto modulare ReHome. Le facciate sono personalizzabili già in fase progettuale, optando per l’integrazione del verde pensile piuttosto che per una struttura con legno a vista.
Il progetto per l’Ucraina è al momento in stand-bye, ma per il fondatore di Cutwork, questi alloggi modulari potrebbero diventare una valida soluzione anche in caso di carenza di alloggi a basso prezzo nelle principali città globali.