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Cessione credito alle Regioni: chi ha riaperto l’acquisto attraverso le partecipate

Cessione credito alle Regioni
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Il Governo ha deciso di non impugnare le Leggi regionali che coinvolgono le partecipate nello sblocco dei crediti

(Rinnovabili.it) – Dopo l’escamotage individuato dalla regione Basilicata, si fa sempre più corposo l’elenco delle Regioni che hanno emanato provvedimenti per consentire alle proprie partecipate di acquistare parte dei crediti incagliati. La cessione del credito alle Regioni, o meglio agli enti pubblici economici regionali ed alle società partecipate da essa controllati, si è dimostrata l’unica strada percorribile per libera parte della massiccia mole di crediti rimasti nei cassetti fiscali di cittadini ed imprese rimasti senza acquirente.

La conferma della “legittimità” della soluzione proposta in primis dalla Basilicata, è arrivata dopo il Consiglio dei Ministri del 18 settembre, quando il Governo decise di non impugnarne la legge regionale non ritenendo le indicazioni contenute “anticostituzionali”.

Quali sono le partecipate che consentono la cessione del credito alle Regioni?

Come già ricordato la regione Basilicata è la prima dell’elenco, seguita a breve giro dalla Regione Lazio e dalla Regione Piemonte. Si aggiungono ora all’elenco anche la regione Veneto e la Puglia.

Approvata il 16 ottobre, la LR della Puglia si avvicina al modello della Basilicata e apre l’acquisto dei crediti incagliati da parte delle sue società partecipate quali Aeroporti di Puglia e Acquedotto pugliese. Come sottolineato dalla regione stessa, l’intervento legislativo si attiene alle indicazioni contenute nel Dl n. 11 del 2023, consentendo l’acquisto dalle banche dei crediti “incagliati” derivanti da interventi edilizi effettuati da imprese aventi sede legale oppure operativa sul territorio regionale, relativi a immobili ubicati sempre in Puglia, ma solo alle società controllate dalla Regione, “non incluse nell’elenco annuale ISTAT sulle pubbliche amministrazioni”.

La soluzione della Regione Veneto si rivolge invece al mercato privato

Si discosta dalle strategie sino ad ora individuate, la decisione della Regione Veneto che sceglie di coinvolgere nello sblocco dei crediti incagliati anche i privati. Si tratta in effetti di un accordo-quadro, approvato dalla Giunta regionale, fra Regione del Veneto, l’Unione regionale delle Camere di Commercio e gli Ordini dei Commercialisti del Veneto. L’obiettivo è quello di adottare un Protocollo con finalità mutualistica che consenta, sia a chi voglia cedere il credito sia a chi lo voglia acquistare, di servirsi di un percorso certificato.

Il Protocollo ha come obiettivi quelli di favorire l’incontro di domanda e offerta di crediti derivanti da bonus edilizi, di individuarne i criteri ( territorialità, il livello reddituale ISEE delle famiglie, la cronologicità dell’avvio delle pratiche edilizie, la tipologia del bonus), di prevedere un valore massimo dei crediti da inserire nella piattaforma individuata da Unioncamere, di stabilire ex ante un costo standard delle cessioni, di concordare con i professionisti degli onorari calmierati e di verificare la possibilità di ridurre il costo a carico del cessionario del ricorso alla piattaforma”, riferisce il Presidente della regione Veneto, Luca Zaia.

Seguiranno all’accordo quadro appena emanato, specifiche linee guida per quanto riguarda i singoli attori coinvolti, inoltre le prestazioni, in particolare dei commercialisti, avverranno con tariffe calmierate per i cittadini e le imprese coinvolte.

Anche la previsione di fissare un tetto massimo al valore dei crediti va in questa direzione”, prosegue Zaia. L’Accordo si traduce “in un beneficio diretto per i cittadini e le imprese che vogliano liberare i cassetti fiscali pieni ed esaurire i crediti da tempo in attesa di cessione senza incappare in possibili criticità burocratiche, in un’ottica mutualistica e solidale”.

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