Rinnovabili • Nuovo Codice appalti: l’obbligo del BIM mette in crisi i piccoli enti

Il Correttivo si fa attendere: obbligo BIM del Codice appalti mette in crisi i piccoli enti

A partire dal 2025 gli appalti pubblici con soglia tra 1 e 2 milioni di euro saranno soggetti all'obbligo del BIM. Se il Correttivo al Nuovo Codice Appalti pubblici non arriverà in tempo gli Enti più piccoli saranno costretti a sospendere i lavori per mancanza delle competenze necessarie per adeguarsi al DL

Nuovo Codice appalti: l’obbligo del BIM mette in crisi i piccoli enti
AdobeStock Di Siwakorn1933

Il Correttivo al nuovo Codice degli appalti, resosi necessario alla luce delle molte problematiche sollevate dagli attori del settore ed a seguito delle richieste dell’Unione Europea, potrebbe non arrivare in tempo per limitare i “danni” agli appalti più piccoli.

Il problema principale riguarda l’obbligo del BIM, che a decorrere dal 1° gennaio 2025 dovrà essere applicato a tutti i lavori con base di gara a parire da 2 milioni di euro, ovvero appalti che coinvolgono i piccoli enti.  

Questa però è la visione più ottimistica, un futuro nel quale il DL correttivo al Codice dei Contratti pubblici, sarà approvato entro la fine dell’anno. Ma se guardiamo in faccia alla realtà come sempre il tempo non basta.

Obbligo di BIM negli appalti pubblici a 1 o 2 milioni di euro?

Il dilemma è proprio questo. 

Il nuovo Codice dei Contratti Pubblici D.Lgs. 36/2023, ha introdotto l’obbligo della Digitalizzazione, adeguandosi così anche alle richieste della Direttiva EPBD IV, la “Case green”. 

Secondo il testo originale, l’obbligo di BIM nei Contratti Pubblici scatta a decorrere dal 1° gennaio 2025 per importi a base di gara sopra 1 milione di euro.

Un limite ritenuto troppo basso e che il Correttivo del Codice degli Appalti ha modificato come segue:

  • resta confermato l’obbligo della digitalizzazione utilizzando il Building Information Modeling – BIM, ma solo per progetti con valore superiore ai 2 milioni di euro, determinato con stima parametrica.  

Dunque una modifica che metterebbe al sicuro quei progetti di entità minore (sotto la soglia dei 2 milioni) e che solitamente coinvolgono Enti pubblici di dimensioni altrettanto modeste, ancora non avvezzi alle procedure digitali quali il BIM e che non riuscirebbero a mettersi in regole entro la fine del 2024.

Non basta il tempo

Il nuovo Decreto Legge sul Correttivo al Nuovo Codice degli appalti deve rispettare la procedura di approvazione standard. 

Lo scorso 21 ottobre ha ricevuto il via libera dal Consiglio dei Ministri passando al Parlamento dove dovrà essere esaminato dalle Commissioni di Camera e Senato entro il 7 dicembre. A questo punto il Parlamento avrà a disposizione 10 giorni per analizzare il testo e proporre eventuali aggiustamenti. Proprio in questo ultimo caso, sarebbe necessario un altro passaggio in Consiglio dei Ministri, cosa che  farebbe ovviamente slittare l’approvazione del Dl oltre il 1° gennaio 2025, data entro la quale però scatterà l’obbligo di BIM più restrittivo. Le gare comprese tra l’1 e i 2 milioni di euro potrebbero quindi bloccarsi.

Perchè digitalizzare gli appalti pubblici 

Il Nuovo Codice dei Contratti pubblici stabilisce per le stazioni appaltanti e gli enti concedenti l’obbligo di adottare metodi e strumenti di gestione informativa digitale delle costruzioni per la progettazione e la realizzazione di opere di nuova costruzione e per gli interventi su costruzioni esistenti con stima parametrica del valore del progetto.

Adottare un sistema BIM significa applicare una soluzione che a partire da un modello 3D, sia in grado di fornire dati fisici, prestazionali e funzionali dell’edificio. Un sistema di questo tipi è per definizione “interdisciplinare” e condiviso, una soluzione che permette quindi il dialogo in tempo reale tra tutti gli attori del processo.

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About Author / Alessia Bardi

Si è laureata al Politecnico di Milano inaugurando il primo corso di Architettura Ambientale della Facoltà. L’interesse verso la sostenibilità in tutte le sue forme è poi proseguito portandola per la tesi fino in India, Uganda e Galizia. Parallelamente alla carriera di Architetto ha avuto l’opportunità di collaborare con il quotidiano Rinnovabili scrivendo proprio di ciò che più l’appassiona. Una collaborazione che dura tutt’oggi come coordinatrice delle sezioni Greenbuilding e Smart City. Portando avanti la sua passione per l’arte, l’innovazione ed il disegno ha inoltre collaborato con un team creativo realizzando una linea di gioielli stampati in 3D.