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Le cessioni del credito bloccate aumentano il rischio sismico e climatico

Fondazione Inarcassa “Serve un piano di prevenzione sismica e messa in sicurezza degli edifici, sostenuto da bonus fiscali, proprio per evitare disastri analoghi a quelli che hanno colpito la Turchia”

cessioni del credito bloccate
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I bonus hanno generato una giacenza di crediti fiscali di 110 miliardi, ma simultaneamente anche un aumento del gettito fiscale

(Rinnovabili.it) – “Lo stop alla cessione del credito e sconto in fattura avrà effetti drammatici per i target climatici e per l’industria”. Con queste parole il Presidente di Anima Confindustria, Marco Nocivelli commenta le cessioni del credito bloccate dal Decreto presentato in CdM lo scorso venerdì. Secondo la Federazione, rimuovere la possibilità delle opzioni alternative alla detrazione diretta va contro la direzione intrapresa dall’Europa in tema di efficientamento energetico degli edifici. “Se in meno di dieci anni dobbiamo portare le nostre abitazioni a più che dimezzare le emissioni, Superbonus ed Ecobonus sono due misure fondamentali per il raggiungimento di tali obiettivi; l’eliminazione dello sconto in fattura e della cessione del credito rallenteranno notevolmente le opere di efficientamento energetico, impedendo ai condomini e alle famiglie – soprattutto quelle meno abbienti – di accedere ai bonus”, prosegue Nocivelli.

Il riferimento è ovviamente alla revisione della Direttiva UE Case Green da poco approvata dal Parlamento Europeo e che prevede obiettivi di efficientamento del patrimonio immobiliare europeo. In particolare entro il 2033, tutti gli edifici residenziali dovranno risultare almeno in classe D: intervento che per l’Italia significherà riqualificare quasi il 74% degli immobili.

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Tra Direttiva Case Green e rischio sismico: le ripercussioni delle cessioni del credito bloccate

Dello stesso parere è la RPT, Rete Professioni Tecniche che unisce i nove Consigli Nazionali delle professioni dell’area tecnica e scientifica ed enti pubblici non economici, che “manifesta la più viva preoccupazione per gli effetti negativi che le suddette norme, recentemente approvate, comporteranno alle attività ed agli impegni in corso da parte dei professionisti che hanno operato ed operano nel rispetto delle norme approvate, svolgendo un ruolo importante ed utile, oltre che necessario, ai fini della tutela dal rischio sismico dei cittadini e degli edifici e delle persone, nonché in relazione all’esigenza, collettiva, di procedere sul percorso della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico”.

Il rischio che la mancanza di un sistema alternativo alla detrazione diretta degli incentivi fiscali possa eliminare quasi completamente il ricorso ai bonus edilizi è effettivamente alto come sottolinea Franco Fietta di Fondazione Inarcassa. “In assenza di questi due strumenti, difficilmente le assemblee condominiali potranno deliberare gli adeguati interventi”. “La cessione del credito, in particolare, ha consentito a tanti cittadini, a prescindere dalla fascia di reddito, di poter valorizzare la propria abitazione e, allo stesso, tempo renderla più sicura sotto l’aspetto energetico e del rischio sismico”. Paure ovviamente aumentate dal recente terremoto in Turchia che ha mostrato le conseguenze più drammatiche di una mancata prevenzione antisismica.

Tra crediti sequestrati e gettito fiscale aumentato

Un altro quesito sollevato questa volta dal CNI è poi il legame con l’aumento del gettito fiscale connesso al Superbonus. Il Presidente Perrini ha ricordato che “mai il Governo ha indicato con chiarezza la stima del gettito fiscale derivante almeno dalle centinaia di migliaia di cantieri che in questi due anni hanno lavorato con i Super bonus”. I bonus hanno generato una giacenza di crediti fiscali di 110 miliardi, ma anche un incremento del gettito fiscale nel biennio 2021-2022 del 10%.

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Il Governo blocca repentinamente il meccanismo della cessione del credito d’imposta e dello sconto in fattura perché le giacenze dei crediti in edilizia ha generato un disavanzo ritenuto incontrollabile”, prosegue Angelo Domenico Perrini. “La preoccupazione è condivisibile ma la strada per non fare scoppiare una bolla non è quella di guardare solo alle spese dello Stato ma di guardare anche ai ricavi ed agli effetti espansivi generati dal gettito fiscale e dagli incrementi di produzione. Il CNI stima che a fronte di una spesa di 68 miliardi di detrazioni per Super ecobonus, totalizzate tra il 2020 ed il 2022, si sia generata produzione aggiuntiva per oltre 130 miliardi di euro, con il coinvolgimento di quasi 700.000 unità di lavoro dirette e dell’indotto del comparto delle costruzioni. Stimiamo che nel 2022 la spesa per il solo Super ecobonus 110% abbia contributo, in termini di valore aggiunto alla formazione dell’1,4% del Pil.”

Le cessioni del credito bloccate potrebbero dunque rivelarsi un’arma a doppio taglio, mettendo a repentaglio le migliaia di imprese ed i cittadini al momento interessati agli incentivi.