Per adeguarci al nuovo testo della Direttiva EPBD dovremo modificare anche il sistema di certificazione APE
Il primo obiettivo a breve termine che la rinnovata Direttiva sulle Prestazioni Energetiche degli Edifici chiederà a ciascuno Stato Membro, sarà quello di mettere mano al patrimonio immobiliare più energivoro. Come ben sappiamo i parametri di riferimento per assicurare questa progressiva decarbonizzazione sono stati rivisti passando dalla richiesta puntuale del salto di classe, ad una più generica riduzione del consumo medio di energia primaria dell’intero patrimonio edilizio.
Ma cos’è l’energia primaria e come calcolarla ai fini della Direttiva Case Green?
Per entrare nel merito del quesito, che ben presto coinvolgerà i principali addetti del settore, gli esperti della REHVA – Federation of European Heating, Ventilation and Air Conditioning – hanno realizzato una guida sulla metodologia di calcolo da utilizzare per calcolare l’energia primaria totale, rinnovabile e non rinnovabile, nonchè le relative emissioni di CO2 operative.
Cosa chiede la Direttiva sulle Prestazioni degli edifici
Secondo il nuovo testo europeo, ciascuno Stato Membro, sarà chiamato a ridurre il consumo medio di energia primaria (kWh/m2 a) del proprio patrimonio immobiliare residenziale, del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Almeno il 55% di questa riduzione dovrà provenire dalle riqualificazioni energetiche del 43% del patrimonio più energivoro.
La Direttiva UE segue il principio dell’efficiency first, efficienza prima di tutto, ponendosi quale obiettivo la decarbonizzazione totale, agli Stati Membri sarà anche chiesto un conteggio delle emissioni operative di gas a effetto serra prodotte in kg di CO2eq/(m2.a). Il nuovo testo avrà ricadute sulle modalità di calcolo delle prestazioni energetiche. In altre parole ci dobbiamo preparare a definire nuovi APE ed un passaporto di ristrutturazione.
Entrando nel merito della metodologia da adottare per il calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici, l’Allegato 1 della direttiva EPBD a sottolinea che nel conteggio di deve tener conto dell’uso normale di energia dell’edificio per il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti, la produzione di acqua calda per uso domestico, la ventilazione, l’illuminazione integrata e altri sistemi tecnici per l’edilizia. Per uso normale dell’energia, gli Stati membri dovranno considerare sia le condizioni di esercizio effettive per ogni tipologia pertinente ed il comportamento tipico degli utenti, dati raccolti a livello statistico nazionale. Come ricorda la direttiva dunque, “la prestazione energetica di un edificio è espressa in kWh/(m2.a) da un indicatore numerico del consumo di energia primaria per unità di superficie di riferimento all’anno, ai fini della certificazione della prestazione energetica e della conformità ai requisiti minimi di prestazione energetica”.
Come calcolare l’energia primaria totale consumata e la CO2
Entriamo nel merito del problema principale: la metodologia da utilizzare per calcolare l’EP totale, ovvero comprensiva di quella rinnovabile e non rinnovabile. Il manuale messo a punto da REHVA segue passo a passo il problema, riportando anche i limiti di valutazione ed una serie di linee guida di calcolo, con tanto di esempi pratici.
Negli edifici, il calcolo dell’energia primaria totale può risultare difficile a causa delle variabili dell’utilizzo dell’energia ambientale liberamente disponibile in loco per tecnologie come le pompe di calore, nonché dell’utilizzo della radiazione solare per le caldaie solari o i pannelli fotovoltaici, apporti energetici che potrebbero non essere completamente contabilizzati.
La Direttiva Case Green definisce “energia primaria”, quell’energia prodotta da fonti rinnovabili e non rinnovabili che non ha subito alcun processo di conversione o trasformazione. Ecco perchè il manuale messo a punto dalla REHVA tiene conto dei valori di energia fornita al cantiere; in questo modo si garantisce che l’energia elettrica rinnovabile e quella ambientale (recuperata dall’ambiente) generata e autoconsumata in loco, non aumenti il valore EP non essendo trattata come energia fornita.
Questo principio è in linea con la logica della Direttiva EPBD di ridurre il consumo energetico e aumentare l’uso di energia da fonti rinnovabili, in particolare attraverso impianti solari e pompe di calore. E’ per questo motivo che l’energia ambientale e l’energia rinnovabile on-site non vengono aggiunte all’indicatore dell’energia primaria totale, assicurando l’obiettivo di ridurre al minimo l’energia primaria totale e la CO2 operativa dalle reti energetiche.
È bene sottolineare che non c’è un requisito minimo definito dalla direttiva case green sulle prestazioni energetiche degli edifici, ma questa valutazione sarà lasciata a ciascuno Stato membro, contemplare differenze tra edifici nuovi ed esistenti e tra diverse categorie di edifici.
Scarica qui il manuale completo.