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Cambia il volto dell’edilizia popolare

Cambia il volto dell'edilizia popolareGreen economy e nuovi modelli di edilizia popolare per uscire dalla crisi: la Commissione per l’occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo ci prova approvando la relazione sull’edilizia popolare nell’UE dell’eurodeputata francese dei Verdi Karima Delli, da sempre vicina alle questioni legate al social housing. Proposta lo scorso gennaio, la relazione aspetta ora di approdare alla plenaria di Strasburgo prevista dal 10 al 13 giugno, per il voto definitivo. La Delli, oltre ad essere vice presidente dell’intergruppo Urban-Logement è anche attivista del collettivo francese Jeudi Noir, da anni protagonista di iniziative per cercare di arginare la situazione dell’housing exclusion in Francia.

 

La questione abitativa sociale svolge un ruolo essenziale nell’attuazione della strategia Europa 2020: la relazione vorrebbe così occuparsi dei 25 milioni di cittadini europei travolti dalla crisi abitativa, per garantire loro «l’accesso a un alloggio dignitoso a un prezzo accessibile». «Il fabbisogno di alloggi economicamente accessibili viene soddisfatto sempre meno dal solo settore privato», – cita il testo della relazione – e «l’aumento del prezzo degli alloggi e dell’energia,  favorisce il rischio di povertà e di esclusione sociale». L’edilizia popolare assume caratteri diversi nei diversi Paesi membri -con i Paesi anglosassoni e nordeuropei all’avanguardia e la Grecia in cui le politiche di social housing prevedono soltanto la vendita e non la locazione – ed è proprio per questo che si richiede la creazione di un Osservatorio europeo dell’alloggio. Obiettivo: approfondire la conoscenza delle diverse situazioni presenti in materia di edilizia abitativa sociale in base a indicatori statistici attendibili. In assenza di un’agenzia europea per una strategia abitativa, l’Osservatorio potrebbe essere di essenziale utilità per risolvere crisi abitative o a affrontare le cosiddette bolle immobiliari.

 

La situazione europea descritta dalla relazione è preoccupante: nel 2010 il 5,7% degli europei soffriva di disagi connessi alla situazione abitativa, il 17,86% degli europei viveva in alloggi sovraffollati o indecorosi e il 10,10% delle famiglie era in difficoltà per il costo eccessivo dell’alloggio, superiore al 40% del loro reddito disponibile – mentre la Carta sociale europea stabilisce con gli articoli 30 e 31 il diritto alla protezione contro la povertà e l’esclusione sociale e quello all’abitazione-. Investire nell’edilizia abitativa significa investire nel settore energetico, affrontando quindi la questione della precarietà energetica che riguarda dai 50 ai 125 milioni di europei. In primo piano, assieme alla crisi economica e sociale c’è l’emergenza ambientale. Si punta quindi a ridurre le spese energetiche delle famiglie e ad indirizzare il settore edilizio verso le energie rinnovabili per uno sviluppo urbano sostenibile. L’esigenza è quella del rinnovo degli impianti termici e l’utilizzo di energie rinnovabili, settori, dice la relazione «ad alto rendimento» e in grado di rappresentare «un vivaio di posti di lavoro verdi, locali e non de localizzabili».

 

Altra necessità è quella di semplificare la burocrazia per l’affidamento delle residenze attraverso un’attribuzione trasparente sulla base di candidature anonime «secondo una governance adeguata tesa a favorire un approccio integrato e la mescolanza sociale». Un importante primo traguardo dunque, per un primo passo verso la riaffermazione del diritto all’alloggio come uno dei diritti fondamentali la cui tutela spetta agli Stati membri.

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