La Camera ha dato il suo via libera alla proposta di Legge Salva Milano che fornisce una nuova interpretazione della Legge Urbanistica e cambia la ristrutturazione edilizia
Il Salva Milano interviene sulla Legge 11150/1942, sul Dm 1444/1968 e sul TUE
E’ stato ribattezzato Salva Milano, ma in realtà il correttivo che cambia la ristrutturazione edilizia coinvolgerà molti interventi avviati lungo tutta la penisola.
Con il sì della Camera, la proposta di Legge C.1987 A interviene in maniera piuttosto decisa sulla nuova interpretazione autentica della legge urbanistica n.1150 del 1942, modificando l’approccio alla rigenerazione urbana soprattutto in presenza di interventi di demo-ricostruzione.
Cosa modifica il Salva Milano
Il problema nasce dal contrasto tra la giurisprudenza e le amministrazioni sulla corretta interpretazione dell’articolo 41-quinquies della Legge Urbanistica 1150/1942 che individua gli interventi che necessitano l’approvazione di un piano attuativo particolareggiato.
La proposta di legge Salva Milano definisce una nuova casistica di interventi che potranno avvalersi di una procedure semplificata (Scia al posto del Permesso di Costruire) per la realizzazione di strutture al posto di edifici esistenti, anche nel caso in cui i nuovi immobili, eccedano nei volumi e nelle altezze rispetto ai precedenti.
Di pari passo il nuovo testo, fornisce una nuova interpretazione degli interventi qualificabili come ristrutturazione edilizia, affidandosi a quanto già stabilito dalle modifiche apportate al Testo Unico Edilizia, dal DL 69/2013.
Ma andiamo con ordine.
Quando non serve il piano particolareggiato
La proposta di Legge del Salva Milano stabilisce che l’approvazione preventiva di un piano particolareggiato o di lottizzazione convenzionata, non è obbligatoria nei casi:
- di costruzione di nuovi immobili su singoli lotti situati in ambiti edificati e urbanizzati, utilizzando la demoricostruzione
- di interventi su edifici esistenti in ambiti edificati e urbanizzati, che determinino la creazione di altezze e volumi eccedenti i limiti massimi previsti.
Nel primo caso si dà un’interpretazione autentica della Legge Urbanistica n.1150/1942, mentre nel secondo caso si interviene sull’interpretazione del DM n.1444/1968.
Con la nuova disposizione, la costruzioni di organismi edilizi in tutto o in parte differenti da quelli preesistenti che verranno demoliti, è possibile presentando una semplice SCIA, evitando così la necessità di un piano paesaggistico.
Cambia la ristrutturazione edilizia
Il secondo elemento su cui interviene il Salva Milano è il perimetro di intervento della ristrutturazione edilizia.
Rientrano ora nella definizione di ristrutturazione edilizia:
- gli interventi di totale o parziale demolizione e ricostruzione che portino alla realizzazione, all’interno del medesimo lotto, di organismi edilizi con sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche, funzionali e tipologiche anche integralmente differenti da quelli originari,
- purché rispettino le procedure abilitative e il vincolo volumetrico previsti dalla legislazione regionale o dagli strumenti urbanistici comunali.
Secondo il Sole24Ore, il Progetto di Legge sblocca 100 milioni in oneri di urbanizzazione, oltre a liberare circa 150 progetti oggi sotto accusa per “abuso edilizio” e che portano con sé investimenti pari ad oltre 38 miliardi di euro nei prossimi 10 anni.
I favorevoli e i contrari al Salva Milano
Come era prevedibile una norma che cambia la ristrutturazione edilizia e l’interpretazione autentica della Legge Urbanistica, ha completamente spaccato l’opinione pubblica tra favorevoli e contrari.
Per Ilaria Fontana del M5S, il progetto di legge è incostituzionale. “Il potere legislativo, con la legge voluta dal governo, passa sopra come un rullo compressore al potere giudiziario”, sottolinea la senatrice che rincara la dose sottolineando come “una metropoli soffocata dal cemento” non abbia bisogno di nuovi grattacieli che sorgono “in barba ai carichi urbanistici, senza tenere conto dell’incidenza su strade, scuole, verde pubblico e via dicendo”.
Di parere opposto è invece la deputata Erica Mazzetti di FI, che ribadisce come il Salva Milano sia intervenuto in un momento di “assoluta emergenza”. “Erano fermi lavori per ben 38 miliardi, senza contare gli investimenti potenziali che rischiano di non arrivare mai”. “In questo modo, diamo certezze sia agli imprenditori sia alla pubblica amministrazione; ciò non si limita alla sola Milano ma vale per ogni città d’Italia, dove migliaia di cantieri – e di investimenti – sono ancora bloccati soprattutto per la paura della firma“.
Il testo della proposta di Legge 1987 passa ora all’esame del Senato.