Federcostruzioni prova a definire una ricetta che consenta di salvaguardare il futuro del settore delle costruzioni, alla luce del DL salva spese Superbonus e della Direttiva Case Green
Si stima una del 3% della produzione della filiera per il 2023, con un aumento del +18% negli investimenti per le opere pubbliche
(Rinnovabili.it) – I recenti interventi normativi in tema di bonus edilizi e l’approvazione della nuova Direttiva Case Green, non hanno lasciato indifferente il settore delle costruzioni. Il prossimo futuro sarà molto probabilmente trainato dalle opere pubbliche, ma per riuscire a sostenere la competitività della filiera in Italia e all’estero, saranno indispensabili una serie di misure concrete di politica industriale.
E’ questa la ricetta identificata da Federcostruzioni, illustrata in occasione della presentazione di SAIE Bologna.
Come sta andando il settore delle costruzioni?
Secondo i dati previsionali di Ance e Angaisa, per il 2023 si stima una crescita della produzione del +3%. Si tratta di un valore che indica un mercato sempre in lieve crescita che si mantiene intorno al livello di €600 miliardi raggiunto nel 2022. Per quanto riguarda i comparti, nel 2023 si registra un +5% per gli investimenti in costruzioni, +18% per le opere pubbliche, +5% per il non residenziale privato, + 1,3% per le nuove abitazioni, +0,5% per la riqualificazione. E’ proprio il settore delle opere pubbliche il principale soggetto degli investimenti del comparto: dei €45,6 miliardi di spesa totale 2023 del PNRR infatti, il 59% è relativo alla filiera edilizia. Superbonus 110% e lavori pubblici coprono il 56% della spesa sostenuta al 31 dicembre 2023 con, rispettivamente, €14 miliardi e €10,1 miliardi.
Ma l’anno in corso continua ad essere dominato da incertezze e gli ultimi interventi normativi del Governo, ovvero il Decreto salva spesa Superbonus, hanno lasciato Federcostruzioni perplessa. “Il testo preannunciato elimina la possibilità per le nuove operazioni, salvaguardando il passato, di utilizzare cessione del credito e sconto in fattura colpendo principalmente le fasce deboli”.
“Oltre al clima di incertezza dovuto alle tensioni geopolitiche e determinato dalle scelte monetarie europee che impattano sull’andamento del mercato, il Governo ci lascia sconcertati dall’ultimo cambiamento normativo in materia di bonus fiscali. Nella valutazione delle informazioni pervenute, in attesa del testo normativo definitivo, pare sia eliminata la possibilità, per le nuove operazioni, di utilizzare la cessione del credito e lo sconto in fattura nei casi in cui oggi è ancora consentita”, commenta la Presidente di Federcostruzioni Paola Marone. Nel frattempo, il costo dell’energia che ha grande impatto sulla filiera manifatturiera dei prodotti e materiali per le costruzioni, si stabilizza per il gas sotto i 30 €/MWh, senza grosse differenze in Europa, anche se negli USA è invece molto più basso (5 €/MWh). I prezzi dell’energia elettrica continuano a scendere confermandosi attorno ai 80 €/MWh per l’Italia, ma a fronte di una spesa per Spagna e Francia tra i 40 e 50 €/MWh. Anche il costo dei materiali nel 2023 ha subito un importante rallentamento rispetto ai forti aumenti del periodo 2021/2022.
Come garantire un futuro in crescita al settore
In questo quadro di grande incertezza, si inseriscono anche gli obblighi della Direttiva EPBD sulle performance energetiche degli edifici. Una Direttiva che avrà un impatto estremamente rilevante per il nostro Paese, dove la maggior parte degli edifici rientrano nelle classi più energivore. “Federcostruzioni reputa quindi necessarie una serie di misure concrete di politica industriale, per sostenere la competitività della filiera delle costruzioni in Italia e all’estero, e permettere al Paese di rispettare gli impegni internazionali ed europei sul clima”, prosegue la Presidente Paola Marone. In conclusione, la ricetta delle federazione dunque sottolinea la necessità di “un sistema di incentivi accessibili alle famiglie con la cessione dei crediti almeno per i redditi bassi, una visione complessiva e un sostegno pubblico adeguato per la filiera industriale delle costruzioni per la promozione degli investimenti per la transizione verde e la riduzione delle emissioni di CO2, il rafforzamento del meccanismo di adeguamento CBAM (Carbon Border Adjustment) rafforzando la sua efficacia di difesa delle produzioni europee e la rapida attuazione dell’energy release e gas release, una maggiore concorrenza nei servizi di ingegneria abbassando la soglia per gli affidamenti diretti”.