Centralità dell’utenza, innovazione e digitalizzazione, sostenibilità, i tre pilastri delle riqualificazioni
(Rinnovabili.it) – L’Agenzia del Demanio gestisce complessivamente ben 43.000 immobili dello Stato, per un valore di 62,5 miliardi di euro. Un patrimonio composto molto spesso da grandi complessi immobiliari in disuso, ma che hanno il potenziale per trasformarsi in cittadelle e poli di giustizia, nuove residenze universitarie, scuole e centri ricerca, tornando finalmente in possesso delle Pubbliche Amministrazioni, dei cittadini e dei territori a cui spettano di diritto.
Sono queste le premesse che segnano il primo Rapporto annuale dell’Agenzia del Demanio “L’Italia e i suoi beni: il patrimonio immobiliare dello Stato al servizio della pubblica amministrazione, dei territori, dei cittadini e delle imprese”, presentato ieri mattina a Palazzo Montecitorio dal Direttore del Demanio, Alessandra dal Verme, alla presenza delle istituzioni, del mondo accademico, dei principali stakeholder.
Complessivamente sono stati avviati 529 interventi di riqualificazioni
Secondo i dati riferiti dal rapporto 2023 del Demanio a oggi sono stati avviati complessivamente 529 interventi per 3,6 miliardi di euro, di cui 181 al Nord per un valore di 1,2 mld di euro, 169 al Centro per un valore di oltre un miliardo e 179 al Sud per un valore di 1,3 mld.
L’esigenza di migliorare e rendere più efficiente il patrimonio pubblico, ha prodotto un’accelerazione nei processi di riqualificazione che, a giugno 2023 rispetto allo stesso mese del 2021, hanno assistito ad una crescita del numero di interventi pari a 130 nuovi progetti. Un incremento dell’84% di valore degli investimenti, pari a +1,9 miliardi di euro.
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Le riqualificazioni hanno fatto risparmiare allo Stato 30 mld
Gli interventi di riqualificazione hanno portato con sé anche un ottimo ritorno economico, riducendo i costi per lo Stato. Nel 2022, rispetto all’anno precedente, è stato ottenuto un risparmio per locazioni passive e costi di funzionamento di circa 30 mln di euro annui che, per effetto del piano di investimenti si prevede raggiungerà circa 126 milioni di euro nel quinquennio 2022-2026.
“Il nostro obiettivo è di investire in interventi che portino risultati concreti in termini economici, sociali e ambientali”, dichiara il Direttore dell’Agenzia del Demanio, Alessandra dal Verme. “In particolare, all’aumento del valore del patrimonio immobiliare, alla riduzione della spesa per lo Stato, alla generazione di effetti indotti sullo sviluppo del Paese, alla restituzione alla collettività di spazi migliori e più funzionali, rendendo gli edifici autonomi dal punto di vista energetico, più sicuri dal punto di vista strutturale e del rischio sismico, resilienti ai cambiamenti climatici. In linea con tale visione – aggiunge dal Verme – il Piano Strategico Industriale, il primo di un ente pubblico economico, si rivela uno strumento fondamentale di pianificazione e analisi, anche attraverso modelli predittivi e indicatori specifici per misurare i risultati delle attività, considerando l’attuale contesto, i fattori del cambiamento e gli obiettivi del Pnrr e del RePower Eu”.
Non solo riqualificazione, ma anche rigenerazione urbana
Il Piano Strategico Industriale del Demanio prevede di riqualificare entro il 2026 almeno 5 milioni di mq di immobili dello Stato, investendo circa 5,5 miliardi di euro, ed ottenendo in cambio un incremento del valore del patrimonio pari a 2,2 mld. Tutti progetti metteranno in atto tre strategie: centralità dell’utenza, innovazione e digitalizzazione, sostenibilità. In aiuto al monitoraggio dei consumi durante tutto il ciclo di vita è stata creata la Piattaforma Integrata del Demanio e la Carta d’Identità digitale dell’Immobile.
Anche a livello territoriale sono stati avviati progetti di rigenerazione urbana attraverso un’analisi della disponibilità di immobili e dei fabbisogni delle pubbliche amministrazioni. In questa visione si inseriscono i Piani Città, operazione iniziata a maggio di quest’anno, che “rappresenta per l’Agenzia del Demanio un vero cambiamento di modello operativo, che mette a fattor comune le risorse disponibili per rispondere ai fabbisogni, reinterpretare e riusare quanto già costruito e restituire al territorio anche grandi aree, oggi inutilizzate”.