Una fotografia sconfortante emerge dalla terza indagine condotta dal BPIE, Buildings Performance Institute Europe, sui progressi verso la neutralità climatica del comparto edilizio dell’Unione Europea. La decarbonizzazione degli edifici è ancora fuori rotta. Secondo l’analisi degli esperti, per raggiungere gli obiettivi fissati al 2030 ed al 2050 dobbiamo colmare un divario addirittura del 40%.
Il terzo Eu Buildings Climate Tracker
A mettere nero su bianco progressi e criticità è il terzo European Buildings Climate Tracker (EU BCT), uno strumento sviluppato da BPIE suddiviso in 4 categorie d’indagine:
- riduzione delle emissioni di CO2
- consumo energetico finale
- quota di energia rinnovabile
- investimenti in ristrutturazione.
Considerando che riscaldamento e raffrescamento restano due delle maggiori fonti di emissioni di gas serra in Europa, l’intervento mirato e gli obiettivi fissati dalla Commissione diventano fondamentali per assicurare la decarbonizzazione degli edifici ed ancor più, la neutralità climatica.
Il divario nella decarbonizzazione raddoppiato dal 2016
Il 2022 segna il punto intermedio verso il traguardo climatico del 2030 stabilito nell’Accordo di Parigi ed è anche l’anno di partenza del monitoraggio condotto da BPIE con l’Eu Buildings Climate Tracker.
Purtroppo un dato emerge prepotentemente: con il ritmo attuale, non raggiungeremo gli obiettivi prefissati. Allarmante è il fatto che il divario nella decarbonizzazione sia più che raddoppiato dal 2016.
Il tracker utilizza una scala di 100 punti, identificando il 2015 quale anno zero per arrivare a 100 corrispondente alla neutralità climatica del 2050.
Nel 2022, la distanza tra il tracker e il percorso verso la neutralità climatica ha superato i 13 punti di decarbonizzazione, evidenziando un progresso insufficiente. Questo divario è principalmente dovuto a riduzioni inadeguate dei consumi energetici finali, una lenta diffusione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento rinnovabili e investimenti mancati nelle ristrutturazioni.
I numeri ricavati dal tracker BPIE parlano chiaro:
- Emissioni di CO₂: dal 2015, le emissioni legate all’energia utilizzata negli edifici sono diminuite solo del 14,7%, ben al di sotto della riduzione del 27,9% necessaria entro il 2022. Questo deficit ha causato l’emissione di ulteriori 367 milioni di tonnellate di CO₂, pari a quasi un anno di emissioni dell’intero patrimonio edilizio dell’UE.
- Consumo finale di energia: ridotto solo del 2,8%, meno della metà del target del 6,5%.
- Fonti rinnovabili: l’aumento della quota è stato solo del 6,3%, molto lontano dal +18% previsto entro il 2022, a causa della scarsa adozione di sistemi di riscaldamento e raffreddamento rinnovabili. Questa quota dovrebbe quadruplicarsi.
- Investimenti nelle ristrutturazioni: raggiunti solo il 60,6% del livello necessario per il periodo 2015-2022, ponendo ostacoli significativi per future ristrutturazioni, che rischiano di essere più complesse e costose.
Edifici inefficienti: un problema climatico e sociale
Come sottolinea il BPIE, i green building a basse emissioni di CO2 offrono molteplici vantaggi. A partire dalla qualità della vita indoor sia fisica che mentale, rafforzano la stabilità finanziaria, favoriscono l’equità sociale, migliorano la resilienza alla crisi e la sicurezza energetica.
Ma la maggior parte del patrimonio immobiliare europeo resta inefficiente, un problema accentuato dalla crisi energetica che ha aumentato il costo dell’energia del 24% rispetto ai livelli pre-2020, favorendo la povertà energetica che oggi colpisce il 9,3% dei cittadini UE.
Vivere in case inadeguate comporta poi problemi per la salute degli occupanti, al punto che il 15,5% dei residenti europei manifesta problemi respiratori con costi sanitari elevati e disagio.
Al contrario gli Edifici più sani ed efficienti dal punto di vista energetico possono migliorare il benessere mentale, accelerare i tempi di recupero negli ospedali, ridurre l’assenteismo e aumentare la produttività dei luoghi di lavoro e delle scuole.
In ultimo, come sottolinea BPIE, la decarbonizzazione degli edifici rappresenta anche un’opportunità economica: si stimano 12-18 posti di lavoro locali ogni milione di euro investito, con la possibilità di generare fino a 160.000 nuovi posti di lavoro “verdi” nel settore edile entro il 2030.
A che punto siamo con l’EPBD
La Direttiva sulla Prestazione Energetica degli Edifici (EPBD) offre agli Stati Membri uno strumento per accelerare significativamente la decarbonizzazione degli edifici, riducendo emissioni e disparità sociali.
“La Commissione deve cogliere l’opportunità di promuovere resilienza e inclusività, integrando pienamente questo impegno nel mandato 2024-2029. Facendo della decarbonizzazione degli edifici una pietra angolare della strategia di prosperità dell’Europa, la Commissione promuoverà resilienza e inclusività, affrontando la povertà energetica, potenziando la salute pubblica e creando posti di lavoro. Queste priorità risuonano in tutto lo spettro politico, a vantaggio di tutti gli europei”, concludono gli esperti di BPIE.
Scarica il report completo BPIE “EU Buildings Climate Tracker 3a edizione“