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Contratti CCNL e bonus edilizi, non tutto il settore è d’accordo

Il Dl 13/2022 ha stabilito l'obbligo dei contratti collettivi, CCNL, per le imprese che accedono ai bonus. Ma non tutta la filiera si dice favorevole

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In una lettera congiunta quattro sigle del settore chiedono un incontro urgente al Governo sul tema dei CCNL

(Rinnovabili.it) – Il comparto edile si spacca sotto il peso dei CCNL, i Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro, introdotti dal recente Dl 13/2022 ed obbligatori per le imprese che intendono accedere ai bonus edilizi.

Se le associazioni datoriali come Ance, Legacoop, Confcooperative, Confapi Aniem ed alcune sigle sindacali (FenealUil, Filca Cisl e Fillea Cgil) plaudono alla norma fortemente voluta dal Ministro Orlando, c’è un’altra ala del comparto ad essere in totale disaccordo.

In una lettera congiunta al Governo, all’ANAC e al Ministro del Lavoro, le quattro sigle del mondo delle costruzioni Confimi Industria Edilizia, Federcepicostruzioni, FederTerziario e FINCO, hanno chiesto un incontro urgente per chiarire le disposizioni dell’articolo 4 del Decreto Legge in oggetto.

Una norma definita “confusa e discriminatoria”

Per garantire maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro, il Dl ha subordinato la concessione dei bonus fiscali, tra i quali anche il Superbonus, all’applicazione dei Contratti collettivi CCNL.

Nuove regole confuse, ingiuste, illogiche, incomprensibili e discriminatorie”, commenta il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi. “Si tratta di una norma incomprensibile, non esiste alcun nesso tra l’adozione di uno specifico contratto e la sicurezza nei cantieri, ed ancor meno con il numero di sinistri che ogni anno si registrano”.

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Dello stesso parere è il presidente di Confimi Edilizia Sergio Ventricelli, “questo provvedimento propone, di fatto, una sorta di bollino di appartenenza, terzo e discriminante, per chi deve accedere alle leve fiscali, spazzando via in un colpo solo la qualità del lavoro e l’onestà di migliaia di aziende che avrebbero il solo torto di non appartenere al circolo eletto”.

Per di più – sottolinea il presidente di Confimi Edilizia – e come se questo non bastasse, nel medesimo aberrante provvedimento si precisa che le nuove norme obbligano le imprese non solo ad aver firmato un contratto collettivo nazionale, ma che tale contratto dev’essere firmato dai sindacati maggiormente rappresentativi”. “Ci domandiamo, a questo punto, quali sarebbero i sindacati più rappresentativi?

In gioco la sicurezza dei lavoratori

Secondo le quattro sigle, l’obiettivo della sicurezza e della garanzia ai lavoratori è stato mancato a causa di “una assoluta schizofrenia per quanto riguarda la prevenzione sia della sinistrosità che del malaffare”, si legge nella lettera congiunta. “Da un lato infatti si richiede l’applicazione del “Contratto Unico” e dall’altro, si consente che una stessa impresa possa aggiudicarsi un appalto e poi subappaltarne l’esecuzione al 100 %, senza neanche curarsi più di rispettare il massimo ribasso del 20% tra appalto e subappalto, con buona pace della sicurezza e della qualità delle opere”.

“Del resto, sono ben 48 i CCNL depositati al CNEL per il settore edile: a quali di questi si riferisce il decreto ed in base a quali criteri si pensa di introdurre una logica discriminatoria a favore di uno o più di questi contratti? Ed in base a quali dati si spingerà a giudicare un contratto più garante della sicurezza degli operai rispetto ad un altro?”, conclude il Presidente Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi.