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La resilienza climatica europea si gioca nelle città: le regole da seguire secondo l’EEA 

Resilienza climatica
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La sovrappopolazione delle città europee ha prodotto anche un aumento esponenziale delle porzioni di suolo “impermeabili” cresciute in un ventennio del 6%

E’ sempre più urgente la necessità di intervenire con azioni ben precise e mirate per migliorare la resilienza climatica delle città europee. In queste aree vive la maggior parte della popolazione del nostro continente (74,8% Eurostat) con numeri che sono destinati ad aumentare. La crescente urbanizzazione ha portato all’aumento del consumo di suolo, “sigillando” le superfici con elementi artificiali, come cemento, edifici, pavimentazioni, asfalto, e rendendo così le nostre città sempre più soggette a fenomeni di allagamento o surriscaldamento urbano. L’alta densità di popolazione e combinata con gli alti livelli di impermeabilizzazione creano un effetto moltiplicatore sull’inquinamento, sulla diseguaglianza, sulla vulnerabilità delle popolazioni al cambiamento climatico. Ecco perchè, agire sulle città ora, migliorando la resilienza sociale e climatica è indispensabile. 

Dell’argomento se ne è occupata l’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA), l’European Environment Agency (EEA) che, attraverso il rapporto “Adattamento urbano in Europa”, ha fornito una panoramica delle azioni avviate dalle città europee per affrontare il problema.

Le politiche di adattamento climatico in tutta Europa 

Come sottolinea l’AEA le azioni volte a migliorare la resilienza climatica urbana devono prima di tutto tener conto delle condizioni locali e delle vulnerabilità specifiche. Tuttavia, pur essendo ciascuna città differente dalle altre, i problemi che le affliggono sono simili.

Come prepararsi al meglio per il prossimo futuro investendo sulla resilienza climatica e sociale delle città?

In base al report AEA, le politiche messe in atto a livello comunitario e municipale puntano prima di tutto a ridurre l’esposizione e la vulnerabilità di una popolazione, dei suoi beni e dell’ecosistema circostante agli impatti di specifici rischi climatici.

Ad esempio nelle aree urbane, le misure intraprese possono includere azioni per aumentare l’infiltrazione di acqua piovana in eccesso, per fornire il raffreddamento, per evitare la costruzione in aree ad alto rischio, o per informare la popolazione e fornire misure assicurative e reti di sostegno sociale. A livello pratico questo si traduce nelle azioni legate alla pianificazione urbana e la definizione di specifici regolamenti edilizi, o alla creazione di incentivi economici e assicurativi, riguardano anche sistemi di allarme rapido e campagne di informazione. In alcuni casi specifici sono state rilevate da report anche misure volte a promuovere l’agricoltura urbana, la creazione di spazi pubblici più vivibili e la protezione del patrimonio culturale.

Il problema però è che le buone pratiche testate e condivise, non si evolvono abbastanza velocemente da tenere il passo con il cambiamento climatico. Nel 2022, oltre 19.000 azioni di adattamento sono state segnalate dalle autorità locali firmatarie del Patto dei Sindaci, principalmente per rispondere alle esigenze di adattamento nei settori idrico (17%), immobiliare (13,6%), ambientale (11,7%), fondiario (10,8%), agricolo (9,3%) e sanitario (7,6%). 

Di queste però, solo il 2% ha effettivamente definito degli obiettivi specifici e tangibili, misurando i progressi strada facendo, la maggior parte delle politiche segnalate si sono invece limitate a mettere in atto le misure necessarie in quel preciso momento.

I suggerimenti dell’Agenzia Europea per l’Ambiente

A marzo, l’EEA ha pubblicato la prima valutazione europea del rischio climatico, dimostrando che le attuali politiche e azioni di adattamento dell’Europa non tengono il passo con la rapida crescita dei rischi climatici. Secondo il rapporto, le aree urbane densamente popolate sono particolarmente a rischio a causa delle ondate di caldo e delle precipitazioni estreme. Ecco perché, secondo l’agenzia, una resilienza climatica di successo si ottiene solo creando una connessione tra i vari interventi sia a livello fisico che finanziario. I piani devono essere necessariamente a lungo temine e coinvolgere le comunità locali nel processo decisionale. L’adattamento è necessario in tutti i settori e a tutti i livelli di governance perché le azioni dovranno affrontare sia gli attuali impatti climatici sia proteggersi da maggiori rischi futuri.

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