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Il Parlamento Ue approva la Direttiva sulle Prestazioni Energetiche degli edifici: addio bonus caldaia

La revisione della Direttiva Sulle Prestazioni Energetiche degli edifici punta a raggiungere un parco immobiliare ad emissioni zero entro il 2050

Prestazioni Energetiche edifici
via depositphotos.com

Dal 2028 obbligo di nuove costruzioni ad energia zero

(Rinnovabili.it) – Approvata con 343 si, 216 no e 78 astenuti, la revisione della Direttiva sulle Prestazioni Energetiche degli edifici riceve il via libera del Parlamento. Il testo passerà ora al vaglio del Trilogo, ultimo step prima di andare in mano ai singoli Stati Membri che dovranno recepirlo.

Si confermano dunque le scadenze anticipate con il primo scalino intermedio del 2030 entro il quale adeguare gli edifici residenziali portandoli almeno alla classe energetica E, salendo alla classe D nel 2033. In ogni caso dovrà essere riqualificato il 15% degli edifici, considerati i più energivori che, nel caso dell’Italia, corrispondono a circa 1,8 mln di immobili residenziali.

La scorsa settimana abbiamo approvato la revisione della direttiva sull’efficienza energetica. La revisione delle prestazioni energetiche degli edifici è la parte successiva e cruciale per il raggiungimento del nostro obiettivo”, ha commentato a margine Kadri Simson, Commissaria europea per l’Energia. “Gli edifici sono i maggiori consumatori di energia nell’UE. Ecco perché, in parole semplici, è indispensabile e urgente agire ora. La nostra strategia REPowerEU indica la via da seguire: abbiamo bisogno di disposizioni solide dove conta di più, e in particolare su: Standard minimi di prestazione energetica; Eliminazione graduale delle caldaie a combustibili fossili; E standard a emissioni zero per i nuovi edifici”.

A partire dal 2026 scatta l’obbligo di realizzare edifici ad energia zero (zeb) per tutti le nuove costruzioni occupate, gestite o di prorietà pubblica. Mentre negli altri casi la scadenza è posticipata al 2028.

Le critiche alla Direttiva sulle Prestazioni Energetiche degli edifici

Nonostante l’urgenza, indispensabile ormai a livello ambientale dato che il comparto edile è responsabile del 36% delle emissioni di gas serra, sono ancora molte le critiche riservate alla Direttiva EPBD dai delegati europei a rappresentanza del nostro Paese e non solo. L’accusa è quella di essere una “patrimoniale mascherata ai danni dei cittadini che dovrebbero farsi carico di esborsi ingenti per ottemperare agli obblighi della direttiva”.

Ad esprimere disaccordo e grande preoccupazione in merito al testo approvato dal Parlamento Ue, è lo stesso Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto: “La direttiva sulle Case Green approvata in Parlamento europeo è insoddisfacente per l’Italia. Anche nel Trilogo, come fatto fino a oggi, continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale”. “Non mettiamo in discussione – spiega il Ministro – gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, che restano fondamentali. Manca però in questo testo una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come ‘bene rifugio’ delle famiglie italiane”.

La criticità maggiore di cui viene accusato il testo rivisto della Direttiva sulle Prestazioni Energetiche degli edifici sono le tempistiche considerate “non raggiungibili per il nostro Paese”.

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Il testo che passerà ora al negoziato finale tra Consiglio UE ed Esecutivo europeo prevede tuttavia una quota di esenzioni per ciascuno stato Membro destinate a particolari categorie di immobili. Ciascun Paese potrà decidere di esentare edifici di particolare pregio storico e architettonico, i luoghi di culto, gli edifici temporanei, ma anche di edilizia residenziale pubblica per i quali una ristrutturazione, potrebbe significare un aumento dei canoni. Una esclusione quest’ultima, che potrebbe però diventare un boomerang che si ritorce contro quella fetta di immobili residenziali che più di altri avrebbe bisogno di una riqualificazione. Le deroghe potranno rappresentare fino ad un massimo del 22% degli immobili, che per l‘Italia corrispondono a circa 2,6 mln di edifici.

Addio ai bonus caldaie a gas

Un punto essenziale della Direttiva Case Green sulle Prestazioni Energetiche degli edifici sarà l’obbligo di eliminare ogni genere di incentivo destinato ai sistemi di riscaldamento alimentati da combustibili fossili. Addio dunque ai bonus per le caldaie a gas già a partire dal 2024. C’è comunque un’apertura sugli impianti di riscaldamento ibridi e sulle caldaie funzionanti con idrogeno e biometano.