Il mondo aggiunge l’equivalente di una nuova Parigi ogni 5 giorni, ovvero 6 mld di mq di nuova superficie impermeabile ogni anno
Nella lotta al cambiamento climatico gli edifici rappresentano un elemento cruciale. Il patrimonio costruito è responsabile del 37% delle emissioni globali, ciò vuol dire che se imparassimo a progettare meglio riusciremo ad eliminare oltre un terzo dei gas serra legati all’energia. Ma non tutti i Paesi a livello globale sono allineati in questo percorso. In molti casi mancano totalmente le norme sull’efficienza degli edifici rendendo estremamente difficile tracciare un percorso condiviso. Sebbene organizzazioni come l’Agenzia internazionale per l’energia pubblichino profili nazionali e politiche di efficienza energetica, non è stato ancora sviluppato un set di dati globale che utilizzi definizioni standardizzate e parametri comuni a tutte le economie.
Almeno fino ad oggi. Per rispondere a questa carenza il Global Indicators Group (DECIG) della Banca Mondiale ha lanciato la prima mappatura globale sull’efficacia e sulla conformità delle normative edilizie.
Dall’indagine emerge chiaramente un divario tra i paesi più ricchi e quelli in via di sviluppo. Le realtà più povere molto spesso non applicano norme sull’efficienza energetica degli edifici per mancanza di conoscenze e competenze, più che per mancanza di volere. Imporre standard minimi di prestazione per le nuove costruzioni o per il patrimonio esistente implica un background di informazioni non sempre facile da rilevare. Questo Global Dataset della Banca Mondiale ha l’obiettivo di superare queste lacune, fornendo a tutti i Paesi gli stessi strumenti.
Solo 88 Paesi al mondo hanno adottato norme per l’efficienza degli edifici
I dati raccolti dalla World Bank prendono in esame una città per Nazione. Le lacune emerse sia in termini di norme sull’efficienza degli edifici che di standard minimi rivelano un quadro sconfortante. Attualmente solo 88 Paesi (comprese le 25 maggiori economie del mondo) hanno adottato e reso obbligatorio un codice energetico edilizio o standard di efficienza energetica degli edifici in almeno una città.
54 paesi hanno alcuni standard ma non hanno un Building Energy Code (BEC) completo. Non solo. Il 55% di queste norme non è più stata aggiornata dal 2015, rimanendo potenzialmente al di sotto degli standard ad alte prestazioni richiesti in un futuro decarbonizzato.
Purtroppo entro il 2030 la superficie costruita aumenterà dell’80% soprattutto nelle economie in via di sviluppo, ed i risultati raccolti dal Global Dataset della Banca Mondiale sottolineano l’urgente necessità di concentrare gli sforzi comuni per colmare le lacune esistenti nella severità dei codici energetici e nella loro attuazione.
Quanto sono rigorosi gli standard di efficienza dei codici edilizi?
La severità dei codici di prestazioni minime è ovviamente indispensabile per assicurare un buon risultato, eppure i dati della World Bank mostrano risultati altalenanti.
Solo 70 paesi al mondo hanno definito requisiti minimi per l’involucro dell’edificio, 54 paesi hanno requisiti per l’HVAC (Sistemi di climatizzazione invernale estiva) e 60 per il riscaldamento dell’acqua e l’illuminazione.
Il livello di rigore rispetto a questi elementi varia a seconda dei paesi e delle città. Ad esempio, Svezia e Finlandia che hanno condizioni climatiche simili, differiscono molto nei propri codici energetici: in Svezia, lo standard per l’isolamento del tetto stabilisce un valore U di 0,40 W/m2.K; al contrario, la Finlandia stabilisce una regolamentazione più severa, puntando a un valore U molto più basso di 0,09 W/m2.K.
Questa disparità nei requisiti, anche tra città con condizioni climatiche simili, sottolinea la necessità di normative solide e standardizzate per massimizzare i guadagni di efficienza energetica.
Riqualificare il costruito appare ancora come un miraggio
Degli 88 paesi che hanno norme per l’efficienza energetica degli edifici, 35 paesi hanno requisiti di progettazione sia pre che post costruzione, mentre 53 paesi hanno solo requisiti di progettazione pre-costruzione.
La riqualificazione del patrimonio edilizio esistente è poi un punto dolente, tanto che 15 paesi prevedono nei propri codici degli standard specifici da raggiungere.
Mancano le conoscenze e le competenze oltre alle risorse tecniche utili agli attori della filiera che si apprestano ad intervenire nell’efficienza energetica: solo 78 paesi dispongono di una qualche forma di risorsa come ad esempio guide di progettazione per architetti, guide per gli operatori e per la manutenzione, ma anche guide per gli occupanti per la manutenzione dei sistemi HVAC, guide per l’acquisto di apparecchi per l’efficienza energetica.
Solo 65 Paesi aggiungono poi una qualche forma di incentivo finanziario per aumentare l’adozione di tecnologie e progettazione per l’efficienza energetica.
Verso la decarbonizzazione: le raccomandazioni della Banca Mondiale
La decarbonizzazione del settore edilizio richiede un approccio articolato sia per il patrimonio edilizio nuovo che per quello esistente. I requisiti di progettazione passiva, come l’orientamento ottimale e la ventilazione naturale, possono ridurre la domanda di energia, ma devono essere supportati da solidi meccanismi di applicazione per garantire la conformità.
“I paesi con codici energetici edilizi dovrebbero prendere in considerazione l’integrazione di misure di efficienza energetica volte a migliorare le prestazioni degli involucri edilizi, delle vetrate e dei sistemi di servizi dell’edificio per soddisfare gli standard minimi di prestazione energetica (MEPS) migliorati. Per coloro che non dispongono di codici, è essenziale stabilire standard specifici per le nuove costruzioni, separatamente o come parte di codici futuri, per stabilire requisiti minimi di prestazione per vari tipi di edifici”.
“Piccoli cambiamenti normativi hanno il potenziale per produrre vantaggi sostanziali, tra cui il risparmio di elettricità, la riduzione delle emissioni e la mitigazione della povertà energetica, se applicati a milioni di nuovi edifici a livello globale”.