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Crediti Incagliati: gli Esodati del Superbonus propongono una soluzione

In Audizione in Commissione Finanze, l'Associaizone Esodati del Superbonus torna a proporre una serie di interventi pratici che permetterebbero lo sblocco dei crediti incagliati

Crediti Incagliati
Foto di Steve Buissinne da Pixabay

I crediti incagliati permangono uno dei principali problemi da risolvere, ma il Decreto Superbonus non propone soluzioni

(Rinnovabili.it) – La trentina di modifiche normative apportate in meno di 4 anni al meccanismo del Superbonus ha generato, tra gli altri, un problema estremamente difficile da risolvere: il dramma dei crediti incagliati. Dalla libertà eccessiva che ha trasformato i crediti edilizi in una moneta fiscale, si è passati ad una chiusura repentina del mercato, con conseguenze a dir poco disastrose ulteriormente aggravate dai costi in aumento e dai cantieri bloccati.

Ma i tanti correttivi normativi, di fatto, non sono mai intervenuti realmente sui crediti incagliati, lasciando i cd. Esodati del Superbonus in attesa di un provvedimento che potesse evitare alla “bomba” di scoppiare. A poche settimane dalla conversione in Legge del Decreto Superbonus nulla è cambiato.

L’associazione Esodati del Superbonus prova dunque a riallacciare il dialogo con il Governo, sfruttando l’Audizione in Commissione Finanze per esporre un dettagliato piano in 12 mosse sul come liberare i crediti incagliati.

Il problema necessita di soluzioni immediate e concrete per evitare un grave disastro socioeconomico del paese, con ricadute anche in termini di fallimenti a cascata che comporterebbero per lo Stato il pagamento di Naspi, indennità di disoccupazione, mancato incasso di Irpef, Ires, IVA”, sottolinea l’associazione durante il suo intervento. “Siamo costretti, quindi, a ribadire la necessità di salvare le imprese coinvolte nell’impasse (si tratta soprattutto di PMI che con il loro gigantesco indotto contribuiscono in maniera significativa al PIL), i Professionisti che hanno investito risorse economiche ed intellettuali e, soprattutto, i tantissimi committenti proprietari di immobili oggetto di intervento che hanno creduto in una legge dello Stato, e che rischiano di vedere intaccato il loro bene primario per eccellenza: la casa”.

Le proposte degli Esodati del Superbonus

L’associaizione propone 12 passi per sbloccare i crediti incagliati:

  1. Slittamento dei termini: oltre alla possibilità di recuperare eventuali rate perse, l’Associazione chiede una proroga al superbonus 110% fino a giugno 2024 e solo per i condomini che abbiano realizzato almeno il 30% dei lavori entro fine 2023. Più tempo anche per i cittadini che abbiano acquistato un immobile poi sottoposto ad interventi di efficientamento. Inoltre occorre posticipare la scadenza del 16 marzo 2023 per la presentazione all’AdE della comunicazione di esercizio delle opzioni alternative, spostandola almeno a novembre, a causa dei tempi d’attesa biblici da parte degli istituti di credito.
  2. Variazione soglia reddito di riferimento: il calcolo del reddito di riferimento risulta troppo restrittivo e rende poco fruibile l’accesso al contributo. Gli Esodati del Superbonus richiedono di passare ad un tetto ISEE di 20.000 euro.
  3. Estensione sanatoria dl 212 nei casi di detrazione: per non generare disparità di trattamento, la sanatoria dovrebbe essere estesa anche a tutti i soggetti che che invece di usufruire dello sconto e della cessione abbiano optato per la detrazione diretta. “Sono numerosi i casi in cui il beneficiario è ricorso alla detrazione non avendo trovato un cessionario che acquistasse tutti i crediti”.
  4. Acquisto dei crediti fiscali da parte delle partecipate MEF: anche le partecipate diello Stato con particolare riferimento a Poste Spa, Cassa Depositi e Prestiti, Medio Credito Centrale e Monte dei Paschi, potrebbero aprire all’acquisto immediato dei crditi fiscali incagliati.
  5. Cessione delle singole annualità: come avviene per imprese e professionisti, anche i beneficiari che decidano di avvalersi della cessione del credito dovrebbero poter cedere le singole rate annuali di cui il credito si compone, in deroga al provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate del 3 febbraio 2022, prot. n. 35873 che prevede per le rate residue non fruite l’opzione si riferisca a tutte le rate residue.
  6. Distribuzione diluita del credito di imposta: la proposta prevede di allungare a 15 anni il tempo di recupero delle rate di pari importo riferite alla detrazione estendendo questa possibilità a tutti i crediti maturati e maturandi.
  7. Proroga validità DURC e moratoria sui debiti: ovvero la sospensione di provvedimenti a imprese e privati non in regola con i pagamenti, fino alla monetizzazione del credito oltre ad una proroga della validità del DURC.
  8. Deroga esplicita all’Art. 321 Codice di Procedura Penale: è necessaria anche un’esplicita deroga all’art. 321 CPP per i crediti fiscali acquistati dal cessionario in buona fede in quanto, come dimostrato da numerose recenti sentenze della Suprema Corte di Cassazione, il sequestro di tali crediti in capo al cessionario, anche incolpevole, sono purtroppo sempre possibili.
  9. Miglioramento della funzione di interscambio in AdE: dopo che l’AdE ha bollinato il credito ritenendolo veritieri, sarebbe opportuno – propone l’associazione – permettere la libera circolazione del relativo credito, rendendo le cessioni illimitate.
  10. Proposta BTP Forward: la proposta recupera quanto già proposto in passato, ma trasformandolo in una misura emergenziale e residuale.
  11. Discount Rate Cap per le operazioni di Cessione dei Crediti d’imposta: in DRC dovrebbe essere previsto per legge per evitare speculazioni sui tassi di sconto dei crediti oggetto di compravendita.
  12. Interpretazione autentica sulle fatturazioni: al momento le indicazioni date dall’Agenzia delle Entrate in merito alla data in cui risultino sostenute le spese, è spesso forviante e legata a tempistiche tecniche della fatturazione elettronica. “Riteniamo che si tratti di un’interpretazione restrittiva che non trova alcun riscontro con la legge, auspicando che il Governo intervenga con un’interpretazione autentica chiarendo che a far fede debba essere la data della fattura e non quella di invio allo SdI”.