Alla luce del Decreto Blocca Cessioni e dell'enorme mole di crediti incagliati, l'ente di statistica europea fa marcia indietro e torna ad affrontare il dilemma “pagabili o non pagabili” per i crediti del Superbonus del 2023
Lo scorso febbraio Eurostat aveva classificato i crediti del 110% come spesa pubblica incassabile tra il 2020 e il 2022
(Rinnovabili.it) – Tutta la rotta tracciata per bloccare sul nascere eventuali nuovi crediti del Superbonus, mettendo un blocco alle cessioni e agli sconti in fattura, potrebbe non essere servito a molto ai fini di contenere il deficit dello Stato. La preoccupante notizia arriva dalle ultime indagini condotte da Eurostat in dialogo costante con Istat, che ha lasciato un margine di dubbio sulla possibilità di fare marcia indietro rispetto alle considerazioni espresse lo scorso febbraio.
Il tema al centro del dibattito è il Superbonus e la pesante spesa pubblica che si porta dietro prevalentemente legata ai crediti d’imposta ceduti.
Crediti “pagabili” se contabilizzati nell’anno dell’agevolazione
Nella prima versione con un ex-ante advice sul trattamento contabile del Superbonus per gli anni 2020-2022 sulla base della normativa allora in vigore, l’Eurostat aveva chiarito che le caratteristiche del credito d’imposta, ovvero la trasferibilità, lo sconto in fattura e la possibilità di utilizzarlo oltre il debito fiscale dell’anno perchè usato in compensazione nella capienza fiscale del beneficiario, permettevano di considerarlo come un credito “pagabile”. Una definizione che permetteva di contabilizzare il credito direttamente nell’anno di maturazione dell’agevolazione ovvero in quello di sostenimento della spesa. E che diventa garanzia sufficiente che il credito possa essere utilizzato dal beneficiario interamente, senza perdere importi rilevanti per strada.
Il Decreto Blocca cessione cambia tutto
La mole di crediti incagliati ed il Decreto Blocca Cessioni introdotto a febbraio 2023 hanno completamente stravolto la situazione rendendo necessario “un nuovo intervento chiarificatore dell’autorità statistica europea in merito alla classificazione del Superbonus per l’anno 2023”.
Infatti, la nuova normativa, eliminando per quasi tutti la trasferibilità e lo sconto in fattura dal 18 febbraio 2023, ha ristretto significativamente le possibilità di utilizzo del credito con conseguente possibile riclassificazione nei conti nazionali come “non pagabile”.
Le nuove disposizioni hanno però anche previsto una serie di eccezioni per le spese sostenute nel 2023 e “le evidenze ad oggi disponibili hanno mostrato che queste eccezioni rappresentano la parte prevalente delle spese sostenute nel 2023, poiché riferibili soprattutto alla deroga prevista per le spese già avviate e/o comunque già approvate prima del blocco”.
A fronte di questo ragionamento, nella sua relazione Istat si affretta a precisare che per il momento la situazione è sotto controllo ed Eurostat ha confermato la classificazione dei crediti del Superbonus maturati sulle spese sostenute nel 2023 come crediti “pagabili”, che non graveranno sul deficit dell’anno in corso.
Ma c’è l’enorme problema dei crediti incagliati, ovvero non ancora goduti dai beneficiari. Se la matassa non venisse sbrogliata, il peso eccessivo di questi crediti non ancora utilizzati, potrebbe spingere Eurostat a riconsiderare le sue affermazioni, togliendo il deficit dagli anni scorsi e rispalmandolo invece su tutta la durata della detrazione.