Qualora lo spalma crediti in 10 anni avesse valenza retroattiva, si avrebbe un deprezzamento dei crediti fiscali del Superbonus pari al 15%
Ance/Abi: “Interventi retroattivi sul Superbonus minerebbero la fiducia di famiglie, imprese e investitori”
Sul testo di conversione del DL n.39/2024 sulle Agevolazioni Fiscali aleggia la paura di un possibile deprezzamento dei crediti fiscali. A preoccupare i tecnici sono le dichiarazioni di questi giorni del Ministro Giorgetti in Commissione Finanze al Senato: tra le ipotesi al vaglio dell’esecutivo ci sarebbe anche un ritorno allo “spalma crediti in 10 anni”.
L’intervento prevederebbe la possibilità per i contribuenti di allungare il periodo di utilizzo delle detrazione a 10 anni rispetto ai 4 anni al momento possibili, ma se nell’immediato questa mossa allevierebbe il peso sulle casse pubbliche, sul lungo periodo potrebbe ritorcersi contro agli ignari contribuenti.
Il problema della retroattività
Il deprezzamento dei crediti fiscali legati ai bonus edilizi potrebbe arrivare anche a costare il 15% in meno sul valore del credito.
Attualmente un credito recuperato in quattro anni vale più o meno l’85% del suo valore nominale, dato che parte del suo corrispettivo si perde negli anni che separano la cessione dalla reale monetizzazione. Ma se lo spalma crediti immaginato da Giorgetti fosse retroattivo, porterebbe con sé un ulteriore deprezzamento del credito.
Come spiega il Sole24Ore, con un recupero in 10 anni il valore del credito scenderebbe al 70%; di conseguenza tra le due opzioni (4 anni e 10 anni) ci sarebbe una differenza del 15% nella monetizzazione del credito. Una percentuale non irrisoria che contribuenti e banche vedrebbero volatilizzarsi qualora le decisioni annunciate dal ministro fossero approvate.
Domani dovrebbe arrivare al Senato l’emendamento del Governo che si spera possa portare luce sui molti dubbi ancora irrisolti. “Interventi retroattivi sul Superbonus minerebbero la fiducia di famiglie, imprese e investitori”, dichiarano il direttore generale dell’Ance Massimiliano Musmeci e il vice direttore generale vicario dell’Abi, Gianfranco Torriero in un comunicato congiunto delle due sigle. “Inoltre, lo stesso Ministro dell’Economia ha più volte indicato che non ci sarà il ricorso a interventi retroattivi”, concludono Ance e Abi.
Ci sarà tempo fino al 28 maggio per la conversione del Decreto n.39/2024.
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