Il XXXVI Rapporto congiunturale sul Mercato delle Costruzioni 2024 realizzato dal CRESME presenta uno scenario di incertezza sul quale pesa il calo delle riqualificazioni, ma giocano un ruolo sul futuro del comparto le opere pubbliche del PNRR. Ma saranno sufficienti a compensare la perdite negli investimenti nel recupero residenziale?
Purtroppo anche gli interventi di manutenzione si dimezzano passando dai 120mld del 2022 a 60 mld entro il 2026
E’ dipinto come un anno di contrazione e cambiamento quello attualmente in corso, fotografato dal 36° Rapporto di Cresme sul Mercato delle Costruzioni 2024. Se i primi mesi vivevano ancora di rendita rispetto agli alti livelli raggiunti nel 2022, gli ultimi due trimestri del 2024 iniziano a “vibrare criticamente”, come sottolinea il rapporto, segnando una decisiva caduta.
I motivi di questa contrazione sono di due tipi: da un lato il mercato delle costruzioni è ormai uscito dalle dinamiche del Superbonus che ha segnato una forte caduta delle riqualificazioni edilizie, dall’altro sono in fase realizzativa un innumerevole quantità di opere pubbliche direttamente connesse al PNRR. Attenzione però, come sottolinea il CRESME, il calo degli interventi di recupero edilizio non è ancora compensato dalla spinta nei progetti pubblici. Si dovrà attendere probabilmente il 2026 per assistere ad una nuova fase del settore.
La pesante contrazione delle riqualificazioni
Per illustrare la questione del calo nelle riqualificazioni il CRESME getta sul tavolo due numeri:
- tra 2023 e 2019, prima del superbonus e del bonus facciate, il mercato degli interventi incentivati in riqualificazione edilizia e energetica valeva annualmente 28 miliardi di euro all’anno;
- nel 2024 si è arrivati a quasi 95 miliardi e nel 2023 a quasi 84 miliardi.
Da ora in poi la prospettiva più rosea è quella di un ritorno ai livelli standard del 2019, perchè se cambiassero ancora le condizioni, la discesa potrebbe non arrestarsi.
E’ certo che il Superbonus al 110% nella sua prima versione ha “drogato” il mercato creando una situazione di limbo imprevista e dalle molteplici sfaccettature. Una cattiva reputazione che però il Cresme prova a smentire almeno sotto il profilo economico. “Le costruzioni con il superbonus sono diventate l’orco cattivo dell’economia italiana, quando si può dimostrare che la quota degli investimenti incentivati andati alle imprese di costruzioni si possa stimare tra il 20 e il 25% del totale, il resto è andato a industria, commercio, progettisti e piattaforme tecnologiche, banche e intermediari finanziari, e IVA, IRPEF e Oneri Sociali. Insomma, a tutta l’economia”.
Secondo il rapporto il 2024 si chiuderà con una flessione del mercato delle riqualificazioni pari al 26,5%. A compensare ci provano le opere pubbliche, in crescita dell’11,4%. Tuttavia, a consuntivo, il calo complessivo del mercato delle costruzioni 2024 resta ancora sul -9,5% gli investimenti e al 7,7% per il valore della produzione.
Gli investimenti nelle opere pubbliche nel 2026 supereranno le riqualificazioni
Come appena accennato, un ruolo decisivo lo avranno le opere pubbliche finanziate con 50 miliardi di lavori nel 2021, con 59 mld nel 2022 e 91 mld nel 2023. Numeri eccezionali rispetto ai 15 miliardi di lavori all’anno aggiudicati mediamente dal 2012 al 2019.
La questione sul tavolo in questo caso è però l’effettiva realizzazione di questi progetti; la metà delle aggiudicazioni del 2023 e 1/3 di quelle del 2022, ha a che fare con il PNRR e si dovrebbero chiudere entro il 2026. La domanda del CRESME è certamente anche quella di molti italiani: Saremo in grado? E cosa succederà se le criticità realizzative prevarranno con i contratti in essere?
Se tutto dovesse andare per il meglio, secondo le previsioni del CRESME, nel 2026 assisteremo al primo storico sorpasso del settore delle opere pubbliche rispetto al rinnovo residenziale. Tuttavia, sono molti i problemi da affrontare nell’immediato, a partire dall’inflazione, ai tassi d’interesse elevati, dal debito crescente, ai conflitti in atto con pesanti rincari delle materie prime e sui costi energetici.
Nel mercato delle costruzioni 2024 la pagano cara anche le manutenzioni
Purtroppo il calo delle riqualificazioni edilizie si scontra con un’altra tendenza al ribasso piuttosto preoccupante, ovvero la diminuzione del numero di interventi di manutenzione. Sappiamo tutti che il nostro è un patrimonio immobiliare vetusto ed energivoro, che richiede numerosi interventi per assicurare il minimo indispensabile nella vivibilità degli occupanti. Il Rapporto CRESME stima un dimezzamento degli investimenti, che passeranno dai 120 mld del 2022 ai 60 mld nel 2026.
E’ bene ricordare che il nostro Paese, come gli altri Stati Membri, dovrà affrontare la questione della Direttiva Case Green che ci impone entro 48 mesi dall’entrata in vigore della norma europea, di presentare un piano di riqualificazione del parco immobiliare. Questa sfida ci chiederà di intervenire sugli edifici più energivori residenziali, assicurando una riduzione pari almeno al 16% nei consumi di energia primaria entro il 2030 e rispetto al 2020. Anche gli edifici pubblici saranno chiamati in causa in questo caso con un intervento di riqualificazione che assicuri il rispetto di parametri minimi energetici almeno al 16% degli edifici.
Leggi QUI il Rapporto Congiunturale CRESME 2024.