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Salva Milano, l’emendamento al Salva Casa metterebbe al sicuro 150 immobili indagati

Salva Milano
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Il Decreto Legge Salva Casa dovrà essere convertito in legge entro il 28 luglio 2024

All’interno del pacchetto di emendamenti presentati dalla Lega al Dl Salva Casa, che domani inizierà il suo iter di conversione alla Camera, trova spazio anche il provvedimento già ribattezzato Salva Milano.

Dell’intervento normativo si era già parlato durante il primo CdM di presentazione del Decreto Legge voluto fortemente da Salvini. Si dovrà però attendere la conversione in legge del testo per avere certezza della sua definizione finale, iter che terminerà il 28 luglio 2024, quando il Parlamento confermerà la conversione in legge del Decreto n.69/2024.

Cosa prevede l’emendamento al DL Salva casa

L’emendamento della Lega, illustrato nel dettaglio da Salvini durante la conferenza stampa alla Camera della scorsa settimana, propone una soluzione al problema delle ristrutturazioni edilizie. 

La proposta risolve problemi che nascono dalla sovrapposizione tra la normativa statale, regionale e i provvedimenti adottati da alcuni Comuni, che consentono la cosiddetta “demo-ricostruzione” con SCIA. “Senza entrare nel merito delle inchieste, non possiamo permetterci di bloccare le autorizzazioni edilizie arrestando lo sviluppo delle città”, commentava Salvini. “L’intento è trovare soluzioni al problema delle ristrutturazioni edilizie che non riguardano solo Milano, ma anche altre città dove per anni si è lavorato seguendo la stessa interpretazione di norme”. Se dovesse essere approvato l’emendamento della Lega, la sanatoria edilizia sarebbe valida non solo per gli interventi passati, ma anche per il futuro.

Perché Salva Milano: il caso del capoluogo lombardo

Anche se la norma potrà essere applicata anche ad altre città, l’emendamento è stato ribattezzato Salva Milano per la notevole estensione dell’indagine della procura. Sono ben 150 gli immobili finiti nel mirino della giustizia per essere stati costruiti in base ad una Scia e trattati dagli uffici tecnici milanesi come interventi di demolizione e ricostruzione. Secondo la Procura però, si tratta di un abuso edilizio per una non corretta interpretazione della norma che in questi casi richiede invece il rilascio di un permesso di costruire con un piano dei servizi. Il Comune di Milano ha sempre difeso la propria interpretazione della normativa, aprendo però una questione più ampia sulla difficoltà di interpretazione di molte norme comunali, regionali e statali.

I cantieri milanesi bloccati costano 38 mld di euro

Secondo Scenari Immobiliari il blocco delle molte iniziative di rigenerazione urbana di Milano, finite sotto indagine dalla procura per abuso edilizio, potrebbe avere ripercussioni molto care per la città.

Dalle stime presentate dal gruppo di ricerca, i progetti di riqualificazione hanno attivato un investimento stimato di 12 miliardi di euro per il solo settore residenziale al 2035; ai quali si devono aggiungere altri 26 miliardi di euro come ricadute sul sistema economico milanese. 

Inoltre i mancati introiti da oneri e contributi costerebbe al COmune altri 60-80 milioni di euro l’anno.

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