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Costi di costruzione in salita, ma cala (finalmente) il prezzo delle materie prime

Costi di costruzione
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Il costo dell’acciaio cala del 37%, quello del legno del 16%, mentre rame e alluminio si attestano su un -9% e -7%

(Rinnovabili.it) – Cala il costo delle materie prime dopo un biennio davvero impegnativo. Siamo ancora sopra i livelli pre-covid di circa il 20%, ma analizzando il costo dei singoli materiali si percepisce una prima diminuzione. Purtroppo nel complesso i costi di costruzione continuano a crescere anche a causa di una tendenza a “gonfiare” i prezzi per contenere i rischi. Sono solo alcuni dei dati forniti da GAD – Global Assistance Development, nel suo terzo “Construction Cost Report” riferito al periodo compreso tra gennaio e dicembre 2023.

Costo di Acciaio, Legno e Vetro calo a due cifre

Gran parte delle materie prime hanno registrato un trend al ribasso nei costi. Il tanto temuto acciaio ad esempio, cala del 37% nel 2023, mantenendosi però superiore ai livelli pre-covid di un buon 25%. Cala anche il costo del Legno, con un -16% rispetto al picco registrato nel 2022 in seguito all’inizio della guerra in Ucraina. Il Vetro registra un -11%, mentre l’alluminio e rame calano rispettivamente del 7% e del 9%.

La variabile che ha modificato l’equazione determinando una diminuzione generalizzata nel prezzo delle materi prime, è il rallentamento dell’edilizia. Lo strumento fornito da GDA permette di mettere sotto i riflettori l’andamento dei costi di costruzioni in relazione alle variazioni dei prezzi delle materie prime, ma anche ai costi indiretti ed ai mark-up delle imprese, ovvero la differenza tra il costo di produzione di un prodotto o servizio ed il suo prezzo di vendita. Per costi indiretti si intendono quelli non direttamente associati alla lavorazione, ma necessari al cantiere, come ponteggi, gru, il personale tecnico, le assicurazioni, gli oneri finanziari e di sicurezza e molto altro.

Lo strumento del Construction Cost Report sta diventando sempre più essenziale per un settore in totale cambiamento come quello edile. Inoltre per la prima volta, nel corso dello scorso anno, il GAD Index (indice basato su un algoritmo sviluppato da GAD per la rivalutazione dei costi nel tempo) è stato utilizzato come strumento contrattuale super partes per la rivalutazione dei prezzi di un appalto privato.

Cosa emerge dal Construction Cost Report 2023

L’attività di ricerca portata avanti da GAD ha permesso di analizzare cause e conseguenze nell’oscillazione dei costi di costruzione e delle materie prime. I costi indiretti ed il mark-up di impresa hanno costituito una quota importante dei prezzi 2023, portando un aumento dei prezzi generalizzato, nonostante la diminuzione dei costi delle materie prime.

Lo scenario futuro abbandona il classico General Contractor

Come sottolinea GAD nel suo Report, la tendenza registrata in quest’ultimo anno impone trasparenza e cautela, soprattutto nell’analisi dei costi indiretti e delle spese generali legati alle attività degli uffici tecnici e contabili, che richiedono una programmazione temporale ed una progettazione del cantiere dettagliata, non sintetizzabile con semplici percentuali di crescita o diminuzione dei costi. Forse anche per questo diventa sempre più chiara la tendenza che si prospetta per il 2024.

Nella scorsa edizione del Construction Cost Report 2022, GAD aveva ipotizzato tre scenari possibili per l’anno successivo. Scenari configurati a seguito di un momento storico molto particolare, post-pandemico, reduce da conflitti appena avviati e di una forte inflazione. Lo scenario che alla fine ha prevalso è quello della moderata stabilizzazione.

Da una parte, molte delle materie prime hanno visto una contrazione del loro prezzo – si legge nel report – tuttavia, continua a crescere un’inflazione di fondo che ne bilancia l’effetto. Inoltre, le imprese non hanno risposto con la stessa solerzia all’abbassamento dei prezzi, mantenendo nei valori esposti al mercato una dose di contingency”.

Per il 2024, se le misure intraprese dalla BCE porteranno al ritorno ad un’inflazione fisiologica (entro il 2%), è probabile una prosecuzione di questa tendenza. “Nel frattempo, sempre più developer, dovendo fare i conti con i nuovi prezzi, hanno trovato l’opportunità di rientrare negli investimenti tramite nuove strategie di appalto, abbandonando il classico General Contractor e andando verso appalti scorporati o Cost + Fee in Open Book”. Si tratta cioè di metodi di appalto in cui l’appaltatore è tenuto a coinvolgere il committente nella selezione dei subappaltatori e dei fornitori, nonché a condividere con lo stesso, in totale trasparenza, tutte le informazioni riguardanti i costi dell’opera. Il margine di profitto si calcola perciò in misura percentuale, riducendo il rischio d’impresa.

Questa, che si è rivelata una scelta vincente, sarà sempre più perseguita nell’immediato futuro, fino a quando una stabilità dei costi, oltre che una ritrovata sostenibilità economica dell’investimento, non porteranno di nuovo alla scelta di un appalto GC a corpo”, conclude GDA.

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