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Settore edile responsabile del 30% del carbon footprint UE: serve un approccio olistico

L’Agenzia Europea per l’Ambiente AEA identifica sei punti chiave da raggiungere per garantire che l’edilizia del 2050 sia sostenibile a livello ambientale, economico e sociale

Edilizia 2050: secondo l’AEA il futuro degli edifici è olisitco
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La demolizione degli edifici provoca il più grande flusso di rifiuti dell’UE in termini di peso

Oltre il 30% dell’impronta ambientale dell’UE è causata dal settore edile. Circa ⅓ dei materiali europei va a finire negli edifici che sono anche responsabili del 42% dei consumi energetici. Escludendo l’utilizzo quotidiano, i processi di costruzione degli edifici, delle infrastrutture e degli impianti industriali sono responsabili del 35% della produzione totale di rifiuti dell’Unione Europea. Insomma un impatto che non può essere “nascosto sotto al tappeto”. Tuttavia, secondo un report realizzato dall’AEA Agenzia Europea Ambiente, la soluzione per l’Edilizia del 2050 c’è, ed è olistica.

Edilizia 2024 vs Edilizia 2050

Footprint dei consumi nel l’UE, 2010 (in milioni di punti), suddivisa per settori di consumo)

Il 75% del patrimonio edilizio europeo avrebbe bisogno di un intervento di riqualificazione non solo energetica. Ma il problema più urgente da risolvere non è tanto nell’uso che viene fatto degli edifici, quanto piuttosto nell’impatto a monte. 

Come sottolinea il report “Addressing the environmental and climate footprint of buildings” analizzando l’intero ciclo di vita di un edificio emerge chiaramente l’impatto derivato dall’estrazione e dalla produzione dei materiali da costruzione. E’ da qui che si dovrà partire per traghettare il settore verso un’Edilizia 2050 il più circolare possibile.

Lo studio dell’AEA  parte dall’analisi dell’impatto di tutte le fasi del ciclo di vita di un edificio (Produzione, Processo di Costruzione, Uso dell’edificio, Ristrutturazione e Demolizione) anche dal punto di vista socio economico ed occupazionale, per arrivare ad una soluzione utile sia dal punto di vista ambientale che finanziario.

Le esigenze che dovrà rispettare l’edilizia del 2050

Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, l’edilizia del 2050 dovrà rispondere ad un numero crescente di esigenze già oggi percepibili, ma che entro i prossimi trent’anni, diventeranno indispensabili. Il settore edilizio nei prossimi anni dovrà rispondere:

  • ad un aumento della popolazione urbana
  • all’invecchiamento della popolazione
  • al cambiamento climatico e ad un clima sempre più estremo
  • alla sovrappopolazione
  • al risparmio energetico ed all’abbattimento delle emissioni climalteranti
  • al ripristino della natura.

La prima soluzione identificata non solo dai ricercatori dell’EAE, ma anche della Commissione Europea è quella di puntare sull’edilizia circolare intesa come ristrutturazione e recupero dell’esistente ed utilizzo di materiali a basse emissioni. 

E qui subentra il primo problema. 

Recupero dei materiali da costruzione elevato, ma poco efficace

Forse non tutti sanno che nel 2020, l’importo totale dei rifiuti da costruzione e demolizione (esclusi terreni e draghe) prodotti complessivamente dai Ventisette, è stato di 333 Mt, il che lo rende il flusso di rifiuti più grande dell’UE in termini di peso.

Non recuperare i materiali da costruzione significa produrne di nuovi.

La produzione del Cemento, e di conseguenza del calcestruzzo, è responsabile del 6% dell’impatto del cambiamento climatico in Europa. E’ proprio alla fase di produzione che dobbiamo il 20-35% delle emissioni del settore. 

Come sottolinea il report, sebbene i tassi di riciclaggio dei rifiuti da demolizione stiano aumentando, quasi sempre portano ad un riciclo di scarso valore, che non tiene conto dell’impatto energetico ed emissivo. 

Con l’aumento della popolazione, dovrà aumentare anche la densità abitativa non potendo più consumare altro suolo utile. 

Di conseguenza la strada da percorrere è quella di un approccio definito dall’AEA come “Olistico”. 

Serve un approccio olistico 

La ristrutturazione degli edifici esistenti e l’utilizzo di prodotti da costruzione con bassi impatti ambientali durante tutto il loro ciclo di vita dovranno essere prioritari per rendere sostenibile l’edilizia del 2050. 

Le prime ad adeguarsi a questo approccio olistico dovranno essere le politiche europee. Attualmente sono molte le iniziative politiche comunitarie indirizzate al settore delle costruzioni, ma in molti casi non sono collegate tra loro.

Questo gap potrà essere colmato creando una strategia unica a livello dell’UE che comprenda tutte le politiche non solo finalizzate all’edilizia, ma anche all’energia ed al clima.
Il Rapporto dell’AEA anticipa il prossimo passo della Commissione europea, che si concentrerà sempre di più sul settore immobiliare con l’annuncio di un Commissario dedicato all’edilizia abitativa, di un piano europeo per l’edilizia abitativa a prezzi accessibili e di una strategia europea per l’edilizia abitativa, che comprenderà il miglioramento delle prestazioni ambientali dell’edilizia.

 Le soluzioni dell’AEA

Il rapporto identifica infine 6 chiavi per rendere il Sistema edificio sostenibile ed in grado di raggiungere gli obiettivi imposti all’edilizia del 2050:

  1. Dare la priorità alla ristrutturazione degli edifici esistenti per rispondere alla domanda di spazio supplementare e trasformare il parco immobiliare dell’UE. Per ridurre al minimo il consumo dei materiale, quello energetico, la produzione di rifiuti e l’uso del suolo. 
  2. Progettare nuovi edifici circolari, smontabili e adattabili per riutilizzare le risorse ancora in buono stato.
  3. Dare la priorità all’uso di prodotti da costruzione a basso impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita, come il legno, le fibre, l’argilla ed i prodotti a base biologica.
  4. Facilitare la transizione verso un’energia verde attraverso gli edifici, in linea con la legislazione pertinente. Permettere ai residenti di risparmiare sull’energia migliorando l’isolamento e producendo energia rinnovabile in loco.
  5. Nel futuro. Dare forma al settore edilizio per renderlo resiliente ai cambiamenti climatici, fornire servizi ecosistemici e contribuire alla rigenerazione della natura e della biodiversità all’interno dell’edificio stesso.
  6. Passare a un sistema di edifici socialmente sostenibili, multifunzionale, decentralizzato. Promuovere comunità eque ed inclusive anche nei confronti di una popolazione che invecchia. 

Scarica il report Addressing the environmental and climate footprint of buildings.

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