L’istituto di ricerca coreano KICT ha messo a punto un sistema costruttivo composto da 13 elementi chiavi, per realizzare un edificio net zero che elimina le emissioni incorporate ed operative
Tra le soluzioni adottate dall’edificio net zero coreano c’è l’uso di cemento ecologico e termopolimeri bio
(Rinnovabili.it) – Grandi passi avanti nel mondo del green building grazie al sistema messo a punto dal Korea Institute of Civil Engineering and Building Technology (KICT) e finalizzato ad abbattere le emissioni di carbonio del settore per costruire un edificio Net Zero.
Il Net Zero Carbon Building (NZCB) System coreano prova ad affrontare il problema della CO2 incorporata, mettendola sullo stesso piano delle emissioni di CO2 operative, per arrivare a realizzare edifici capaci sia di consumare meno energia durante la loro vita che durante l’intero processo costruttivo.
Le emissioni incorporate, troppo spesso trascurate
Quasi sempre quando parliamo di emissioni di un edificio, ci riferiamo al quantitativo di CO2 prodotta dal suo funzionamento, come l’energia consumata o la tipologia di impianto di riscaldamento utilizzato. Ma prima di poter essere vissuto, un edificio deve essere costruito. Sono proprio questi passaggi preliminari ad incidere su quasi il 40% delle emissioni totali prodotte. L’approvvigionamento delle materie prime, la produzione, il trasporto, la costruzione in cantiere, ma anche la dismissione e lo smaltimento dei materiali, sono fattori critici che vanno inevitabilmente presi in considerazione se vogliamo davvero costruire un edificio Net Zero.
Guidati dal Dr. Hyeon Soo Kim e dal Dr. Soo-Young, il team di ricerca dell’Ecological Building Research Group del KICT ha messo a punto questo sistema NZCB, per un sistema costruttivo in grado di ridurre contemporaneamente emissioni incorporate ed operative. E per testare nella realtà il suo utilizzo è stato realizzato un prototipo in scala reale all’interno del campus di Jinju City.
Preferire cemento ecologico al portland
Tra le 13 soluzioni costruttive adottate ed identificate come indispensabili dal gruppo di ricerca, c’è anche l’impiego di un cemento ecologico, l’High Sulfated Calcium Silicate Cement, HSCSC. Preferire questo materiale al più classico cemento portland, ha permesso al gruppo di risparmiare oltre il 90% in emissioni di CO2 minimizzando l’impatto ambientale dell’edificio Net Zero Coreano. Il cemento Portland tradizionale, purtroppo oltre ad essere il più diffuso tra i materiali da costruzione, è anche tra i più inquinanti con 1,2 kg di carbonio per kg durante la produzione. Al contrario, il cemento ecologico HSCSC emette solo 0,07 kg di carbonio per kg, con una riduzione di 1.130 kg di emissioni di carbonio per tonnellata rispetto al portland.
Esordio del polimero termoplastico ecologico per esterni
Un’altra innovazione applicata al NZCB di Jinju è l’impiego di un innovativo polimero ecologico, il CXP (Cellulose X-linked Polymer), un termoplastico composto esclusivamente da legno e resina naturale. Si tratta della prima applicazione globale di questo materiali, utile per gli esterni ed estremamente ecologico.
Leggi anche Raccolti 5 mln in crowdfunding immobiliare per costruire “28 Herbert”, l’edificio net zero di New York
Monitorare i risultati
Ma per essere certi di aver realizzato un edificio Net Zero a pieno titolo è indispensabile un monitoraggio reale, confrontando i risultati con le prestazioni di un edificio più tradizionale, in questo caso con un edificio in cemento armato. Utilizzando la guida PEF (Product Environmental Footprint) dell’Unione europea, i ricercatori hanno valutato il loro prototipo in base a 16 categorie di impatto. I risultati hanno indicato che l’edifico Net Zero costuito a Jinju ha una compatibilità ambientale decisamente superiore rispetto al cugino in cemento armato. In particolare l’impatto sul cambiamento climatico strettamente legato alle emissioni di carbonio, è stato quasi dimezzato. Il carbonio incorporato è risultato inferiore del 56,3% rispetto all’edificio tradizionale, pari ad oltre 25 tonnellate di CO2 risparmiate.
Anche nei consumi di energia elettrica si sono registrati dei risultati positivi. Il prototipo coreano ha utilizzato solo la metà dell’energia solitamente utilizzata, con un risparmio di emissioni di circa 2,2 tonnellate.
La ricerca è pubblicata sulla rivista Energy and Buildings .