La maggior parte degli edifici che serviranno nel 2050 sono già stati costruiti ed avrebbero bisogno di un intervento di efficientamento
C’è una lacuna critica estremamente preoccupante nel percorso intrapreso per la decarbonizzazione degli edifici. Un deficit soprattutto di carattere finanziario che rischia di minare il successo degli obiettivi che si siamo posti a livello globale.
Ad individuare il problema è la Green Building Alliance internazionale, il primo organo a riunire i rappresentanti delle principali organizzazione protagoniste dell’edilizia sostenibile, ovvero Building Research Establishment (BRE) del Regno Unito, dal Green Building Council of Australia (GBCA), dal Singapore Green Building Council (SGBC), dall’US Green Building Council (USGBC) e da Alliance HQE-GBC France.
Lo scorso luglio, l’Alleanza ha pubblicato il primo Manuale con valenza internazionale che mostra vantaggi e opportunità degli investimenti sostenibili nella transizione verde degli edifici partendo prima di tutto dalle certificazioni di green building, come LEED, BREEAM, Green Star, Green Mark e HQE. Ora, si compie un ulteriore passo avanti, individuando una distribuzione non uniforme di questi finanziamenti.
I capitali per la decarbonizzazione degli edifici vanno sempre nella stessa direzione
Nel rapporto “Building Transition: How to Scale and Finance an Inclusive Transition for the Built Environment” pubblicato pochi giorni fa, l’Alleanza sottolinea un problema oggettivo: gli edifici con le prestazioni energetiche minori, quelli che avrebbero maggiore bisogno di interventi di efficientamento, sono in realtà i meno interessati dai finanziamenti internazionali.
Ad attrarre i capitali al contrario è sempre qull’élite di edifici con prestazioni già buone, già ben piazzati sul mercato.
Così, mentre gli edifici ad alte prestazioni hanno accesso a finanziamenti e risorse verdi, la maggior parte degli edifici rimane esclusa a causa della mancanza di capitale.
Il report si concentra proprio su quel 75% di edifici con prestazioni inferiori che non hanno ancora adottato pratiche di edilizia ecologica.
Il focus andrebbe quindi spostato dai “top performer“, ovvero gli asset già classificati come “green”, al più ampio stock edilizio esistente. Nei paesi sviluppati, infatti, la maggior parte degli edifici che saranno utilizzati nel 2050 è già stato costruito. Ciò significa che centinaia di milioni, se non miliardi, di edifici esistenti a livello globale dovrebbero intraprendere ora un percorso di decarbonizzazione.
Come sbloccare i finanziamenti
Il rapporto offre alcune raccomandazioni chiave per affrontare la sfida di una corretta distribuzione dei finanziamenti:
- Riforma delle politiche e della tassonomia: politiche e tassonomie più forti che indirizzino i capitali verso gli edifici con prestazioni insufficienti, nonché criteri specifici al contesto e orientati alle prestazioni, adattati a diverse tipologie di edifici, per garantire che gli investimenti raggiungano tutti gli edifici.
- Standard globali di decarbonizzazione degli edifici: definire una transizione credibile verso la decarbonizzazione e fornire standard, parametri e strumenti di decarbonizzazione comuni che possano essere utilizzati a livello globale, consentendo nel contempo l’armonizzazione tra diverse risorse e aree geografiche.
- Resilienza nella finanza: incorporare adattamento e resilienza nella finanza immobiliare per tenere conto degli impatti di eventi climatici acuti e cronici. Attualmente non è una pratica comune nella finanza immobiliare e la mancanza di resilienza rende gli edifici meno performanti, il cosiddetto “altro 75%“, più vulnerabili a diventare beni non recuperabili e a subire le conseguenze dei cambiamenti climatici.
Il nuovo rapporto amplia il dibattito, puntando a soluzioni finanziarie più inclusive, in modo che un numero maggiore di proprietari di edifici possa accedere ai fondi necessari per apportare miglioramenti significativi.
Il concetto di “Building Transition” segna un passo cruciale per rendere la finanza sostenibile alla portata di un pubblico più ampio, garantendo che la decarbonizzazione avvenga su larga scala e in ogni angolo dell’ambiente costruito.
“Raggiungere una decarbonizzazione su larga scala è possibile solo con l’adozione diffusa di pratiche di edilizia ecologica”, ha affermato Peter Templeton, presidente e CEO di USGBC, tra i protagonisti dell’Alleanza. “Ogni edificio ha bisogno di un piano di decarbonizzazione per contribuire a soddisfare gli obiettivi di riduzione delle emissioni per mitigare il cambiamento climatico. Tuttavia, apportare miglioramenti al vasto stock di edifici esistenti richiede l’accesso al capitale. “Building Transition” sottolinea l’importanza di unire le principali parti interessate come investitori e decisori politici per creare maggiori opportunità per i proprietari di edifici di agire”.
Scarica Il report “Building Transition: Financing Market Transformation“.