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Cemento a emissioni zero: anche Microsoft alla ricerca della ricetta perfetta

Microsoft sta testando un cemento a emissioni zero per migliorare la sostenibilità dei data center, aggiungendo alla miscela di calcestruzzo ingredienti innovative come le microalghe, ceneri e rifiuti industriali

Cemento a emissioni zero
credits: Dan DeLong per Microsoft

Le emissioni di anidride carbonica dovute alla produzione del cemento superano quelle del trasporto aereo

(Rinnovabili.it) – A Quincy nello stato di Washington, accanto ad uno dei data center di Microsoft, un team di ingegneri sta sperimentando una ricetta segreta per produrre un cemento a emissioni zero. L’obiettivo è quello di traghettare l’azienda verso il suo target carbon neutral entro il 2030 coinvolgendo nel processo anche l’efficientamento delle strutture che ospitano i data center. Ma per raggiungere il traguardo, il primo problema da superare è la produzione stessa di alcuni materiali da costruzione, primo fra tutti il cemento.

I calcoli del settore delle costruzioni ci dicono che il carbonio incorporato nel calcestruzzo è attualmente responsabile di circa l’8% delle emissioni globali di gas serra. Questo perché la produzione del cemento, ingrediente fondamentale per la miscela di calcestruzzo, richiede temperature di cottura elevatissime per innescare la reazione chimica necessaria alla calcinazione, che purtroppo ha come sottoprodotto l’anidride carbonica. E’ qui che il team di Microsoft sta provando ad intervenire, sperimentando ingredienti differenti per la miscela, utilizzando un cemento ad emissioni zero, o quasi.

Alghe e rifiuti industriali per il cemento a emissioni zero di Microsoft

Le miscele in fase di sperimentazione a Quincy sono diverse. Nella prima gettata gli ingegneri hanno inserito nella miscela ceneri volatili ed altri rifiuti industriali provenienti da aziende carbonifere. Un secondo mix sfrutta invece l’idea di Will Srubas, professore dell’Università del Colorado Boulder e fondatore della Minus Materials. La sua ricetta utilizza il calcare biogenico prodotto grazie alle alghe marine, un’intuizione nata durante un’immersione nella barriera corallina durante la sua luna di miele.

Queste miscele rappresentano una soluzione “imperfetta” ci tiene a sottolineare Steve Gilges, uno dei principali ingegneri delle infrastrutture del gruppo di ricerca sui data center di Microsoft, ma “il più grande nemico del progresso è il concetto che deve essere perfetto prima di iniziare”. Tuttavia se questa prima fase di test avrà successo si potrà passare a progetti pilota in costruzioni più complesse, aiutando davvero Microsoft a contrastare parte delle emissioni di cui sono responsabili i data center.

Investire nel futuro

L’impegno di Microsoft verso il cemento a emissioni zero spazia a tutto campo anche attraverso gli investimenti attivati dal Climate Innovation Fund. Tra i primi investimenti dell’azienda c’è ad esempio CarbonCure, che sta implementando tecnologie di cls a basso contenuto di carbonio mineralizzando la CO2 prodotta, e trasformando il materiale in un vero “pozzo di carbonio”. Anche Prometheus Materials ha ricevuto fondi da Microsoft per proseguire nella sua ricerca del biocemento perfetto prodotto con microalghe.
Tuttavia uno degli aspetti più critici riscontrato è quello di uniformare il mercato dei materiali da costruzione, rendendo maggiormente evidente il peso della CO2 in essi contenuti.

A questo proposito Microsfot sta utilizzando una sorta di “etichetta nutrizionale” che, al pari della produzione alimentare, racconta le informazioni sul potenziale di riscaldamento globale di un materiale.