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Codice dei contratti: architetti e ingegneri sempre più preoccupati e critici

Dubbi sul testo preliminare del Codice dei Contratti pubblici che riserva alla fase progettuale un ruolo secondario. Poco chiaro anche il ruolo delle PA e dei professionisti esterni e il metodo di calcolo dei corrispettivi dei professionisti

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Perrini, CNI “Ci auguriamo che siano colmate le lacune”

(Rinnovabili.it) – Negli ultimi giorni il testo preliminare del Codice dei contratti pubblici, approvato in esame preliminare dal Consiglio dei Ministri, è entrato a pieno titolo nella top ten degli argomenti più chiacchierati di fine 2022 al pari del Superbonus e dello sblocco dei crediti.

Purtroppo anche su questo tema sono molte le perplessità dei professionisti tecnici. Dopo le critiche sulla marginalità riservata alle fasi progettuali espresse dal CNAPPC, ora anche il Consiglio degli Ingegneri esprime seri dubbi sulla strada scelta dal testo per puntare alla semplificazione.

La centralità del progetto sparisce dal testo

Al neo Presidente eletto del CNI, Angelo Domenico Perrini, il compito di farsi portavoce dei dubbi della filiera. “E’ sicuramente condivisibile il fatto che questo nuovo testo punti alla semplificazione. Tuttavia, anche a causa della sua mancata completezza, il testo approvato dal Consiglio dei Ministri sembra non voler tenere conto di alcuni aspetti decisivi, da sempre al centro delle interlocuzioni istituzionali degli ingegneri, e dei professionisti tecnici in generale. Su tutti la centralità del progetto che sparisce dai processi di trasformazione del territorio, dimenticando il fatto che la fase di progettazione è decisiva per garantire la qualità delle opere”.

Attenzione all’appalto integrato

Anche il ritorno all’appalto integrato, tra le modifiche contenute nel nuovo codice dei contratti, non viene interpretato dagli Ingegneri come un buon segno. Al pari dei dubbi espressi dal Consiglio degli Architetti PPC, anche il CNI è preoccupato che questa modifica possa lasciare spazio a troppi e molteplici contenziosi tra imprese e stazioni appaltanti, con il rischio di lasciare cantieri incompiuti.

Come se non bastasse, l’aggiudicazione delle opere da realizzare basate sul progetto esecutivo da regola diventa un’opzione e si apre la strada ad un uso generalizzato dell’appalto integrato, ossia l’affidamento all’impresa sia della progettazione esecutiva che dell’esecuzione dell’opera. Inoltre, non vengono ben definiti i ruoli delle Pubbliche Amministrazioni e dei professionisti esterni alle PA, così come non emerge con chiarezza il metodo di calcolo dei corrispettivi spettanti ai professionisti, dato che non si fa menzione del ‘Decreto Parametri’”, prosegue Perrini.

Ci auguriamo che le forze politiche riflettano con attenzione su tutti questi aspetti e che nei passaggi successivi pongano rimedio, accogliendo le richieste e le segnalazioni che le nostre categorie professionali stanno inoltrando. La semplificazione è un obiettivo che trova tutti d’accordo, ma non può essere conseguito a scapito della qualità della progettazione delle opere e della loro stessa realizzazione”.

Il nuovo Codice dei Contratti pubblici si applicherà a tutti i procedimenti a partire dal 1° aprile 2023, mentre a luglio 2023 verrà abrogato il precedente Codice.