Secondo le rilevazioni del CRESME dei circa 97mld ammessi alla detrazione del Superbonus 110, allo Stato rientrano in tasse circa 33 mld ovvero il 34% dell'investimento
Il prossimo 5 dicembre il CRESME presenterà il suo 35° Rapporto Congiunturale sulle Costruzioni
(Rinnovabili.it) – Che sia stata una soluzione drastica ad un momento altrettando drammatico sono tutti d’accordo, ma il più famoso tra i Bonus edilizi non smette di suscitare discussioni. Certamente la domanda più inflazionata è “Chi ha guadagnato di più dal Superbonus 110?”.
Tra i molti studi a sostengo dell’intervento non mancano quelli del CNI, di Nomisma, del CENSIS, ANCE, Federcepicostruzione e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti. Ma l’ultima pubblicazione di CRESME, che anticipa la presentazione del prossimo dicembre del suo 35° Rapporto Congiunturale sulle Costruzioni, mette nero su bianco una serie di percentuali che potrebbero ribaltare la situazione.
Superbonus 110: le percentuali di chi ci ha guadagnato
Come sottolinea CRESME spesso il Superbonus 110 viene identificato come uno strumento che ha permesso soprattutto ai costruttori di arricchirsi. Secondo le rilevazioni del Centro di Ricerca tuttavia non è al settore edile che va la fetta maggiore della torta. Di quei 97 miliardi di euro registrati da ENEA e MASE, dal 31 agosto 2021 al 30 settembre 2023 ammessi a detrazione, il 26% è andato ai servizi, il 21,8% alle costruzioni e il 18,2% all’industria manifatturiera (compresa la distribuzione). Ma è allo Stato, con il prelievo fiscale di IVA, Ires, Irpef e contributi previdenziali, che va la percentuale maggiore pari al 34% del totale. Una percentuale simile era già stata dedotta dal Consiglio Nazionale dei Commercialisti attestando l’introito nelle casse del Fisco del 35%.
Si tratta di circa 33 miliadi di euro.
Agli intermediari finanziari è andato il 13% delle risorse, una stima però considerata prudenziale da CRESME, soprattutto in seguito alle difficoltà riscontrate nella cessione del credito che hanno fatto salire questa percentuale di molto. Una percentuale simile (13%) è andata ai progettisti ed agli studi che sono entrati nel mercato delle riqualificazione imparando a gestire un sistema estremamente complesso di procedure. “Si tratta di un importante incremento del peso della progettazione tradizionale”, sottolinea CRESME, pari a circa 12,6 miliardi di euro.
“Se questi valori sono corretti le risorse per l’attività delle costruzioni sul cantiere, depurate delle tasse e degli oneri sociali dei lavoratori, sarebbero pari a 38,8 miliardi di euro, il 40% del totale. Le nostre valutazioni non sono però finite, perché l’analisi dell’attività edilizia e della riqualificazione, tramite le tavole input-output, ci dice che il 42,6% di queste risorse è andato all’industria produttrici di materiali e alla loro distribuzione. Si tratta di 17,7 miliardi di euro su 97. Ai lavoratori delle costruzioni e alle imprese sono quindi rimasti 21,1 miliardi di euro, il 21,8% del totale”.
Quello che è certo, e che sottolinea anche CRESME in apertura del suo dibattito, è che con il Superbonus 110 si è dato “troppo per troppo poco tempo”. Una manovra di certo eccessiva nelle dimensioni e soprattutto nei tempi di utilizzo, forse anche un’overdose per l’edilizia, ma dalla quale senza dubbio non è solo il comparto delle costruzioni ad averci guadagnato.