Lo studio del Financial Times fa riferimento all’indagine di S&P rivolta a 650 imprese di costruzioni dell’Eurozona
(Rinnovabili.it) – Con dicembre si chiude l’ottavo mese consecutivo di contrazione del comparto delle costruzioni UE. Uno dei peggiori cali dopo il blocco obbligato imposto dalla pandemia nel 2020. A confermare una crisi diffusa in tutta la Eurozona è il Financial Times nell’ultimo report che accompagna il sondaggio mensile.
Ad incidere in negativo sul comparto sarebbe prima l’aumento dei prezzi delle materie prime affrontato dai Paesi dell’Unione Europea in modi differenti, ma quasi sempre inadeguati.
A questo si aggiunge il costo dell’energia e la preoccupazione che una recessione possa accelerare il calo dei prezzi degli immobili.
“Il comparto delle costruzioni dell’Eurozona ha chiuso l’anno con una nota negativa con un forte calo dell’attività edilizia, segnando i peggiori risultati trimestrali dalla recessione legata a COVID nel secondo trimestre del 2020”, sottolinea Laura Denman, Economista S&P Global Market che di recente ha pubblicato l’ultimo report sull’andamento del settore edile europeo.
I dati raccolti mostrano un calo delle attività costante e che in modo particolare, va a coinvolgere tre delle maggiori economie dell’Eurozona: Germania, Francia e Italia.
Dall’indagine S&P, che ha coinvolto ben 650 società di costruzioni a livello europeo, è emerso che l’attività edilizia è diminuita ad un ritmo più rapido di quello registrato nel lontano marzo 2013. Nonstante ciò la produzione complessiva dello scorso anno si è chiusa con un segno positivo.
“Le aziende si aspettavano condizioni economiche difficili per il prossimo futuro”, prosegue la Denman. Il caro materiali ed il caro energia continuano a pesare sulle imprese che a loro volta non hanno però la possibilità di girare i rincari ai futuri acquirenti. I cantieri avviati sono molti, ma la manodopera specializzata scarseggia. Inoltre l’esigenza di efficientare il patrimonio costruito diventa sempre più impellente, sia per aumentare la qualità degli edifici riducendo i costi per le famiglie, ma anche per adeguarsi alle sempre più stringenti direttive europee.
L’efficientamento del patrimonio potrebbe essere la chiave
Come sottolinea il FT il comparto delle costruzioni dell’Eurozona genera circa il 9% della produzione totale. Di conseguenza la preoccupazione per il prossimo futuro da parte delle maggiori imprese di costruzioni, dovrebbe far scattare un campanello d’allarme. In Germania, una delle economie trainanti per il settore immobiliare, i nuovi ordini di costruzione di case hanno registrato un calo del 14% rispetto all’anno precedente. E le cose non vanno meglio in Francia, o in Italia dove l’Associazione costruttori da tempo chiede un intervento adeguato per aiutare le migliaia di imprese in difficoltà, nel nostro caso anche per colpa di normative poco stabili.
Quello che accomuna i Paesi dell’Eurozona però è la richiesta di armonizzare i regolamenti edilizi garantendo incentivi stabili che favoriscano interventi di riqualificazione e di conseguenza risollevino l’economia.
“Non c’è più tempo per lunghe discussioni e per cercare di accontentare tutti” ha recentementoe affernati Carolin Hegenbarth, AD dell’Associazione immobiliare tedesca, il corrispettivo di ANCE. “Ora si tratta di smantellare tutti gli ostacoli che si frappongono alla rapida costruzione di uno spazio abitativo conveniente e basato sulle esigenze. Abbiamo bisogno di sicurezza nella pianificazione e di un clima favorevole agli investimenti per tutti gli attori del settore immobiliare, compresi i costruttori privati”.