
Dopo l’annuncio da parte del Comune di Milano pronto a costituirsi parte civile nel processo contro il Salva Milano arriva un altro ostacolo al futuro di questa controversa proposta di legge. Era fissato al 12 marzo il termine ultimo per l’invio degli emendamenti al Ddl n.1309, ma la Commissione Ambiente al Senato ha deciso di rimandare la scadenza, senza tuttavia stabilire una nuova data limite.
Già ribattezzata “Legge indegna”
La decisione di sospendere il termine per la presentazione degli emendamenti era ormai inevitabile soprattutto alla luce dell’arresto, avvenuto pochi giorni fa, di Giovanni Oggioni, ex dirigente e vicepresidente della commissione per il Paesaggio.
Ma il Salva Milano continua a dividere. Da una parte ci sono coloro che spingono affinchè la nuova “interpretazione autentica” diventi la norma, svincolando i numerosi progetti ostaggio di regolamenti edilizi e leggi urbanistiche ormai superate. Dall’altra coloro che la descrivono come una “legge indegna” al pari di un condono edilizio mascherato. Schieramento che vede in prima fila il M5S, fortemente convinto della necessità di cestinare una legge che favorisce “gli speculatori del mattone” e non difende i cittadini.
Una situazione confusa che ha coinvolto anche il Comune di Milano che più volte ha ritrattato sulla legge con posizioni contrastanti.
Uscire dalla logica emergenziale
La saga del Salva Milano ha assunto nel tempo risvolti sempre più preoccupanti. Se inizialmente nei fascicoli aperti dalla Procura si parlava “solo” di lottizzazione abusiva, oggi si è arrivati addirittura a reati come la corruzione, la frode e depistaggio.
Dopo aver ricevuto il via libera da parte della ragioneria di Stato, che aveva stabilito come l’eventuale approvazione del Salva Milano non avrebbe comportato un danno erariale per Palazzo Marino, è arrivato l’ennesimo dietrofront che riporta tutti ai blocchi di partenza.
Forse il problema non è il disegno di legge, ma la modalità con cui il nostro Paese è solito risolvere i problemi. Come più volte sottolineato dai professioni tecniche Ingegneri Architetti, dovremmo uscire dalla “logica emergenziale” e smettere di produrre norme finalizzate a superare il momento di crisi, ma incapaci di guardare al futuro garantendo un’adeguata pianificazione nel tempo.