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Salva Conti Superbonus, senza remissione in bonis se compili male, perdi la detrazione

Salva Conti Superbonus
Immagine di mindandi su Freepik

Il Decreto Legge Salva Conti Superbonus ha introdotto importanti modifiche al meccanismo di cessione del credito e sconto in fattura dei bonus edilizi

(Rinnovabili) – Non si placano le critiche al Dl n.39/2024, il Decreto Salva Conti Superbonus approvato d’urgenza la scorsa settimana. La norma ha messo un punto definitivo alla possibilità di cessione del credito e sconto in fattura per tutti i bonus edilizi, ad esclusione di qualche caso residuale e degli interventi in aree sismiche. Tra gli obiettivi di questa misura estrema, come sottolineato anche dal Ministro Giorgetti, oltre alla salvaguardia dei conti pubblici c’è l’intenzione di conoscere in modo puntuale l’ammontare dei crediti ceduti o scontati. Purtroppo però, al posto di colpire il bersaglio con precisione, il DL Superbonus Salva Conti ha generato situazioni al limite che rischiano di mettere seriamente in difficoltà molteplici condomini.

Errori di compilazione o ortografici non sono più ammessi

Nel tentativo di mettere una pezza ad una falla che rischia di far affondare la nave, il Consiglio Nazionale dei Commercialisti ha inoltrato una lettera al Ministro Giancarlo Giorgetti e Maurizio Leo, sottolineando quelle che sono le “rilevanti criticità che rischiano di essere penalizzanti per i contribuenti” presenti nel Decreto-legge n. 39/2024. 

Un primo riferimento va alla remissione in bonis, limitata dal Decreto alle sole comunicazioni inviate entro il 4 aprile 2024, escludendo quindi la possibilità di un invio tardivo o di una sostituzione della comunicazione già inoltrata pagando una penale. E’ proprio quest’ultima questione a suscitare critiche secondo i Commercialisti. 

L’art. 2 del DL Superbonus Salva Conti, “impedisce inoltre la mera sostituzione delle comunicazioni inviate dal primo al quattro aprile 2024. Le ragioni di tali previsioni sono, evidentemente, legate all’esigenza di conoscere in modo puntuale il dato aggregato dell’ammontare dei crediti ceduti e scontati. Ciò non di meno, appare di immediata evidenza che la disposizione è eccessivamente penalizzante in quanto crea le condizioni per cui molti contribuenti perdano le agevolazioni, di cui hanno pieno diritto, per errori commessi in buona fede (si pensi a un errore di un solo codice fiscale in un condominio di centinaia di persone)”.

In altre parole, se si è commesso un errore nella comunicazione di cessione del credito inoltrata tra il 1 ed il 4 aprile, si perde la detrazione. 

Senza spese fatturate c’è il pericolo di perdere la detrazione

L’altra criticità messa in evidenza dai Commercialisti si riferisce invece all’articolo 1- comma 5. Il Dl Salva Conti impone agli interventi con titolo edilizio presentato prima del 17 febbraio 2023 o quelli in edilizia libera con le stesse tempistiche, l’ulteriore requisito del sostenimento delle spese, documentate da fattura, per lavori già effettuati. 

“Tale previsioneafferma il presidente della categoria professionale Elbano de Nuccio,  – porta al paradosso che cittadini e imprese, anche per interventi già avviati, magari già ultimati, per i quali hanno fatto legittimo affidamento sulla possibilità di optare per la cessione del credito o lo sconto in fattura, non potranno accedere a tali opzioni in assenza di spese sostenute (cioè, pagate) e documentate da fattura alla data del 29 marzo 2024”.

Non si salvano nemmeno le fatture già emesse in quest’ultima data, ma ancora non pagate dai beneficiari delle detrazioni. “Anche in tale caso, pur comprendendo le ragioni sottostanti al provvedimento, tese a “bloccare” le operazioni per le quali altro non è stato posto in essere che la presentazione del titolo edilizio, appare necessario salvaguardare coloro che gli interventi li hanno effettivamente iniziati o, addirittura, ultimati, e che, per effetto delle novità introdotte dal Decreto, in assenza di pagamenti effettuati per fatture emesse, si vedrebbero esclusi dalla possibilità di accedere alla cessione del credito o allo sconto in fattura con conseguenze pesantissime, anche in termini di contenziosi che potrebbero sorgere con le imprese che hanno eseguito le opere”.

La speranza dei commercialisti è che queste criticità “possano trovare un’adeguata soluzione in sede di conversione del Decreto Legge”.

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