L’Italia avrà tempo fino a gennaio 2026 per adottare il decreto legislativo di recepimento della Direttiva Case Green
La Direttiva EPBD, Energy Performance of Buildings Directive, meglio conosciuta come Direttiva Case Green è entrata in vigore il 28 maggio 2024. Al netto delle sorprese che il nuovo Parlamento Europeo potrebbe apportare alle tempistiche di attuazione, ciascuno degli Stati Membri, ovvero anche l’Italia, avrà tempo 48 mesi per recepirla applicandola alla legislazione nazionale.
Ma cosa comporterà l’adozione della Direttiva EPBD per l’Italia?
In molti hanno provato a delineare i possibili futuri scenari soprattutto alla luce di un patrimonio edilizio nazionale obsoleto e piuttosto energivoro. Un’ultima analisi ce la fornisce l’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano che mercoledì presenterà l’Efficiency Energy Report 2024.
Quanto costerà all’Italia la Direttiva EPBD?
In attesa della presentazione ufficiale dell’Efficiency Energy Report 2024, il Sole24Ore fornisce un’anteprima dell’indagine. Secondo il report serviranno almeno altri 180 miliardi di euro all’Italia per riuscire a recepire la Direttiva EPBD. Una cifra che equivale a quanto è stato speso nell’ultimo triennio tra superbonus, ecobonus e bonus casa.
Il calcolo si basa sulle richieste della norma europea valide sia per il comparto residenziale che non residenziale:
- entro il 2030 dovremo ridurre del 16% il consumo di energia primaria rispetto al 2020.
Questo primo step potrebbe costare al nostro Paese circa 180 mld di euro.
Le stime elaborate dall’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano calcolano che attualmente risultano da efficientare almeno il 43% degli immobili in classe G, che rappresentano circa il 40% del parco immobiliare italiano.
Solo questo intervento costerebbe tra i 90 ed i 103 miliardi di euro, a cui andrebbero aggiunti altri 80 mld per coprire il restante 45% e intervenire sugli edifici delle altre classi energetiche.
Sei casi studio presi in esame
Per capire come il team di Energy & Strategy sia arrivato a questi numeri, bisogna entrare nel dettaglio dei sei casi studio abitativi presi ad esempio per l’analisi: un appartamento in condominio di dieci unità e villetta monofamiliare al Nord, Centro e Sud.
Per ciascuna delle sei tipologie sono stati ipotizzati tre scenari di riduzione dei consumi:
- il cambio della caldaia, con costi ridotti (26-30 mila euro per un condominio, 3,5mila euro per una villetta), ma che riesce a malapena a raggiungere il 20% di riduzione richiesto.
- le altre due opzioni permettono di raggiungere una riduzione del 70%, tuttavia ciò comporta interventi sul cappotto, installazione di pompa di calore e impianto fotovoltaico. In questo caso i costi lievitano a circa 55-60 mila euro per una villetta e intorno ai 400mila per un condominio.
Non resta che attendere il 19 giugno conoscere nel dettaglio i suggerimenti del report. Le stime School of Management del Politecnico di Milano si affiancano ai diversi altri report prodotti negli ultimi mesi. Come la stima elaborata da Deloitte che calcola tra gli 800 ed i 1.000 miliardi di euro, l’investimento necessario al 2050 per adeguare l’Italia alle richieste della Direttiva EPBD. Symbola-Cresme nel loro recente rapporto, parlano invece di un investimento compreso tra i 170 ed i 320 miliardi di euro a seconda della qualità e della quantità di interventi applicati agli immobili italiani.