Per affrontare la sfida è stato creato il Net Zero Built Environment Council
(Rinnovabili.it) – Il settore delle costruzioni è un mondo complesso, frammentato e lento a cambiare. Ma passare ad un’edilizia verde attraverso una piena transizione ecologica può in realtà valere molti soldi oltre che far bene al nostro futuro. Ad analizzare gli effetti di una decarbonizzazione dell’ambiente edificato ha pensato il report McKinsey & Company “Accelerating green growth in the built environment”. E per mettere poi in pratica quanto scoperto è stato lanciato il Net Zero Built Environment Council. Un’iniziativa che riunisce molti dei principali operatori storici e nuove scale-up che operano nell’ecosistema dell’ambiente costruito.
Il punto di partenza del report è di vitale importanza: il comparto edile riunisce al suo interno una molteplicità di attori, industrie, realtà, spesso difficili di far dialogare. Ma solo un’azione congiunta tra coloro che progettano, costruiscono, gestiscono e smantellano gli asset può portare a risultati concreti.
L’ambiente costruito in tutto il suo ciclo di vita, dalla progettazione alla demolizione, è responsabile direttamente o indirettamente di circa il 40% delle emissioni di CO2 globali e del 25% delle emissioni complessive di gas serra. E’ chiaro che risulta molto più impattante a livello di sostenibilità di altri settori quali la produzione energetica, l’industria marittima e addirittura dell’aviazione.
L’80% del patrimonio previsto per il 2050 già esiste
A differenza di territori in via di sviluppo come ad esempio l’Africa dove vale l’esatto contrario, nei Paesi più ricchi l’80% degli edifici che serviranno entro il 2050 già esistono. E’ chiaro quindi che un’edilizia verde dovrà tenere conto sia delle emissioni incorporate, ma anche e soprattutto, delle emissioni operative del patrimonio esistente. Secondo l’indagine di McKinsey & Company durante il ciclo di vita di un edificio il 76% delle emissioni proviene dalle operazioni, mentre il restate 24% è da attribuire alla lavorazione delle materie prime utilizzate per la costruzione di nuovi edifici.
Per allinearci con gli obiettivi del 2050 i vari settori industriali dovranno triplicare il ritmo di decarbonizzazione rispetto agli ultimi 30 anni.
Ridurre le emissioni operative e incorporate per un’edilizia verde
Dato che l’industria del cemento è responsabile di quasi un quarto di tutte le emissioni di CO2, un ottimo punto di partenza potrebbe essere la sostituzione del normale clinker con prodotti alternativi. Già oggi la ricerca fornisce valide alternative, come ad esempio le scorie d’altoforno granulato, o il fumo di silice, i materiali pozzolanici naturali. E utilizzando riempitivi come il calcare si potrebbe raggiungere una riduzione dell’impronta di carbonio fino al 90%. I materiali in legno poi, emettono dal 20 al 60% in meno di carbonio. Ma la stessa CO2 può essere stoccata a lungo termine se mineralizzata o pirolizzata.
Nel caso delle emissioni operative invece sono raffrescamento e riscaldamento a rappresentare i nodi da sciogliere. In questo caso la strada da percorre parte dall’efficientamento del patrimonio migliorando l’isolamento, utilizzando energia rinnovabile, installando impianti ad alta efficienza come le pompe di calore o soluzioni sempre più innovative che prevedono l’impiego dell’idrogeno.
Le soluzioni fattibili per tutti
Secondo l’indagine di McKinsey & Company a rallentare il percorso verso la decarbonizzazione è soprattutto la frammentazione del settore, composto spesso da molte realtà a scala limitata. Se si aggiungono poi le diversità legislative, i regolamenti edilizi e diversi standard, ecco che la confusione diventa totale.
Ma la decarbonizzazione dell’ambiente costruito può creare da 800 miliardi a 1,9mila milioni di dollari di nuovo valore verde in tutti i settori.
Gli ingredienti che potrebbero accelerare e facilitare la transizione verde dell’ambiente edificato, secondo il report sono tre.
Trasparenza e consapevolezza. E’ necessario che l’intera filiera sia informata di tutti i passaggi necessari alla decarbonizzazione e che conosca come farlo in modo economicamente vantaggioso.
Partnership lungo la catena del valore. Realizzare nuove tecnologie in modo tempestivo e conveniente richiede un intervento congiunto. Secondo l’analisi di McKinsey, oggi la decarbonizzazione è quasi a costo zero per il 50% delle emissioni (meno di $ 100 per tonnellata di CO₂), ma per il 20% è costosa (da $ 175 a $ 500 per tonnellata di CO2) e tecnicamente impegnative. Come per ad esempio la gestione dei materiali rimanenti nella produzione di cemento e acciaio per attrezzature pesanti. Migliorare attivamente le collaborazioni lungo la catena del valore, sia nelle opzioni a costo zero che in quelle più costose, è fondamentale per riunire tutti gli attori coinvolti.
Metriche costanti ed affidabili. Misurare gli effetti e i benefici della sostenibilità utilizzando metriche coerenti offre migliori punti di confronto e consente di ottenere finanziamenti competitivi.
In questo contesto si inserisce il Net Zero Build Environment Council della McKinsey & Company, per stimolare i principali attori mettendoli in contatto tra loro e creando un percorso replicabile e facilmente applicabile.