L’attuale bozza della Direttiva EPBD prevede che i nuovi edifici residenziali siano ad emissioni zero a partire dal 2028
(Rinnovabili.it) – Il 31 agosto si è compiuto un altro passo avanti nella discussione avviata tra Commissione, Consiglio e Paramento UE (Trilogo) in merito alla revisione del testo della Direttiva sulle Prestazioni Energetiche degli Edifici (EPBD). Di fatto la giornata non ha portato a novità sostanziali rispetto a quanto discusso nel primo incontro del 6 giugno, tuttavia l’obiettivo Case Green del 2030 si avvicina inesorabile e dall’ultimo appuntamento fissato per il 6 ottobre non potrà che uscire il testo definitivo.
La revisione delle performance degli edifici dell’Unione Europea si inserisce nelle politiche finalizzate alla transizione energetica del pacchetto “Fit for 55”, consentendo anche al settore edile di contribuire alla riduzione del consumo energetico e delle emissioni. Va sottolineato inoltre che proprio il comparto delle costruzioni è uno dei più “pesanti” a livello ambientale, essendo responsabile del 36% dei gas climalteranti globali.
Direttiva Case green 2030: cosa prevede il testo rivisto
Come sottolinea il testo stesso, obiettivo della Direttiva è quello di promuovere il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici puntando ad arricchire il parco immobiliare di “Case Green” entro il 2030. Per raggiungere le emissioni zero entro il 2050.
Si agirà in maniera prioritaria sul 15% degli edifici più energivori (Classe G) di ciascuno stato membro che, nel caso dell’Italia, vorrà dire intervenire su circa 1,8 milioni di edifici residenziali.
Al netto delle discussioni avviate dal Trilogo, al momento il testo rivisto della Direttiva EPBD, Energy performance of buildings directive, stabilisce un calendario di efficientamento attraverso le ristrutturazione degli edifici non a norma (sia residenziali che non).
Il provvedimento prevede che a partire dal 2028 tutti le nuove costruzioni siano ad emissioni zero, soglia che si abbassa al 2026 per gli edifici pubblici. Gli edifici residenziali dovranno raggiungere l’obiettivo entro il 2032 garantendo prestazioni minime energetiche definite dagli attestati di prestazione energetica. Nello specifico le scadenze del residenziale sono:
- raggiungimento della Classe E entro il 2030;
- raggiungimento della Classe D entro il 2033.
Gli edifici non residenziali e pubblici invece dovranno raggiungere:
- la calsse E entro il 2027;
- la classe D entro il 2030.
I prossimi passi del Trilogo
I tre appuntamenti del Trilogo dovranno trovare la quadra tra le posizioni del Parlamento UE, della Commissione e del Consiglio per definire un programma fattibile per ciascuno stato Membro che, presumibilmente entro il 2025, avrà il compito di recepire la direttiva e calarla su ciascun piano nazionale.
Le divergenze di opinione tra i diversi Paesi dell’Unione è un punto estremamente cruciale da trattare soprattutto in considerazione delle diffenze climatiche e tipologiche di ciascuno stato.
La discussione verterà principalmente sulla ridefinizione degli articoli 9 e 16, rispettivamente dedicati alla calendarizzazione delle scadenze fissate per le Case Green al 2030 e al 2033; e sulla revisione del sistema di classificazione di ciascuno Stato per determinare la famosa soglia del 15%. Anche gli articoli dal 20 al 24 sono stati dibattuti nei passati incontri mettendo al centro della discussione gli impianti di riscaldamento, ventilazione e condizionamento.
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Case Green 2030: come è messa l’Italia?
In Italia gli edifici residenziali sono complessivamente 12 milioni, di questi secondo ANCE, oltre 9 milioni non risulterebbero in linea con le performance energetiche richieste dalla direttiva Case Green. Tenendo presente il tasso di rinnovamento applicato dal nostro Paese prima del Superbonus, per riqualificare quel famoso 15% di edifici più energivori servirebbero circa 630 anni, salendo ad un’impossibile 3.800 anni per la decarbonizzazione totale fissata invece al 2050.