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Direttiva Case Green sulle Prestazioni degli Edifici: la palla passa al Trilogo ed è subito battaglia

Direttiva Case Green
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La revisione della Direttiva Case Green (EPBD) entra nell’ultima fase di negoziati

(Rinnovabili.it) – La Direttiva “Case Green” o più precisamente la Direttiva Europea sulle Prestazioni Energetiche degli Edifici (EPBD), sta per entrare nell’ultima fase del processo legislativo: i negoziati del Trilogo.

Si tratta dell’ultimo passaggio determinante, forse il momento più critico, durante il quale i Colegislatori, Parlamento UE e Consiglio, proverranno a trovare un accordo, grazie alla mediazione della Commissione Europea, per delineare in modo chiaro le prossime tempistiche di decarbonizzazione del settore delle costruzioni.

Parte integrante della strategia europea del Fit for 55, la Direttiva Case Green fornirà agli Stati Membri le tempistiche e gli standard minimi da rispettare per assicurarci di abbattere le emissioni globali di gas serra, rendendo i nostri edifici anche più confortevoli e meno energivori.

Tuttavia, l’approvazione della Direttiva EPBD non significa entrata in vigore, per quello si dovrà attendere probabilmente il 2025 con il recepimento da parte degli Stati membri.

Nel frattempo si preannuncia battaglia all’interno del dialogo dello stesso Trilogo, a cavallo tra la posizione del Parlamento, più stringenti ed ambiziose, quelle del Consiglio più prudente e dilatata nei tempi, ed alla luce della prima proposta di revisione presentata dalla Commissione UE.

Per aiutare a fare chiarezza sulle due posizioni contrapposte da cui partiranno i negoziati, il BPIE – Buildings Performance Institute Europe – ha prodotto un interessante report comparativo per far luce sul futuro della Direttiva Case Green.

Cosa ci aspetta entro il 2030

Il testo approvato dal Parlamento che si andrà a discutere, prevede un primo step di riqualificazioni degli immobili residenziali che entro il 2030 dovranno rientrare almeno nella Classe energetica E, mentre entro il 2033 sarà obbligatorio raggiungere la classe D. Saranno previste una serie di deroghe per i palazzi storici, le chiese e le abitazioni con superficie inferiore ai 50mq. L’obiettivo sarà comunque quello di efficientare per primi quel 15% di edifici più energivori rientranti nella categoria G.

La Direttiva Case Green porterà con sé anche importanti novità sulla metodologia di calcolo della prestazione energetica degli edifici, la definizione di nuovi requisiti minimi sia per le nuove costruzioni che per le ristrutturazioni, l’integrazione del solare e l’eliminazione graduale delle fossili, la creazione di un passaporto di ristrutturazione associato ad una nuova metodologia per il calcolo degli APE (attestati di prestazione energetica).

Le posizioni di Parlamento e Consiglio UE sulla Direttiva Case Green EPBD

Entrando nel merito del prossimo dibattito che si svolgerà a Bruxelles, il briefing di BPIE fornisce una panoramica chiara delle posizioni delle istituzioni coinvolte all’inizio dei negoziati, sottolineando anche gli aspetti nei quali c’è margine di miglioramento per arrivare davvero ad abbattere le emissioni di gas serra e rendere i nostri edifici maggiormente confortevoli.

Su una cosa i due organi legislativi europei concordano: il livello da raggiungere dovrà essere elevato passando dai Near Zero Energy Building agli edifici ad Energia Zero (ZEB). Ma le posizioni si allontanano quando si tratta di fissare le soglie limite da rispettare. La revisione iniziale della Direttiva Case Green, presentata dalla Commissione nel 2018, calcolava la soglia limite considerando all’interno del conteggio, anche l’energia rinnovabile prodotta in loco. Tuttavia in questo modo, secondo i relatori di BPIE e secondo il Parlamento, sarebbe facile “scontare” una parte della domanda di energia primaria abbassando la soglia senza la necessità di apportare alcun miglioramento all’involucro.

Accordo in linea di principio, anche sulla presenza delle energie rinnovabili quale sistema di alimentazione, ma con diverse posizioni sulle deroghe eventuali a sistemi ibridi, teleriscaldamento o energia provenienti da “fonti prive di carbonio” anche se non rinnovabili.

Standard minimi e Ape pronti alla rivoluzione

La discussione si farà particolarmente accese in merito alla definizione degli standard minimi di prestazione energetica (MEPS). Secondo la BPIE anche in questo caso il punto di partenza dovrebbe essere quello del Parlamento assicurando ciò il raggiungimento della classe energetica E entro il 2030 nel caso degli edifici residenziali. Tuttavia secondo quanto riportato nel report, entrambe le posizioni mancano di una visione a lungo termine, concedendo troppo tempo a ciascuno Stato Membro per definire i propri MEPS (entro il 2040) e non definendo nessun tipo di sistema premiante per chi deciderà di migliorare la soglia minima di ristrutturazione.

Un altro punto di disaccordo sono gli Attestati di Prestazione Energetica o EPC, Energy Performance Certificate. La trattativa dovrà trovare una quadra sui livelli energetici minimi per ciascuna classe energetica, sull’inserimento di sistemi di controllo per le tecnologie adottate, sul supporto delle rinnovabili e dei kWh prodotti, sulla considerazione o meno del carbonio incorporato e sulla analisi del ciclo di vita dell’edificio.

Il report completo della BPIE è scaricabile qui.

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