L’ordine dei Commercialisti chiede la riapertura della remissione in bonis per le comunicazioni di cessione e sconto in fattura già inviate prima del 4 aprile per non rischiare la perdita completa del credito
Si è chiusa lo scorso 4 aprile la finestra della remissione in bonis prevista per poter comunicare all’Agenzia delle Entrate eventuali errori commessi nelle comunicazioni di opzioni di sconto in fattura e cessione del credito legate ai bonus edilizi. Da allora i contribuenti che per forma o per sostanza si sono accorti troppo tardi di aver commesso degli errori nella compilazione della domanda, hanno vissuto mesi di terrore nel pensiero di poter perdere il credito d’imposta a causa, ad esempio, di un solo codice fiscale errato, magari in un condominio di centinaia di persone.
Una condizione che non è passata inosservata ai commercialisti che, dopo aver espresso le proprie perplessità sul Dl Salva Conti Superbonus n.39/2024, riprovano ora a far ragionare il Governo con i lavori per la conversione in legge del Decreto Ominibus.
Perchè riaprire la remissione in bonis
“Consentire la correzione degli errori nelle comunicazioni di opzione di sconto o cessione il cui termine ultimo di presentazione è scaduto il 4 aprile 2024”. Così esordisce il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) durante l’audizione in Commissione Bilancio al Senato in occasione della conversione del DL n.113/2024.
Potrebbe essere l’occasione giusta per riaprire la remissione in bonis prevista negli anni passati, per comunicare al Fisco eventuali errori incorsi nella compilazione legate ai bonus edilizi ed alle opzioni alternative alla detrazione diretta.
Si consentirebbe in questo modo ai contribuenti di sanare anche errori per i quali oggi non esiste nessun rimedio se non l’annullamento della comunicazione. Una eventualità che però implica la perdita del credito d’imposta spettante, non potendo più presentare una nuova comunicazione in seguito al Dl che ha definitivamente bloccato la cessione del credito.
Riaprire la remissione in bonis non grava sulle casse dello Strato
Un aspetto essenziale sottolineato dai Commercialisti è la mancanza totale di ricadute fiscali che il provvedimento avrebbe.
Riaprendo la remissione in bonis, non si “appesantirebbe di un solo euro il monte dei crediti d’imposta attualmente riconosciuto nei cassetti fiscali dei fornitori e cessionari e preso a base dal MEF per la redazione dei documenti di economia e finanza”, tema particolarmente spinoso per lo Stato. La possibilità di correzione, concludono i Commercialisti, dovrebbe inoltre essere concessa anche a tutti quei condòmini che hanno commesso l’errore di far presentare la comunicazione di opzione al “condominio anche con riguardo alle spese relative a interventi a interventi agevolati che riguardavano le parti private dell’edificio di pertinenza dei singoli condòmini, anziché le parti comuni di pertinenza condominiale”.