La Direttiva Case Green si trasforma e abbandona la linea rigida del Parlamento a favore di una visione con maggiore discrezionalità lasciata ai Paesi membri che agiranno sull'intero patrimonio immobiliare e non sul singolo edifici.
Si dovrà attendere il prossimo e ultimo incontro del Trilogo il 7 dicembre per conoscere il testo definitivo della Direttiva Case Green
(Rinnovabili.it) – Non c’è ancora nulla di certo, ma è sempre più probabile che il testo della Direttiva sulle Prestazioni Energetiche degli edifici, anche nota come Direttiva Case Green, vada verso una linea più “morbida” rispetto a quanto inizialmente ipotizzato nella versione approvata dal Parlamento Europeo. A confermare questa tendenza è la bozza stessa del testo , prodotta al termine del secondo estenuante Trilogo che, il 12 ottobre scorso, ha visto Parlamento, Consiglio e Commissione impegnati in un dialogo serrato fino a tarda notte.
Coloro che hanno avuto la possibilità di dare un’occhiata al testo, tra i quali anche il Sole24Ore, sembrano confermare la linea meno rigida che molto probabilemente prevarrà nel documento finale.
Superata la linea dura del parlamento
Il testo della Direttiva Epbd – Energy performance of buildings directive, approvato a marzo dal parlamento Europeo aveva sollevato non poche preoccupazioni tra i proprietari di casa. Con il nostro Paese in prima linea, considerando le condizioni e le peculiarità del nostro patrimonio immobiliare, il testo di revisione della Direttiva Case Green era stato ampiametnte criticato. A spaventare erano prima di tutto quei due paletti fissati al 2030 ed al 2033, che prevedevano il raggiungimento rispettivamente della Classe E e della Classe D per tutti gli edifici residenziali. Nel caso dell’Italia significa intervenire su circa il 78% della totalità degli edifici, ovvero ben 9,7 milioni di edifici residenziali che, al momento, risultano collocati al di sotto della classe D.
Ma da quanto si apprende in queste ore sulla base della bozza rivista nell’ultimo Trilogo, questo approccio verrà superato a favore di un sistema di regole aperto, all’interno del quale saranno gli Stati Membri ad avere maggiore discrezionalità.
Discrezionalità per i Paesi membri
Sarà quindi compito degli Stati membri quello di fornire rispettivi piani nazionali di ristrutturazione del proprio patrimonio immobiliare. Verranno fissati dei paletti temporali (2030, 2035, 2040, 2045) entro i quali raggiungere determinati standard per arrivare alle emissioni zero entro il 2050.
L’obiettivo sarà quello di ridurre l’utilizzo di energia primaria misurando i consumi al metro quadro per tutti gli edifici individuati dai Paesi membri come oggetto di riqualificazioni. Per conoscere il livello di riduzione da raggiungere si dovrà però attendere la riunione del prossimo 7 dicembre, l’ultimo e determinate Trilogo dal quale uscirà il testo definitivo della revisione di Direttiva Case Green. Ovviamente non ci si potrà affidare unicamente alle nuove costruzioni, anche perché è la stessa EPBD a sottolineare che “il 55% della riduzione del consumo di energia primaria sia raggiunto attraverso il rinnovo degli edifici più energivori”.
Il caso Italia
Come già accennato in Italia gli edifici residenziali sono circa 12 milioni. Secondo il nuovo testo sarà molto probabile l’obbligo di intervenire su almeno 5 milioni di questi edifici, considerati i più energivori. La differenza sostanziale rispetto alla versione del parlamento della Direttiva Case Green è racchiusa nel maggior tempo a disposizione degli Stati membri per riqualificare questi edifici.
Prima dell’ultimo Trilogo tuttavia, si svolgeranno diversi vertici tecnici durante i quali i rappresentatni delle diverse istituzioni proveranno a trovare un accordo sui punti più caldi del testo. Come il bando dell’uso dei combustibili fossili negli edifici a partire dal 2035, una delle proposte più contestate che genererebbe ricadute drastiche sul comparto delle caldaie a gas.