2 milioni e 350.000ettari di territorio italiano edificato, case abusive e mancanza di tutela del territorio ambientale. Dalle pagine dei quotidiani arrivano gli appelli degli addetti al settore.
(Rinnovabili.it) – Si scatenano le polemiche dopo i tragici avvenimenti degli ultimi giorni. Il segnale arriva chiaro e forte da diversi esponenti dei settori interessati; Ance, INU, CNR, Legambiente, Ordine nazionale dei Geologi, sono solo alcuni dei nomi che hanno dato voce ai pensieri della collettività: quanto ha influito la cementificazione sull’evento naturale? E’ sicuro che di fronte alla furia della natura, c’è poco da fare, ma quando i regolamenti edilizi, le normative urbanistiche ed i rischi idrogeologici vengono ignorati, il problema si complica. Con il Rapporto Ambiente Italia 2011 di Legambiente ed INU, è apparso evidente il disequilibrato rapporto tra le superfici a verde ed il suolo impermeabile delle città italiane, sempre più invase dalle costruzioni con 2 milioni e 350 mila ettari di cemento. Guida la classifica Napoli con il 62,3% di superfici e costruita, seguita a ruota da Milano, Torino, Brescia e Padova; andamento rispecchiato anche dalle Regioni con in testa Lombardia, Veneto, Campania , Emilia e Lazio. Se questi dati li rapportiamo al territorio nazionale raggiungiamo addirittura il 7,6% di superficie coperta da cemento, circa 415 metri cubi per abitante, dove ovviamente, le costruzioni “legati” e cioè realizzate nel rispetto dei regolamenti edilizi ed urbanistici, sono una minima parte. Dal Forum “Costruire il Paese” organizzato a Torino e dedicato all’Unità d’Italia anche il Presidente dell’Ance (Associazione nazionale dei costruttori edili) Buzzetti ha ribadito l’importanza di un piano comune: “La piu` grande infrastruttura che ci aspetta e` la manutenzione del Paese. Già nel 2009 il Cipe, aveva deciso l`assegnazione di 3,4 miliardi per piccole e medie opere diffuse sul territorio. Di questi, ben 1 miliardo era riservato a interventi di riduzione del rischio idrogeologico e un altro miliardo era destinato all’edilizia scolastica. Da allora quasi o niente è stato fatto e nulla si sta per fare.” Anche dall’INU arrivano importanti dichiarazioni direttamente da Silvia Viviani, vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, che ricorda l’impegno dell’istituto nel promuovere una politica comune di controllo del territorio, a scala nazionale, avvicinandosi molto alle proposte delle ultime settimane per l’integrazione dei numerosi Piani Casa in “Piano di città”.
Ovviamente le colpe non sono mai univoche, il problema della cementificazione e della dimenticanza nella tutela ambientale è solo un triste tassello che si aggiunge alla trascuratezza della situazione. La domanda rimane sempre la stessa: dalle parole quando si passerà ai fatti?