Rinnovabili • Decarbonizzare gli edifici: per l’Easac l’UE non è sulla buona strada

Decarbonizzare gli edifici, i buoni consigli dell’Easac per fare in fretta

Un rapporto dell’Easac, il Consiglio di consulenza scientifica delle accademie europee, spiega come trasformare la Renovation Wave per allinearla davvero con l’accordo di Parigi

Decarbonizzare gli edifici: per l’Easac l’UE non è sulla buona strada
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Il ruolo di Bruxelles, pianificatori e Comuni nella decarbonizzazione degli edifici

(Rinnovabili.it) – Per decarbonizzare gli edifici non si può passare solo da nuovi gioielli di efficienza energetica. Servono sforzi per il rinnovamento dell’esistente. Anzi bisogna proprio correre perché i ritmi attuali sono lontanissimi da quelli necessari per portare l’Europa in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi.

Lo sostiene un rapporto dell’Easac, il Consiglio di consulenza scientifica delle accademie europee. Il parco edifici europeo è responsabile per più di un terzo delle emissioni di gas serra del continente (36%) ma il ritmo con cui si procede agli interventi di renovation è basso: tra l’1 e l’1,5% degli edifici esistenti ogni anno.

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“Per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi, questo tasso dovrebbe essere due o anche tre volte più alto”, ha affermato William Gillett, direttore del programma energetico dell’Easac. Il rapporto suggerisce alcune strategie per intervenire a più livelli, dalla Renovation Wave dell’Unione Europea al ruolo delle municipalità.

Uno dei nodi sono gli Nzeb, i Near Zero Energy Buildings. La loro definizione, o meglio gli indicatori su cui si basa, sono obsoleti perché si concentrano solo sulla riduzione dell’energia utilizzata per mantenere il comfort degli occupanti ma perde di vista altri elementi fondamentali. “L’indicatore da utilizzare oggi per valutare l’impatto climatico di un nuovo edificio o di una ristrutturazione dovrebbe essere piuttosto l’emissione cumulativa di gas serra, comprese le emissioni prodotte dai lavori di costruzione e le emissioni operative prodotte dall’edificio”, continua Gillett.

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Serve quindi uno sguardo più ampio. I pianificatori e i Comuni possono contribuire progettando quartieri con sistemi energetici e trasporti integrati, oltre a spazi verdi adeguati. E poi gli edifici devono essere sostenibili by design: la progettazione deve prevedere che possano essere disassemblati e riciclati al termine della loro vita utile. La politica quindi deve dare i giusti input e estendere l’attenzione anche a materiali e metodi di costruzione, non solo alle prestazioni energetiche, per decarbonizzare gli edifici sul serio.

“I responsabili politici si sono concentrati a lungo sulla creazione di edifici ad alta efficienza energetica che riducano la necessità di riscaldamento e condizionamento o generino energia rinnovabile in loco. Ma l’energia utilizzata per il funzionamento degli edifici è solo una parte della storia. Dobbiamo ampliare urgentemente il campo di applicazione e guardare alle emissioni incorporate nei materiali e nei metodi di costruzione, sia per i nuovi edifici che per la ristrutturazione degli edifici”, conclude Gillett.