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Container a 5 stelle: non chiamateli dormitori

Recuperare i vecchi container trasformandoli in abitazioni ad alta efficienza, alto comfort e basso costo, per restituire un'abitazione temporanea ma di alta qualità, agli sfollati dell'uragano

 

(Rinnovabili.it) – Sono cinque anni che l’amministrazione Bloomberg sta lavorando nel silenzio per creare una flotta di piccoli appartamenti da mettere a disposizione in caso di eventi catastrofici, come gli uragani che, negli ultimi anni, sembrano abbattersi sulla città di New York con sempre maggiore forza.

Secondo le stime oltre 20 mila persone sono rimaste senza casa a causa di Sandy, circa 400 abitazioni sono oggi considerate inagibili e ben 500 sono gli appartamenti ancora in attesa di valutazione. L’esercito di case che potrebbero venire in aiuto degli sfollati, altro non sono normali container per il trasporto delle merci completamente trasformati.

“Quando hai perso tutto, hai bisogno di tutto, ed è questa la cosa che conta”, afferma William Begley direttore di Sea Box, l’aziende che sta lavorando a stretto contatto con l’Amministrazione Bloomberg, impegnata nella realizzazione dei primi prototipi.

Nello stesso modo in cui si impilano i mattoncini del LEGO, i container sono stati studiati per poter essere assemblati in modo tale da creare monolocali, bilocali o appartamenti più grandi per le famiglie più numerose, puntando prima di tutto alla qualità della trasformazione. Camera da letto, soggiorno, cucina e bagni, tutto perfettamente isolato e progettato seguendo principi di efficienza e sostenibilità. Belli ed efficienti internamente ed esteticamente interessanti all’esterno, i container devono rispecchiare le aspettative di coloro che dovranno poi essere accolti in queste strutture comunque temporanee.

 

L’obiettivo è quello di rendere le strutture il più accessibile possibile riducendo i costi di acquisto che, per il momento, si aggirerebbero tra i 50 e gli 80 mila dollari. La speranza è che la realizzazione del progetto possa essere finanziato quasi completamente dalla FEMA (Federal Emergency Management Agency)

Nonostante non sia ancora stato nessuna accordo scritto le prime 16 unità sono già sbarcati a New York, poco distante dal ponte di Brooklin, per iniziare il periodo di valutazione e monitoraggi del comfort interno, dell’illuminazione, della ventilazione, dei consumi e la possibilità di affiancare impianti per la produzione di energia rinnovabile.

Il termine dei lavori è previsto per i primi mesi del 2013.