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Solo l’1% dei condomini si salverà grazie al Decreto Superbonus

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Il Decreto Superbonus n.212 è stato pubblicato in GU il 30 dicembre 2023

(Rinnovbili.it) – Dopo la pubblicazione in Gazzetta del Decreto Superbonus, approvato in CdM il 29 dicembre, arrivano le prime considerazioni a caldo sul testo da parte dei protagonisti del comparto delle costruzioni. E non sono positive. Nonostante i numerosi suggerimenti arrivati da più fronti, il provvedimento messo in campo dal Governo non sembra risolvere la situazione creando, anzi, potrebbe addirittura rivelarsi nocivo.

Noi chiedevamo al Governo una proroga per quei lavori a uno stadio avanzato di due o tre mesi per poterli completare. Questo Decreto del Governo, pur dando sostegno alle famiglie più disagiate, non risolve il problema”, commenta la Presidente Brancaccio in un’intervista televisiva. Calcoli alla mano infatti, il Decreto Superbonus n.212 del 2023 sarà in grado di salvare poco meno dell’1% dei condomini oggi a rischio.

Risorse insufficienti

La trentesima modifica normativa al superbonus recanteMisure urgenti relative alle agevolazioni fiscali di cui agli articoli 119, 119-ter e 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77”, agisce simultaneamente su tre punti chiave:

Le premesse sembrano buone, dunque. Purtroppo una volta entrati nel merito dei 4 articoli che compongono il DL Superbonus n.212/2023, emergono le perplessità. Secondo i calcoli di ANCE messi nero su bianco in un’intervista sul Sole24Ore, effettuata poche ore dopo la pubblicazione del decreto, il Piano di aiuti avrà effetto su circa 50 milioni di euro di lavori. Tuttavia, i lavori incompiuti nei condomini a rischio valgono 12,8 miliardi di euro. Un dato tutt’altro che teorico, basato sull’ultimo report sul Superbonus elaborato da ENEA.

Insomma le risorse a disposizione aiuterebbero poco meno di un condominio su cento.

Il rischio è di premiare i “furbetti”

Tra gli articoli del Decreto Superbonus c’è anche spazio per il problema della cessione dei crediti incagliati. Il meccanismo mette in salvo dall’Agenzia delle Entrate i crediti ceduti o oggetto di sconto in fattura sulla base di un SAL effettuato entro fine del 2023. Ciò significa che, anche nel caso in cui i lavori non vengano completati o nel caso in cui non venga raggiunto il salto di due classi, questi crediti ceduti non saranno oggetto di recupero da parte del Fisco. “E’ qualcosa che somiglia troppo a un condono” prosegue la Brancaccio. “Il rischio è che vengano premiati i furbetti che magari un anno fa hanno lasciato i lavori incompiuti”.

Fondo indigenti

Ultimo punto, ma non meno importante sono le disposizioni previste dal nuovo fondo indigenti per i lavori effettuati dal 1° gennaio 2024 al 31 ottobre 2024. Anche in questo caso le risorse sono insufficienti per coprire tutti i 10 mesi del 2024 compensando la percentuale mancante tra il superbonus 70% e il 110%. Inoltre il meccanismo prevede un rimborso per spese effettuate, ovvero sarà necessario anticipare i costi. “Dopo tutto quello che è accaduto, c’è da chiedersi chi si fiderà di prendere decisioni e programmare investimenti sulla base di un impegno teorico dello Stato”, conclude la presidente ANCE.

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