Le emissioni degli edifici italiani rappresentano il 13,5% di quelle totali
Le case italiane potrebbero essere già più efficienti degli immobili del resto d’Europa. La dichiarazione arriva da Confedilizia che ha rielaborato i dati raccolti nelle statistiche dell’IEA inerenti ai livelli di emissione per settore e per Paese Europeo. Mettendo a confronto il livello delle emissioni degli edifici italiani e la media europea, si nota effettivamente un progressivo miglioramento del nostro patrimonio costruito, più alto rispetto alla media europea o in confronto a Paesi come la Germania o la Francia.
In dieci anni emissioni ridotte del 18,7%
Analizzando i dati offerti dall’Agenzia Internazionale dell’energia (Iea) tra il 2001 e il 2021, ultimo anno di cui sono disponibili le statistiche, le emissioni degli edifici italiani
residenziali sono diminuite del 18,7%, ovvero da 51,2 a 41,7 milioni di tonnellate equivalenti. Confrontandolo con la media europea si scopre invece che il calo è rimasto limitato ad un 10,2%.
Il calcolo della CO2 del comparto residenziale in queste statistiche tiene conto delle emissioni operative, ovvero prodotte dal riscaldamento, dal raffreddamento, dall’uso dell’acqua calda o dei fornelli.
Confrontando i dati su scala ventennale invece emerge come la riduzione delle emissioni nel Belpaese e nell’Ue sia ben più simile, attestandosi rispettivamente sul -26,5% (Italia) e del 26,2% (Ue). Secondo Confindustria questo è “segno che l’Italia ha accelerato maggiormente negli anni più recenti ed è stata più virtuosa di moltissimi altri Paesi”.
Italia più virtuosa di Francia e Germania
Tenendo sempre quale riferimento le statistiche Iea, la Confederazione dei costruttori ha tracciato un confronto anche con altri Paesi europei, scoprendo l’Italia vincente anche in questo caso. Le emissioni degli edifici italiani si sono ridotte in percentuale più alta per esempio rispetto alla Francia che, negli ultimi dieci anni ha diminuito i suoi livelli emissivi del residenziale del 17,6%. Anche la Germania, resta più sotto, con appena il 3,6% di emissioni in meno, mentre la Spagna scende del 6,5% ed i Paesi Bassi del 4,5%. “Eppure sono le case italiane quelle che, dati alla mano, subirebbero un impatto maggiore dagli interventi necessari a rispettare gli obiettivi della direttiva, se divenissero obbligatori”, sottolinea non senza polemica Confedilizia.
La riqualificazione del patrimonio edilizio italiano ha certamente beneficiato in parte dell’impulso dato dai Bonus edilizi per l’efficienza che, allo stesso tempo, hanno avuto un impatto non irrilevante sulle casse dello Stato e per questo, andranno riconsiderati prima di pensare ad una visione a lungo termine.
Secondo l’ultima analisi Deloitte per riqualificare il patrimonio immobiliare nazionale in attuazione della Direttiva EPBD, servirebbero investimenti tra gli 800 e i 1.000 miliardi di euro. Una cifra ben più alta di quella ipotizzata dalla Commissione Europea in fase di revisione della Direttiva (275 miliardi all’anno, 1.925 miliardi tra il 2024 e il 2030).
L’Energia consumata per mq
In termini di efficienza energetica delle abitazioni, l’energia consumata in Giga Joule per metro quadro per l’Italia è pari a 0,38 GJ al mq (dati sempre del 2021), in netta discesa rispetto al picco di 0,49 del 2008 mentre, per esempio, in Germania sono 0,57, come in Francia, e nel Regno Unito si sale a 0,6. Nei Paesi Bassi vengono consumati 0,47 GJ per mq mentre in Svezia si arriva a 0,61. Conta qui il fatto che le nostre abitazioni sono mediamente più piccole e tendono a prevalere le abitazioni in condominio rispetto alle villette. “Le abitazioni degli italiani hanno già intrapreso un percorso di efficienza e si collocano all’interno di un sistema paese, quello italiano, che a sua volta è più virtuoso di quello di molti dei nostri vicini”.