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I Si e i No del Consiglio di Stato sul Correttivo Appalti

I si e i no del Consiglio di Stato sul Correttivo Appalti
Foto di Jamie Street su Unsplash

Il Consiglio di Stato sul Correttivo Appalti pubblici dice Ni. Se alcuni punti sono piaciuti è pur vero che, ai tecnici di Palazzo Spada non sono sfuggite le molte criticità rilevate nel testo, prima fra tutte il mancato rispetto del corretto iter di approvazione.

Nelle 146 pagine del documento emerge però anche un’approvazione in linea generica all’abolizione dell’equo compenso tradizionale per i professionisti impegnati negli appalti pubblici. Nulla da osservare invece sull’innalzamento a 2 milioni di euro per la soglia oltre la quale scatta l’obbligo del BIM a partire dal 1° gennaio 2025.

L’iter procedurale di approvazione del Correttivo potrebbe anche essere impugnato

Secondo il Consiglio di Stato il percorso seguito per l’approvazione del Correttivo Appalti non rispecchia la medesima procedura seguita per il Codice, una scelta che “non si sottrae a qualche profilo di criticità logico-giuridica”. In particolar modo il mancato coinvolgimento preliminare del Consiglio di Stato nella stesura dell’articolato normativo non rispetterebbe quanto stabilito dalla legge delega. “Da questa discrasia potrebbero, addirittura, derivare rischi di impugnativaprosegue il consiglio di Stato. 

Inoltre non è stato acquisito il parere della Conferenza Unificata Che include un adempimento procedurale necessario e, inoltre, logicamente e opportunamente precedente rispetto al parere del Consiglio di Stato, che deve essere espresso su un testo normativo definitivo e non in fase di elaborazione.

Equo compenso, come cambia nel Correttivo

Prima di entrare nel dettaglio del parere espresso dal Consiglio di Stato sul Correttivo in tema di equo compenso per i professionisti è bene fare un passo indietro.

Il Correttivo Appalti chiarisce i termini dell’applicazione della legge sull’equo compenso (L. 49/2023) al settore dei contratti pubblici. 

In particolare definisce una disciplina specifica per i contratti di ingegneria e architettura, disciplina che in parte esula da quanto definito dalla legge sull’equo compenso: 

Il parere del Consiglio di Stato sul Correttivo arriva quindi ad una conclusione: nel Correttivo Appalti non si applica la legge dell’equo compenso. Tuttavia Palazzo Spada non aggiunge altro e non entra nel merito delle perplessità espresse dall’ANAC in merito al calcolo dell’equo compenso, giudicato penalizzante con rischio di un appiattimento verso il basso.

Criticità anche sul periodo di standstill

Il Consiglio di Stato critica inoltre l’articolo 3 del Correttivo Applati, che riduce da 35 a 30 giorni il periodo di standstill, ovvero il tempo tra l’aggiudicazione e la stipula del contratto. Questa modifica viene contestata per due motivi principali: da un lato, sembra non essere in linea con la milestone del PNRR; dall’altro, ridurrebbe il diritto dei partecipanti alla gara di tutelarsi presentando ricorso. Inoltre, il Consiglio di Stato sottolinea che il periodo di standstill protegge anche le stazioni appaltanti, consentendo loro di evitare la stipula di contratti illegittimamente aggiudicati, con i conseguenti costi procedurali e finanziari.

In chiusura il Consiglio di Stato ha “suggerito” al Governo di rivedere il Correttivo Appalti prima della definitiva approvazione, evitando di incorrere in errori procedurali che potrebbero addirittura portare ad impugnare il testo.

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